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La democrazia sindacale di di Cgil - Cisl - Uil

di Francesco Casula

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Nelle recenti elezioni per il rinnovo delle RSU (Rappresentanze sindacale unitarie) all’Alcoa di Portovesme questi sono stati i risultati: CUB (Confederazione unitaria di base) 149 voti,. CISL.134 voti. CGIL:106 voti. UIL:69 voti. CISAL:6 voti. In base a questi risultati la CUB risulta essere il primo sindacato con 2 delegati; la Cgil ottiene ugualmente due delegati; la CISL uno solo e la UIL nessuno. Bene: i lavoratori dell’Alcoa hanno scelto i loro cinque rappresentanti. Ma non è finita: ne avranno altri tre. Nominati dalle segreterie provinciali di CGIL-CISL-UIL. In base a un Accordo del 23 luglio 1993 fra governo, confindustria e sindacati sulle nuove relazioni sindacali che prevede che le RSU per 2/3 vengano elette dai lavoratori e per 1/3 da designazione o elezione da parte di organizzazioni stipulanti il Ccnl, (sostanzialmente CGIl-CISL-UIL) che hanno presentato liste, in proporzione ai voti ottenuti. Si tratta, come ognuno può notare, di una colossale truffa, di un ciclopico imbroglio ai danni dei lavoratori e delle loro libere scelte. Che falsa completamente e viola il principio di rappresentatività : che in questo modo non è più espressa dalla base dei lavoratori ma, per ben 1/3, da scelte a loro esterne: affidate ai burocrati e ai mandarini sindacali di CGIL-CISL-UIL. Solo perché un patto scellerato fra loro, il padronato e il governo “legalizza” tale scelta. Peraltro anticostituzionale. In quanto viola apertamente almeno tre articoli della Costituzione italiana: l’art. 3 (ovvero l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge); l’art.39 (sui sindacati): l’art.48 (sull'uguaglianza del diritto di voto). Sarebbe a questo proposito interessante sapere cosa ne pensa Landini, il segretario generale della FIOM. Che meritoriamente e giustamente si batte, con coraggio e coerenza,  contro la discriminazione del suo Sindacato da parte di Marchionne e della Fiat. Sarebbe interessante sapere se con la stessa determinazione è disposto a battersi per abolire l’infamia dell’accordo del ’93. Altrimenti la sua battaglia non è credibile. E’ chiacchiera. Finalizzata solo per la propria tanca. Per il proprio “particulare”. Non per la libertà e la democrazia sindacale. E sarebbe interessante conoscere anche l’opinione dei giuristi democratici: in genere impegnati a difendere, giustamente, la Costituzione, ma in questo caso, da due decenni, curiosamente assenti e silenti. E infine i Girotondini: avranno il tempo di dedicare qualche giro di giostra a questa scelleratezza?

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