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Giovedì grasso fra i Tumbarinos di Gavoi, a passo di danza

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Il Carnevale, nel borgo di Gavoi,  si inaugura ufficialmente con Jovia Lardajola (il Giovedì Grasso), e la tradizionale Sortilla de Tumbarinos , raduno, più che sfilata, disonadores di tamburo certo ma anche di pipiolutriangulusorgonitos a far melodia e ritmi dell'antico concerto barbaricino..

Quest'anno la grande festa ricadrà il 23 Febbraio, aprendo un'intensa settimana dove riti arcaici (Sa Sortilla in apertura e il rogo dei pupazzi Mariarosa e Zizzarrone in chiusura) si fondono ad acquisizioni più recenti, come  la sfilata dei carri allegorici del lunedì, diventata nei decenni sempre più ricca ed elaborata.

Tutti, indipendentemente da sesso, età, e provenienza geografica possono essere parte integrante e maschere festose, con un po' di velluto, pelli, scialli e fuliggine addosso.

Quello del giovedì grasso è infatti un incontro che, partendo alle tre del pomeriggio dalla Piazza San Gavino, si snoda liberamente sul selciato del centro storico facendo vibrare i vetri delle antiche case di granito. Ogni piazza è la tappa di danze dissetate con abbondante vino nuovo e nero e accompagnate dalle canzoni a ballo. Così il Carnevale a Gavoi non è uno spettacolo di maschere da contemplare, perché il senso del Carnevale gavoese, è proprio la condivisione della musica da ballare, cantare e da soprattutto da suonare con strumenti le cui origini si perdono nella storia antica dei popoli mediterranei.

Ma i Tumbarinos a Gavoi suonano prima, molto prima di Jovia Lardajola, i mutos carnevaleschi allietano le serate invernali, sas cambarbadas de mascheras bussano e chiedono accoglienza, vino, pilichittos, in cambio di scherzi e sorriso, nelle case del paese. Nel terzo millennio il passo danzante del Carnevale, che a Gavoi è il ritmo dei tamburi di pelle e legno, si avverte più intensamente e frequentemente del solito a partire proprio da su pisperu, il vespro de San'Antoni. Da quel momento in poi le parrucche colorate iniziano a illuminare i sabati invernali, e serate in maschera si succedono fino alla quaresima.

Nelle settimane che precedono la grande festa, il suono dei tamburi continua a crescere, accompagnato dai timbri arcaici di triangulu e pipiolu, nei bar e per le vie fino a non essere più contenibile. E quando è Jovia Lardajola questo risuonare di percussioni esce finalmente allo scoperto con un boato che riempie l'aria, con un ritmo che travolge tutti, che continua per giorni e giorni a rimbombare nelle orecchie e nei pensieri come se avesse soppiantato per sempre il silenzio. Un Carnevale divertente quello gavoese, ritmato, danzante che ha cercato di far soccombere il senso del tragico che aleggia nei riti carnevaleschi della tradizione.

Fra i numerosi amici del carnevale gavoese c'è Å½iga Koritnik, sloveno, fotografo di fama, innamorato della Barbagia, che ha immortalato in scatti grandiosi i festeggiamenti del carnevale arcaico della Sardegna e quello di Gavoi in primis. Quest'anno sarà lui a ricevere l'onorificenza Amigu Caru de Sos Tumbarinos, conferita dall'omonima associazione in una cerimonia che si terrà giovedì alle 11,30 presso la Sala Consiliare.

Così Jobia Lardajola, con Sa Sortilla de Tumbarinos è e rimane uno dei giorni in cui questa comunità rurale della Barbagia, e chiunque volesse farne parte, nascosta dietro il velluto nero e gli abiti delle nonne, l'orbace e le mastruche, abiti del mondo pastorale e contadino variamente reinterpretati, incontrandosi al ritmo de sos Tumbarinos, sente vivere più sinceramente e gioiosamente che mai, la propria identità in una festa collettiva.

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