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Coldiretti: “Segnalati all’Antitrust i bluff dei trasformatori”

a cura della redazione
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“Abbiamo inviato una lettera all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per segnalare tutte le anomalie e la poca trasparenza che stiamo riscontrando nel mercato del latte e che sta penalizzando oltremodo i pastori”.

Lo svela Coldiretti Sardegna, all’indomani della conferenza stampa in cui ha mostrato che il prezzo del latte, dopo aver sbugiardato il bluff della sovrapproduzione di un mese fa, è salito di 35 centesimi.

“Vogliamo che sia un’autorità terza, la massima autorità – precisano dalla Coldiretti – a far chiarezza su tutta la confusione che è stata fatta sulle produzioni del latte e del Pecorino Romano e che ha condizionato non poco il mercato che in meno di un anno ha bruciato oltre 100 milioni di euro”.

A incentivare la denuncia sono le parole contradditorie dei trasformatori, in particolare del Presidente del Consorzio del Pecorino Romano, che “cambia versione ogni mezz’ora ed in base al vento”.

A marzo, insieme a Legacoop e Confindustria, ha firmato una lettera in cui attestava una sovrapproduzione di latte di 100 milioni di litri (+30%), prevedendo un totale di 430 milioni. Alla fine i litri prodotti sono stati 286.611.739 (dati del Consorzio del Pecorino romano certificati dall’Organismo di controllo INEQ); un errore (?) di 143.388.261 litri, il -33%.

In un allegato alla famigerata lettera di marzo stimava un 40% di latte in più (243.037.783 litri), rispetto ai 173.598.417 dell’annata 2014-2015, Pdestinato alla produzione di Pecorino Romano. Ineq certifica, invece, che sono stati trasformati in Romano 198.282.573 litri, una previsione sballata anche in questo caso visto che la differenza (tra previsione e litri reali) è di 44.755.210 litri, oltre il 18%.

Alla fine dunque dovrebbero essere stati trasformati in Romano solo 24.684.156 litri in più, il 14% e non il 40%.

E non tornano i conti neppure sulle giacenze di Pecorino Romano. A marzo avevano dichiarato 202.885 quintali di surplus; oggi ne dichiarano, in sedi ufficiali, forse 100 mila quintali. Analizzando i dati i conti non tornano. In modo schematico per essere chiari:

Stime marzo. Produzione Romano 2016: 388.520 quintali

Previsione vendita 2016: 240.000 quintali

Surplus: 148.520 + 54.365 (surplus 2015). Totale 202.885 quintali.

Dai dati di oggi risulta che sono stati prodotti 356 quintali e non 388.520. Dunque le giacenze dovrebbero essere minimo di 170 mila quintali, ma anche di più visto che il Presidente del Consorzio ha dichiarato che quest’anno l’assorbimento del mercato è calato dai soliti 20 quintali al mese a 18.

“Qual è il dato reale? – si domanda Coldiretti Sardegna -. Sicuramente le dichiarazioni contraddittorie di questi giorni del Presidente del Consorzio del Pecorino romano non chiariscono il quadro. Dopo aver sbandierato per mesi i dati riportati nella lettera di marzo, adesso si contorce in un serie di versioni diverse. Sembra di assistere ad un cabaret della contraddittorietà: cambia versione in base all’intervista che rilascia: alla Rai, (lunedì 22 novembre), ha ribadito la tesi che a marzo avevano stimato una sovrapproduzione di latte sulla base di dati Eurostat; alla Nuova Sardegna, il giorno dopo (martedì 23 novembre) ha invece dichiarato che “nessuno ha mai parlato di sovrapproduzione di latte, ma solo di sovrapproduzione di formaggi”. Oggi (23 novembre) sull’Unione sarda si sofferma sulle produzioni di Pecorino e cita come fonte Ineq, ma anziché dell’ultimo anno si riferisce agli ultimi due”.

“Insomma non è chiaro neppure con se stesso e cambia versione per nascondere le sue contraddizioni  - commentano dalla Coldiretti –. Da persone ignoranti ci siamo limitati a leggere i dati forniti da loro stessi ed ascoltare le loro dichiarazioni. Anche sulle eccedenze di Pecorino Romano siamo passati da 200 mila quintali, a 150, poi 100, e alla fine pare ce ne siano solo 50 mila”.

“Ravvisiamo inoltre – sottolinea ancora Coldiretti Sardegna - che nessuno ha avuto l’accortezza di smentire le nefaste previsioni, ne comunicarlo alla Regione, alla quale, sulla base di queste strampalate previsioni, stavano chiedendo 70 milioni di euro di soldi pubblici”. 

“E’ evidente che non c’è chiarezza  ma solo tanta confusione che ricade tutta sulle spalle dei pastori – spiegano dall’Organizzazione -. Una babele di numeri e fonti che secondo noi è opportuno che prenda in mano l’Autorità per la concorrenza. I dati devono essere pubblici, e il prezzo lo deve fare il mercato libero, alla luce del sole e non taroccato”.

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