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Una raccolta firme per dire NO alla centrale a carbone di Ottana

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Il Comitato Cittadini liberi ha promosso  una petizione popolare volta a raccogliere le firme dei cittadini che vogliono esprimere contrarietà alla riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Ottana.
Le sottoscrizioni rappresentano un mezzo per rivendicare il diritto di ogni cittadino a partecipare alle scelte che riguardano il loro territorio.
Anche stavolta, come sempre, le comunità sono state escluse da qualsiasi processo decisionale, senza essere mai consultate o coinvolte.
Ciò nonostante, per giustificare una scelta improponibile, l’assessore all’industria, Antonello Liori,  ha avuto l’ardire di sostenere che “ è l’intero territorio che spinge per questo progetto”. Non sappiamo cosa intenda l’assessore per “territorio”; probabilmente si riferisce agli unici soggetti con i quali ha interloquito e cioè i sindacati e Confindustria,  non certo le comunità. L’assessore, invece, farebbe bene ad ammettere che è stato totalmente incapace di rappresentare proprio quel territorio dal quale proviene che non ha bisogno di essere ancora avvelenato da centrali a carbone, ma di una politica seria e soprattutto sostenibile capace di offrire opportunità di sviluppo anche per le generazioni future.
E’ davvero incredibile che si continui a discutere sull’opportunità di una centrale a carbone sapendo che non porterà vantaggi neanche sotto l’aspetto occupazionale. Eppure, anziché pensare ad un altro modello di sviluppo, si continua a perder tempo consultando tecnici ed esperti per capire quali conseguenze potrebbero derivare dall’uso del carbone. Ancora si indaga sino a quali livelli di inquinamento saremo in grado di “resistere”.  ”. E’ così che il sindaco di Bolotana, Francesco Manconi, decide di non esprimersi in attesa di altri responsi e precisamente di quello del prof. Antonio Viola. In questo caso, non ci rasserena il fatto che l’illustre professore sia stato perito di parte della società chiamata in giudizio per l’utilizzo dei fanghi del depuratore di Ottana nelle aziende agricole di Dorgali, intentata da quel Comune, insieme all’Arpas e alla Provincia. Il Tar per la verità ha dato ragione all’azienda che ha impiegato il prodotto, disquisendo sul fatto che i controlli siano stati effettuati sul terreno e non, invece, sui soli fanghi per i quali il livello di tossicità ammesso è più alto. Sentenza da rispettare, anche se l’interesse del cittadino – spesso non valutato – può andare anche al di là di quel grado in più o in meno di inquinamento che fa risultare una sostanza o un intervento non accettabile oppure dentro la legge e, quindi, legittimo.
Se i parametri seguiteranno a essere questi e, soprattutto, se continueremo ad essere amministrati da questa classe politica, crediamo che un cambiamento per il centro Sardegna sarà difficile da realizzare.

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