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OLZAI. Un anno dalla scomparsa di Salvatore Ladu

Un profilo biografico del cattolico-democristiano, alleato di ex comunisti

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OLZAI. Domenica prossima ricorrerà il primo anniversario della scomparsa di Salvatore Ladu, deceduto a Cagliari il 13 maggio 2017.

Pubblichiamo un breve profilo biografico, insieme a un riepilogo della quarantennale carriera politica, accompagnata da una scheda degli incarichi istituzionali ricoperti dal noto politico olzaese dal 1970 fino al 2008.

A Olzai: la sua vita, nella terra di origine di quattro parlamentari

Primogenito di Cosimo e Caterinangela Agus, Salvatore Ladu era nato a Olzai il 30 agosto 1945, due settimane dopo l’epilogo definitivo della Seconda guerra mondiale.

Tempi difficili per l’Italia devastata dagli eventi bellici. Tuttavia, con la caduta del regime fascista era arrivata la sospirata libertà e, insieme, la speranza di costruire un futuro migliore anche per i figli dei contadini, pastori e massaie della Sardegna.

Salvatore Ladu muove i primi passi nella casa di via Rimembranza e gioca nei polverosi vicoli adiacenti la via Arginamento e la piazza Su Nodu Mannu. Come tutti i suoi coetanei, frequenta l’Asilo infantile San Vincenzo di Olzai.

Il piccolo comune della Barbagia è la terra di origine di altri tre parlamentari: il medico Francesco Dore (1860-1944), l’avvocato Francesco Murgia (1903-1998) e l’insegnante Giovanni Battista Columbu (1920-2012), oltre che del primo assessore regionale ai lavori pubblici e degli enti locali: il medico Giuseppe Murgia (1898-1968).

Concluse le scuole elementari a Olzai, Salvatore Ladu prosegue le scuole medie in Piemonte, nel collegio dei Padri Marianisti del borgo medioevale di Brusasco. Rientra in Sardegna nel 1960 per frequentare l'Istituto tecnico commerciale di Nuoro.

FOTO – Brusasco (Piemonte). Salvatore Ladu – ultimo a destra – nei banchi della Scuola media dei Padri Marianisti – fine anni '50.

Tra le sue passioni giovanili il calcio e la politica. Il football resterà solo un passatempo a livello amatoriale e coltivato saltuariamente nel rettangolo del campo sportivo «Lolea» di Olzai. Nell’arena della politica, invece, diventerà un autentico “fuoriclasse”, difendendo come un gladiatore lo Scudo Crociato-Libertas per oltre un ventennio e contribuendo, nel 2007, alla fondazione del Partito Democratico.

Conseguito il diploma di ragioniere, nel 1965 si iscrive all'Università degli studi di Cagliari e, contemporaneamente, insegna nelle scuole professionali.

Nel dicembre del 1970 inizia a lavorare a Ravenna, come funzionario della multinazionale ENI. Il 9 marzo 1971 si laurea in Economia e commercio, discutendo una tesi in scienze delle finanze con il giurista Andrea Amatucci. Nel successivo mese di aprile, si sposa a Olzai con l’insegnante Piera Anna Carta, dalla quale avrà cinque figli.

All'inizio dell'estate del 1971 rientra in Sardegna per lavorare nello stabilimento ENI di Sarroch. Nella primavera del 1972 prende servizio a Ottana, nell'ufficio personale dell'industria Anic spa del gruppo ENI.

Nello stesso periodo, ritorna a vivere a Olzai nel rione di Santa Barbara, nella casa della suocera: l’indimenticabile signora Carmellina. In questo rione costruirà la sua residenza principale, a parte un breve periodo di soggiorno a Nuoro per far proseguire gli studi ai suoi cinque figli.

FOTO: Salvatore Ladu durante un convegno regionale del Movimento giovanile DC (primi anni '70) e una manifestazione insieme al senatore Giosuè Ligios (1978)

L’impegno giovanile con la DC e l’esordio nelle istituzioni nel municipio di Olzai

Nei primi anni Settanta, è già delegato provinciale dei giovani democristiani di Nuoro, dove alla fondazione della sezione locale avevano precedentemente contribuito altri due olzaesi: i fratelli Francesco e Giuseppe Murgia.

Al 1970 risale la sua prima competizione elettorale, quando viene eletto consigliere comunale di Olzai. E, quasi come un antesignano della “rottamazione”, nel 1972 diventa sindaco all’età di 26 anni. Un primato ormai dimenticato nella storia del municipio olzaese, preludio di una carriera politica ai massimi livelli.

Dal 1977 al 1979 è segretario provinciale della DC nuorese.

Grande esperto dei complicati meccanismi elettorali, dal 1970 al 2006 è stato candidato, e sempre eletto, in quattro consultazioni comunali, tre regionali e cinque parlamentari (senza contare la candidatura di servizio nella lista del PPI alle Europee del 1999, con la scontata elezione del palermitano Luigi Cocilovo nella circoscrizione insulare Sardegna-Sicilia).

È stato indiscutibilmente un vincente, capace di rimanere sulla cresta dell’onda in diverse stagioni della politica italiana, raccogliendo dodici successi personali, accompagnati da otto vittorie della sua lista o della sua coalizione.

Appena quattro le sconfitte del suo partito o raggruppamento politico, rimediate con cadenza quasi decennale (consultazioni comunali del 1975, regionali del 1984, parlamentari del 1994 e 2001 durante l’interregno di Berlusconi), seguite sempre da altrettante rivincite.

Instancabile professionista della politica, agli inizi degli anni ’80 aveva raggiunto i vertici della Democrazia Cristiana regionale e nazionale.

Restò costantemente legato al suo territorio, dove aveva costruito una inaffondabile corazzata elettorale. Eppure la sua propaganda era molto sobria e tradizionale: da buon oratore, i comizi in piazza degli anni ‘70 e ’80; qualche manifesto e semplici fac-simile della scheda elettorale, accompagnati dall’immancabile “santino”.

Anche nell’era digitale, nessun supporto dei guru della comunicazione, niente internet e social network. Dosate anche le apparizioni nelle tribune elettorali televisive. Molto più persuasive le visite porta a porta nelle grandi famiglie di elettori e ai segretari delle piccole sezioni del partito, per dare la caccia all’ultimo voto nei paesi della Barbagia e del Marghine, simboli dell’inespugnabile roccaforte di una quarantennale carriera politica.

La dirigenza democristiana”, dall'archivio storico on line del Messaggero Sardo (Anno XVIII, maggio-giugno 1986, pag. 7)

Segretario regionale della DC per otto anni, nel 1989 rifiutò la presidenza della Giunta regionale

Dal 1979 al 1992 è stato consigliere regionale per quasi tredici anni.

Dall’ottobre 1984 all’aprile del 1992, in veste di segretario regionale della Democrazia Cristiana per otto anni consecutivi (un primato nella storia della DC isolana) e componente del direttivo nazionale, Salvatore Ladu diventa uno dei politici più influenti della Sardegna.

Dopo cinque anni di accanite battaglie all’opposizione contro la giunta guidata dal sardista Mario Melis e riconquistato il governo della Regione con la DC, nell’estate del 1989 rifiuta la presidenza della giunta, lasciando l’influente poltrona a Mariolino Floris.

Il 1990 è un altro anno ricco di successi per Salvatore Ladu. Nella primavera, la DC nuorese riconquista il governo e la presidenza della Provincia dopo quindici anni di purgatorio. Nel successivo mese di settembre – per la prima e unica volta in Sardegna – il politico olzaese riesce a organizzare a Cagliari la quattordicesima edizione della Festa nazionale dell’Amicizia. All’annuale congresso della Balena Bianca – inaugurato dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti – partecipano 178 personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo insieme ai principali esponenti del governo nazionale.

Dimissionario il 22 gennaio 1992 – in seguito all’accettazione della candidatura al Parlamento – il consigliere regionale Ladu abbandona il palazzo di via Roma, dove viene sostituito da Matteo Marteddu di Orotelli.

Nella primavera del 1992, presenta le dimissioni da segretario regionale della DC. Ma, con il consenso unanime dell’assemblea regionale democristiana, Salvatore Ladu continuerà a guidare la DC sarda in veste di coordinatore, fino all’estinzione del partito nel gennaio 1994.

FOTO – Cagliari, 8 settembre 1990, Festa nazionale dell'Amicizia: Salvatore Ladu con Giulio Andreotti

«Un sardo dall’aria buona» che giudicò Andreotti nella Giunta delle immunità parlamentari

Dal 1992 al 2008, tra Montecitorio e Palazzo Madama, è stato parlamentare per sedici anni consecutivi, superando le tempeste della prima e seconda Repubblica e totalmente estraneo alle vicende legate a Tangentopoli.

Non a caso, durante la sua prima legislatura (la più breve della storia della Repubblica Italiana e con il Parlamento gremito di inquisiti dalla Magistratura), era stato nominato componente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa.

L’allora senatore di Olzai ebbe così il delicato compito di giudicare niente meno che Giulio Andreotti, accusato dalla Procura di Palermo per associazione mafiosa e, undici anni dopo, definitivamente assolto dalla Cassazione.

Nell’apertura del servizio pubblicato dal quotidiano La Repubblica il 13 aprile 1993, intitolato «E la DC invoca Giulio fatti processare», il giornalista Federico Geremicca scriveva:

«E a un certo punto, cominciò persino a piovere, nel pomeriggio del Grande Processo all’uomo-simbolo della prima Repubblica. Una pioggerellina sottile, che metteva tristezza e che fece stringere ancor di più nel suo impermeabile bianco uno dei 23 accigliatissimi giurati.

Salvatore Ladu – un sardo dall’aria buona e dello stesso partito dell’uomo simbolo alla sbarra – si stava avviando lentamente verso l’aula della Giunta-tribunale, quando ad un tratto vide qualcosa e si fermò. Con un gesto della mano indicò una piccola folla stipata dietro le transenne, poco lontano dall’aula della Giunta-tribunale. Mormorò: Vede? Noi possiamo anche riunirci, discutere e magari dichiararlo innocente. Ma quelli lì hanno già deciso: il processo lo fanno loro... Chi crede che stiano aspettando, quelli lì? Stanno aspettando lui. E stanno aspettando noi, naturalmente. Altro che storie: questo, ormai, è già un processo popolare...».

FOTO – Palazzo Chigi, 23 dicembre 1999: cerimonia giuramento Salvatore Ladu, sottosegretario di Stato ai Lavori pubblici del secondo Governo D'Alema

Sottosegretario di Stato nei Governi Prodi I, D’Alema II e Amato II, per un soffio non è diventato ministro

Salvatore Ladu ha ricoperto per tre volte la prestigiosa carica di Sottosegretario di Stato: all’Industria, dal 22 maggio 1996 al 21 ottobre 1998 nel primo Governo Prodi; ai Lavori Pubblici, dal 22 dicembre 1999 al 25 aprile 2000 nel secondo Governo D’Alema e, infine, dal 27 aprile al 28 dicembre 2000 nel secondo Governo Amato.

Solo per un soffio, non è riuscito a diventare ministro. La vicenda, degna di essere ricordata, è ampiamente documentata dai principali rotocalchi nazionali. Era il 22 dicembre 1999, quando Massimo D’Alema salì al Colle per la solenne cerimonia di giuramento del suo secondo Governo. Nella lista dei ministri compilata dal premier, Salvatore Ladu figurava al vertice del dicastero delle Politiche comunitarie. Ma, all’ultimo minuto, il presidente Carlo Azeglio Ciampi cancellò il nominativo del deputato olzaese in ossequio alla normativa sulle quote rosa. E così nel Salone delle feste del Quirinale al suo posto entrò la compagna di partito Patrizia Toia.

FOTO – Cagliari, 14 settembre 1990, Festa nazionale dell'Amicizia: Salvatore Ladu (a sinistra) con Ciriaco De Mita (presidente della DC), Mariolino Floris (presidente della Giunta regionale) e Antonio Satta (consigliere regionale)

Ambasciatore in Sardegna di De Mita, Castagnetti, Marini e Bersani

Per oltre un trentennio, Salvatore Ladu ha frequentato i cosiddetti palazzi del potere, vicino ai big della politica isolana e nazionale: da Angelo Roich, Emanuele Sanna, Mariolino Floris e Antonello Cabras, fino a Francesco Pigliaru. A Roma, a stretto contatto con Ariuccio Carta, Beppe Pisanu, Antonello Soro, Benigno Zaccagnini, Guido Bodrato, Ciriaco De Mita, Pier Luigi Castagnetti, Franco Marini, fino a Pier Luigi Bersani, solo per citarne alcuni.

Era cresciuto nel partito della Democrazia Cristiana nella corrente di sinistra Forze Nuove guidata da Carlo Donat Cattin. Negli anni Ottanta, insieme a Ciriaco De Mita, fa parte della Sinistra di base raggruppata nella cosiddetta Area Zac.

Convinto antiberlusconiano, dopo il discioglimento della vecchia Democrazia Cristiana, nel 1994 aveva contribuito con Franco Marini alla nascita del Partito Popolare Italiano confluendo, nello stesso anno, nella coalizione centrista del Patto per l’Italia guidata da Mariotto Segni e Mino Martinazzoli e poi nella coalizione dell’Ulivo di Romano Prodi.  Si schiera a fianco di Pier Luigi Castagnetti nel 2000 quando il PPI confluisce nella Margherita, e di Pier Luigi Bersani, nel 2007, per fondare il Partito Democratico.

FOTO – Salvatore Ladu con Franco Marini

Accorto manovratore di assemblee e congressi, preferiva lavorare dietro le quinte, soprattutto all’interno delle fumose segreterie di partito, dove la sua autorevole opinione era sempre rispettata e molte volte decisiva.

Formidabile mediatore, per decenni è stato un protagonista nei più importanti tavoli delle trattative politiche regionali (e non solo), capace di intrecciare complicate alleanze elettorali, di proporre con forza o lanciare veti alla nomina di dirigenti del suo partito, di rappresentanti all’interno di enti, consorzi, banche, fondazioni e società pubbliche. 

Tre mesi dopo la conclusione della sua attività parlamentare, il giornalista Augusto Ditel aveva scritto: «Ladu, 63 anni a fine agosto, per quei pochi che non lo sapessero, è un uomo assai potente, uno che macina voti non solo per se stesso. Uno che spesso ha determinato l'elezione di questo o quell’esponente della Dc di un tempo che fu, per poi ripetersi con le varie sigle, fino ad arrivare alla Margherita, un fiore appassito, ormai, dopo l'approdo nel porto del Pd.

Simpatico, incline al sorriso, furbo come pochi, con alle spalle una carriera parlamentare di primo piano, corroborata dalla presenza nel governo Amato (sottosegretario ai Lavori Pubblici), l'uomo politico di Olzai è un dirigente di partito (fa parte della direzione nazionale) molto ascoltato e influente» (La Nuova Sardegna, 15 luglio 2008).

FOTO – Salvatore Ladu con Ciriaco De Mita (fine anni '80)

Fondatore del Partito Democratico, in perenne conflitto con Renato Soru e Matteo Renzi

Nel 2007 ha contribuito a scrivere lo statuto del Partito Democratico, con il quale ha concluso la sua attività parlamentare l’anno successivo senza pretendere alcuna deroga. E, al contrario di certi elefanti della politica riciclati in vari enti pubblici, non ha voluto occupare altre poltrone.

Conclusa la carriera parlamentare con la carica di segretario della Presidenza del Senato (a fianco di Franco Marini) e conseguita l’età della pensione, ha preferito occuparsi a tempo pieno del neonato Partito Democratico.

In Sardegna, non aveva rapporti facili con il leader Renato Soru, a parte una tregua per sostenere la ricandidatura del governatore uscente in occasione delle elezioni regionali del febbraio 2009, quando il Pd e il centrosinistra furono sconfitti dalla coalizione guidata da Ugo Cappellacci.

Esattamente un anno prima, parlando del fondatore di Tiscali, aveva dichiarato: «L’ho incontrato solo tre volte e sono stato sempre cercato da lui. L’ultima volta che ci siamo parlati, gli ho fatto notare che dovrebbe avere maggiore rispetto per tutte le espressioni della politica. Io, nella mia vita, questo concetto me lo sono posto come ragione di vita: lo stesso rispetto va portato nei confronti del consigliere comunale del più piccolo paese, fino all’esponente politico più importante» (La Nuova Sardegna, 21 febbraio 2008).

In ambito nazionale, ancor più palesi le sue divergenze rispetto al pensiero dell’esuberante Matteo Renzi, al punto da schierarsi apertamente con Pier Luigi Bersani nel 2012 e, un anno dopo, con Gianni Cuperlo in occasione delle due storiche competizioni primarie del PD. E con il senno di poi, probabilmente aveva delle buone ragioni, considerati anche i recenti ruzzoloni del rampante ex primo ministro fiorentino.

Navigato stratega politico e sempre disponibile alla mediazione in perfetto stile democristiano, detestava dirigenti e leader accentratori. Rispettoso degli statuti e delle gerarchie interne al partito, a proposito delle turbolente correnti interne al PD regionale, sentenziò: «Maggioranze e minoranze si formano nei congressi, non si fanno a tavolino» (La Nuova Sardegna, 29 ottobre 2011).

Dopo aver contribuito alla vittoriosa campagna elettorale del centro sinistra nelle ultime consultazioni regionali del febbraio 2014, nel successivo mese di novembre aveva partecipato a Cuglieri all’assemblea per la nomina del presidente regionale Giannarita Mele e, un mese dopo, era entrato a far parte della Commissione di garanzia del PD.

L’inarrestabile vento di rinnovamento e le indecifrabili faide interne al PD condizionano negativamente i risultati delle elezioni amministrative della primavera 2015. Nonostante la consueta regia di Salvatore Ladu, il Partito Democratico crolla nei paesi della Barbagia, e il centro-sinistra perde addirittura la roccaforte del municipio di Nuoro. Una sconfitta circoscritta a livello locale, ma che ha minato l’autorevolezza e segnato il tramonto del parlamentare olzaese.

Con la consueta caparbietà, ha continuato a frequentare la segreteria provinciale e regionale del PD fino all’estate 2016, quando si sono manifestati i sintomi di una subdola malattia. Poi i ricoveri in ospedale, sempre assistito dai familiari, fino all’epilogo del 13 maggio 2017.

FOTO – Salvatore Ladu a fianco di Francesco Cossiga, durante una visita in Sardegna dell'ex presidente della Repubblica

Un cattolico-democristiano, alleato di ex comunisti

È ancora troppo presto per tracciare un bilancio obiettivo e completo dell’attività parlamentare e politica di Salvatore Ladu. Sarà compito – se vorranno – dei suoi più stretti amici e compagni di partito, o degli storici, scrivere sulla sua figura che, nel bene o nel male, ha svolto ruoli non marginali nella formazione e nelle decisioni di diversi governi nazionali e regionali, influenzando per lungo tempo le alleanze politiche, l’attività amministrativa dei piccoli centri del nuorese e delle istituzioni del capoluogo.

Senza ombra di dubbio – in un ambiente senza più bandiere o ideali, pullulante di improvvisati peones della politica – la militanza di Salvatore Ladu appare coerente, senza clamorosi ribaltoni, fedele alle radici antifasciste dello Scudo Crociato-Libertas all’interno della sua corrente di sinistra e cattolica, e sempre distante da qualsiasi forma di estremismo o fanatismo.

Per quasi un decennio massimo dirigente della DC isolana, era molto rispettato anche dagli avversari politici, riuscendo a instaurare legami di amicizia con importanti personalità del disciolto Partito Comunista Italiano, come l’ex ministro Pier Luigi Bersani e, negli anni Ottanta, con l’allora presidente del Consiglio regionale Emanuele Sanna.

Anche nel corso della seconda e terza Repubblica – dove imperversano ancora carovane di camaleonti voltagabbana – il percorso politico di Salvatore Ladu appare lineare, soprattutto se paragonato ai disinvolti trasmigratori pronti a saltare sul carro del vincitore durante l’epopea berlusconiana e, più recentemente, nel cerchio magico renziano.

FOTO – Olzai 2007: il senatore Salvatore Ladu durante una cerimonia

Una vita e una famiglia austera nella dimora di Olzai

Nonostante i privilegi e vitalizi derivanti dall’appartenenza alla “casta” politica, è importante ricordare che Salvatore Ladu ha sempre condotto una vita semplice e sobria, conforme alle sue origini.

Come personaggio pubblico è stato sempre sotto il tiro degli organi di stampa per vicende strettamente politiche, ma mai sfiorato – né lui, né i suoi familiari che hanno sempre mantenuto uno stile di vita molto riservato – dai rotocalchi scandalistici o dal gossip dilagante.

Raggiunte le alte sfere istituzionali, conduceva una vita frenetica. Frequenti viaggi a Nuoro per incontrare i suoi elettori; a Cagliari e Roma per partecipare alle assise regionali o parlamentari, organizzare congressi, campagne tesseramenti, liste elettorali e, negli ultimi anni, le primarie del PD. Ma il fine settimana e nelle feste comandate, era sempre in famiglia e senza mai abbandonare il paese di Olzai, dov’era quasi sempre presente nei momenti lieti o tristi della comunità. E poiché era anche un cattolico praticante, non mancava alle principali cerimonie religiose.

Alle mondanità romane e ai riflettori dei talk show televisivi preferiva le sagre paesane, le cene rustiche con gli amici, il suo giardino con belvedere nel rione “Sa ‘e Mastr’Andria”, e occuparsi del piccolo podere nella campagna di “Ozzighiri”, dopo aver fatto la spesa di buon mattino e acquistato i giornali. Alle mete esotiche e soggiorni nei resort a cinque stelle, preferiva le vacanze in famiglia. Quelle estive, nella sua casa di Cala Gonone dove incontrava anche l’amico Pier Luigi Bersani.

Nessuna ostentazione e molta sobrietà anche nella sua accogliente abitazione olzaese, costruita negli anni Ottanta sotto la piazzetta della chiesa di Santa Barbara, crocevia di politici e personaggi famosi ma anche di gente comune. E da qui partivano aiuti di ogni genere, sostegni al mondo del volontariato, insieme a tanta ma silenziosa beneficenza per le persone e le associazioni più bisognose.

FOTO – Olzai 2006: il senatore Salvatore Ladu durante la presentazione del libro “Centenario Asilo San Vincenzo. Olzai 1904-2004”

Il tempo e la storia giudicheranno l’appassionato impegno politico di Salvatore Ladu, il suo operato nelle istituzioni intrapreso nel lontano 1970 nella piccola sala del consiglio comunale di Olzai e conclusosi nel 2008 sugli scranni di Palazzo Madama.

Una vita intensa totalmente dedicata alla politica, ma fortemente legata alle radici della sua terra, della sua gente e della sua famiglia.

Una storia conclusa nel secondo millennio, ma iniziata in un’altra epoca, quando esistevano almeno le speranze di cambiamento anche per gli abitanti del centro rurale di Olzai. Quelle speranze che avevano alimentato le prime generazioni del dopoguerra e che consentirono – anche ai figli dei meno abbienti – di raggiungere i gradi più alti degli studi e le più alte cariche dello Stato.

Con la prematura scomparsa di Salvatore Ladu, la Sardegna ha perso un dirigente politico di caratura nazionale, il Partito Democratico uno dei suoi fondatori e più tenaci sostenitori, la Barbagia un importante punto di riferimento nella vita civile delle piccole comunità e Olzai uno dei suoi figli più illustri che non potrà dimenticare.

Giangavino Murgia

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FOTO – Olzai, 22 luglio 2007. Inaugurazione sede volontari Croce Azzurra. Salvatore Ladu con fratel Paolino Ercolani e gli ex sindaci di Olzai Francesco Noli, Tiberio Meloni e Tonino Ladu

L’impegno nelle istituzioni di Salvatore Ladu dal 1970 al 2008

Nel municipio di Olzai

- Elezioni comunali del 22 novembre 1970: il 26 ottobre 1970, davanti al commissario prefettizio Albino Deidda, il venticinquenne studente universitario Salvatore Ladu (noto Tore) firma la sua prima accettazione di candidatura, sotto il simbolo dello Scudo Crociato-Libertas che vincerà le consultazioni. Il successivo 30 dicembre, il Consiglio comunale lo nomina rappresentante in seno al consorzio del Bacino Imbrifero Montano del Taloro, mantenendo l'incarico fino al 28 ottobre 1972.

Il 25 marzo 1972 non ha ancora compiuto 27 anni, quando viene eletto sindaco: il più giovane della storia del Comune di Olzai.

Durante il suo breve mandato (235 giorni), a Olzai furono avviati importanti progetti di opere pubbliche e fu approvato il regolamento edilizio e il programma di fabbricazione. Firma le dimissioni il 9 ottobre 1972, accolte dal consiglio comunale nella successiva seduta del 15 novembre.

Stimolati dall’allora consigliere comunale Salvatore Ladu, il 17 gennaio 1974 un gruppo di quaranta allevatori costituiscono a Olzai la cooperativa Sant’Angelo per avviare un ambizioso progetto, successivamente finanziato dalla Comunità montana del nuorese e dalla Regione con i Piani di rinascita e di riforma agro pastorale. Dopo dieci anni di interminabili pastoie burocratiche – ma prima di altri comuni del circondario – arrivano a Olzai più di tredici miliardi delle vecchie lire per l’elettrificazione delle campagne, la costruzione di strade interpoderali, imponenti opere di irrigazione, laghetti collinari, stalle, mungitrici meccaniche e la costruzione di confortevoli casolari per i pastori.

- Elezioni comunali del 15 giugno 1975: una lista civica guidata dai comunisti Antonio Dore (1906-1997) e dall’avvocato Costantino Murgia, conquista il governo del municipio. Salvatore Ladu viene comunque rieletto consigliere di minoranza con altri due esponenti della DC e un consigliere del PSI.

Diventato nel frattempo consigliere regionale, Ladu non si ricandida alle consultazioni comunali del 1980, e la lista Libertas perde ancora le elezioni per una manciata di voti. Per quasi un decennio, la sezione locale della DC rimane fuori dal governo del municipio, fino alla rottura della coalizione Pci-Psi e l’arrivo a Olzai del commissario prefettizio.

- Elezioni comunali del 7 ottobre 1984: è tempo di rivincite per la sezione locale della DC. Stretta l’alleanza con il Partito Socialista Italiano, il capolista Salvatore Ladu stravince le elezioni comunali con 476 voti, contro i 230 voti riportati dalla coalizione avversaria formata principalmente da esponenti del Pc, Pri e Psd’Az.

- Elezioni comunali del 6-7 maggio 1990: ancora capolista ed eletto nella vittoriosa coalizione DC-PSI-PRI, che governerà faticosamente il paese per i primi due anni con una maggioranza risicata (8 a 7). Il 20 luglio 1992 – tre anni prima della nascita della coalizione politica nazionale dell’Ulivo –, all’interno del Consiglio comunale di Olzai si forma un’unica maggioranza e un nuovo esecutivo, con l’inserimento di alcuni esponenti dell’opposizione provenienti dal Partito Comunista Italiano.

Componente del comitato d’onore per le solenni celebrazioni del “Centenario della nascita di Carmelo Floris”, nel 1991 l’allora consigliere comunale e regionale Salvatore Ladu riuscì a ottenere una buona parte dei fondi necessari all’organizzazione dell’importante manifestazione culturale.

- Elezioni comunali del 23 aprile 1995: con l’indispensabile benestare di Salvatore Ladu, nel 1995 nasce a Olzai una nuova coalizione che, alle prime elezioni dirette del sindaco e rinnovo del Consiglio comunale della primavera 1995, si presenta sotto il simbolo “Uniti per Olzai”, senza altre liste concorrenti. Ma il governo unitario del paese, a cui avevano aderito le sezioni locali dei disciolti partiti Dc, Pci, Psi insieme al Partito Sardo d’Azione, durerà solamente un quinquennio.

- Elezioni comunali dal 2000 al 2015: nonostante la contrapposizione di alcune liste civiche, i gruppi politici e buona parte delle persone che avevano formato la lista unitaria nell’aprile 1995, continuano a dominare le elezioni amministrative e, di fatto, a governare il paese per altri quindici anni, con l’alternanza di tre sindaci (due ex democristiani e un ex socialista) e sempre con l’imprimatur dell’onorevole Salvatore Ladu.

Con una coalizione ormai ridotta ad alcuni tesserati e simpatizzanti del Pd e Psd’Az, l’esperienza politica unitaria si conclude definitivamente nelle ultime elezioni comunali del maggio 2015, con la vittoria dell’altra lista civica S’Arvessida.

OLZAI votò così”, dal giornalino “Babb'e Ogozzi”, numero 10, giugno 1979, Parrocchia San Giovanni Battista, Olzai

Dal 1979 al 1992, nel Consiglio regionale della Sardegna

Nel 1979, Roich-Floris-Ladu è un trio in ascesa della corrente politica democristiana Forze Nuove che si candida per il rinnovo del Consiglio regionale (VIII legislatura) nella maratona elettorale del 17 giugno 1979, che comprendeva anche le elezioni del Parlamento italiano e del primo Consiglio Europeo.

Con 12.831 preferenze riportate nel collegio di Nuoro, Salvatore Ladu viene eletto – quasi a sorpresa – insieme al capolista della DC Angelo Roich e davanti a Severino Floris, nonostante i sondaggi dell’epoca davano per quasi certa l’elezione dell’ex sindaco del capoluogo Franco Mulas, superato appunto dal giovane candidato olzaese che, all’epoca, doveva ancora compiere 34 anni.

Rieletto il 24 giugno 1984 (IX legislatura) con 19.977 voti, per cinque anni Ladu prenderà posto nei banchi dell’opposizione per tormentare, con innumerevoli interventi in aula e continui attacchi nella carta stampata, l’avvocato Mario Melis, presidente della prima giunta regionale a guida sardista.

Nell’ottobre 1984, Salvatore Ladu viene nominato segretario regionale della Democrazia Cristiana, carica che manterrà saldamente per otto anni, diventando così uno dei personaggi più influenti della Sardegna.

Capolista nelle elezioni dell’11 giugno 1989 (X legislatura), Ladu viene rieletto per la terza volta consecutiva con 23.436 voti, riconquistando la maggioranza della Regione con la DC che nominerà presidente della giunta Mariolino Floris, dopo il rifiuto del consigliere olzaese.

Dimissionario il 22 gennaio 1992, in seguito all’accettazione della candidatura al Parlamento, Ladu lascia il palazzo del Consiglio regionale di via Roma, dove sarà sostituito dal consigliere Matteo Marteddu di Orotelli.

FOTO – Cagliari, settembre 1990. Festa nazionale dell'Amicizia. Salvatore Ladu, segretario regionale della DC a fianco del ministro Rosa Russo Jervolino

Dal 1992 al 2008 in Parlamento, fra Camera e Senato

SENATO, XI Legislatura.  Per le elezioni nazionali del 5 e 6 aprile 1992, la DC sarda decide di non ricandidare al Senato l’ex ministro Ariuccio Carta per far posto al segretario regionale Salvatore Ladu. Carta sarà ripescato dalla direzione nazionale DC, ma non sarà rieletto alla Camera dei Deputati.

Salvatore Ladu invece – candidato per la prima volta al Parlamento all’età di 46 anni – venne eletto nel Collegio di Nuoro con 48.344 voti (35,36% dei votanti), insieme ad altri tre senatori democristiani (Antonio Giagu De Martini a Tempio, Lucio Abis a Oristano e Pietro Montresori a Sassari).

Dal 23 aprile 1992 al 25 gennaio 1994, fa parte del gruppo Democratico Cristiano, confluito il successivo 26 gennaio nel gruppo del nuovo Partito Popolare Italiano presieduto da Rosa Russo Jervolino. Qualche mese dopo, diventa vice responsabile del dipartimento organizzativo del PPI retto da Franco Marini.

Nel biennio della legislatura più breve della storia della Repubblica Italiana e ultima della Prima Repubblica (dal 23 aprile 1992 al 14 aprile 1994), Ladu è stato membro di diverse Commissioni parlamentari: Giustizia, dal 16 al 28 giugno 1992; Industria, commercio e turismo, dal 16 giugno 1992 al 14 aprile 1994; Inchiesta filiale Atlanta BNL, dal 10 all’11 febbraio 1993 e segretario dall’11 febbraio 1993 al 31 marzo 1994; Fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari, dal 23 settembre al 19 ottobre 1992.

Dal 9 febbraio 1993 al 14 aprile 1994 ha fatto parte della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa.

FOTO – Cagliari, settembre 1990, Festa nazionale dell'Amicizia. Salvatore Ladu, segretario regionale della DC con il ministro Rosa Russo Jervolino

SENATO, XII Legislatura. Candidato nel collegio di Nuoro con la lista di centro sinistra Patto con l’Italia, viene rieletto senatore il 27 marzo 1994 con 47.973 voti (40,23% dei votanti). Rimane in carica, dal 15 aprile 1994 all'8 maggio 1996, nei banchi dell’opposizione con il Partito Popolare Italiano durante il primo Governo Berlusconi. In questo biennio ha fatto parte della Commissione permanente Industria, commercio e Turismo (dal 31 maggio 1994 all’8 maggio 1996).

CAMERA DEI DEPUTATI, XIII Legislatura. Candidato nel collegio uninominale di Macomer con la coalizione Ulivo-Psd’Az, viene eletto il 21 aprile 1996 con 32.424 voti, raggiungendo una percentuale di 54,49% dei votanti. Deputato dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001, con il Popolari Democratici Ulivo, con sette progetti di legge presentati dal 1996 al 1999.

Sottosegretario di Stato all’Industria, Commercio e artigianato dal 22 maggio 1996 al 21 ottobre 1998 del primo Governo Prodi. Sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici, dal 22 dicembre 1999 al 25 aprile 2000, nel secondo Governo D’Alema e dal 27 aprile al 28 dicembre 2000 nel secondo Governo Amato. Lascerà quest’ultimo incarico istituzionale, per occupare la poltrona di segretario capo del PPI guidato da Pierluigi Castagnetti.

È stato anche componente di diverse commissioni parlamentari: Cultura, scienza e istruzione dal 4 giugno 1996 al 3 febbraio 1997; Affari sociali dal 3 febbraio 1997 al 17 ottobre 1997; Ambiente, territorio e lavori pubblici dal 17 ottobre 1997 al 27 luglio 1998; Agricoltura dal 28 luglio 1998 al 23 ottobre 1998 e dal 19 gennaio 1999 al 21 gennaio 2000; Bilancio, tesoro e programmazione dal 23 ottobre 1998 al 19 gennaio 1999 e infine delle Attività produttive dal 28 dicembre 2000.

FOTO – Cagliari, 10 settembre 1990, Festa nazionale dell'Amicizia. Salvatore Ladu con l'europarlamentare Giovanni Goria, già Presidente del Consiglio e Ministro della Repubblica

CAMERA DEI DEPUTATI, XIV Legislatura. Eletto il 13 maggio 2001 con 28.531 voti nel collegio uninominale di Macomer (45,88% dei voti), a Montecitorio rimane in carica come deputato della Margherita – L’Ulivo dal 4 giugno 2001 al 27 aprile 2006. Componente della Commissione permanente Attività Produttive, Commercio e Turismo dal 21 giugno 2001 al 27 aprile 2006.

FOTO – Caglliari, settembre 1990, Festa nazionale dell'Amicizia. Salvatore Ladu, segretario regionale della DC con il consigliere regionale nuorese Antonello Soro

SENATO, XV Legislatura. Con il sistema delle liste bloccate dalla Legge n. 270/2015 (cosiddetta Legge Calderoli o Porcellum), nelle elezioni del 9 aprile 2006 è capolista e unico senatore eletto nella circoscrizione della Sardegna sotto il simbolo La Margherita che conquista 119.084 voti (12,56%), insieme ad altri quattro senatori della coalizione centro sinistra di Romano Prodi.

Ritorna così a Palazzo Madama, dove rimane in carica dal 28 aprile 2006 al 28 aprile 2008 all’interno del gruppo L’Ulivo che assume la denominazione di Partito Democratico dal 27 novembre 2007.

Da un’indagine condotta dal quotidiano Sole24Ore, il senatore Ladu era risultato il più presente in aula, con una percentuale di presenze del 97%.

Nel giugno 2006 è stato membro della Commissione permanente Difesa dal 6 al 17 giugno 2006 e, dal 17 luglio 2006 al 28 aprile 2008, membro della Commissione permanente Agricoltura e produzione agroalimentare.

Infine, dal 4 maggio 2006 al 28 aprile 2008, è stato segretario della Presidenza del Senato, carica allora ricoperta dal suo amico di partito Franco Marini che, qualche anno prima, durante un viaggio in Sardegna aveva visitato anche il paese di Olzai.

ELEZIONI EUROPEE del 13 giugno 1999: candidato del Partito Popolare Italiano nella circoscrizione insulare. Capolista in Sardegna, riporta 24.113 voti e altri 4.418 nelle nove province siciliane. Ma come previsto dai sondaggi dell’epoca, risulterà eletto il palermitano Luigi Cocilovo. 

LINK per ulteriori approfondimenti:

Camera dei Deputati – Salvatore Ladu

Senato della Repubblica – Salvatore Ladu

Radio Radicale – video e audio – Interventi di Salvatore Ladu

 

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