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Buiakesos. Le guardie del Giudice

Il libro di Vindice Lecis è stato presentato a Firenze dall'associazione Sardi in Toscana

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Firenze. Nell’insolita cornice del Caffè Letterario, sorto all’interno dell’ex carcere de “Le murate”, alla presenza di un folto gruppo di amici e frequentatori, l’Associazione Culturale Sardi in Toscana, con la sua Presidente, Fiorella Maisto, e con il patrocinio del Comune di Firenze, ha presentato giovedì 4 aprile, il libro “Buiakesos. Le guardie del Giudice” di Vindice Lecis. A Gianni Conti, consigliere dell’Acsit, l’onere e l'onore,della introduzione. Con un excursus sulla fecondità e ricchezza di autori a cui l’Isola ha dato i natali, Conti ha portato l’attenzione dei presenti all’epoca in cui il libro si colloca e racconta: il Medioevo. Il Medioevo nella Sardegna. Di quel periodo, della Sardegna, sappiamo ben poco, sottolinea Conti. Il romanzo ci introduce in un epoca, quella del Medioevo, che è tutt’altro epoca di decadenza. Non lo è stato per Firenze (basti pensare alla ricchezza di pensiero, di produzione di opere letterarie e di arte), e non è stato così anche per la Sardegna. Eppure, sottolinea il secondo dei relatori, il professore Rodolfo Ragionieri, è l’epoca delle Repubbliche Marinare. Pisa e Genova in particolare. E’ l’epoca della battaglia delle Baleari. La Sardegna è divisa in giudicati, con scarse relazioni con l’esterno. Il professor Ragionieri, evidenzia come le descrizioni dei luoghi,dei siti e le ambientazioni, sono così dettagliate, che anche oggi sono riconoscibili da quelle poche vestigia che sono sopravvissute di quell’epoca. Infatti le città erano in embrione,o erano ville, castelli o monasteri. Prendendo la parola, l’autore, fa notare di avere inserito anche la descrizione di una struttura sociale poco conosciuta e diversa da quelle esistenti. Esiste il re ed esiste la nobiltà. Una struttura mobile, non strutturata. Esistono i servi. Questi, però hanno la possibilità di riscattarsi. I personaggi della storia, sono veri, i nomi sono veri, anche se a volte impronunciabili, solo la trama è frutto della fantasia dell’autore, che comunque ha immaginato che si sarebbero mossi come lui descrive. La scarsa conoscenza del Medioevo sardo da parte di molti, porta farci stupire, quando ci viene raccontato di una rivolta incruenta dei servi, niente a che fare con quella dei Ciompi,ma semplicemente una dichiarazione da parte dei servi che si ritengono “Liberi”, arrivando a falsificare i documenti mettendo in seria difficoltà la nobiltà. E si scopre che in Sardegna, contrariamente ad altre parti, non esisteva la schiavitù. I servi avevano il dovere di lavorare quattro giorni per il padrone e due giorni per il proprio riscatto. Non vi era distinzione tra serve e servi. Avevano gli stessi diritti. Con queste argomentazione, e non volendo entrare nel merito della trama del romanzo, che viene lasciato alla curiosità del suo lettore, il tempo è volato,tanto da non permettere a qualcuno degli astanti, di poter porre ai relatori e all’autore domande. La piacevolezza dell’argomento e le molte curiosità raccontate e presenti nel libro, hanno tenuto  alta l’attenzione di una platea anche in virtù del fatto che pochi dei presenti conoscono la storia del Medioevo Sardo. Ma non solo i presenti all’evento.

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