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L'unione sarda. Don Alessandro Loi come Borghezio «C'è bisogno di un ministro nero?»

Il parroco ogliastrino su Facebook: è pericoloso mischiare le razze

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«C'era proprio bisogno di un ministro di colore? Con tutto il rispetto per la signora». Il post compare alle dieci del mattino sulla pagina facebook di don Alessandro Loi, parroco di Lotzorai, paese di 2.177 anime sulla costa d'Ogliastra, e scatena la fine del mondo. Virtuale, si intende. La signora in questione è Cécile Kyenge, cittadina italiana, neoministro della Repubblica per l'Integrazione, medico oculista nata 49 anni fa a Kambove in Congo, esponente del Partito democratico e residente a Castelfranco dell'Emilia, provincia di Modena.
Quello del sacerdote non è un peccato veniale. Non una caduta di stile della quale scusarsi e chieder perdono subito dopo. Don Loi insiste, persevera. Agli oltre cento commenti il parroco risponde rincarando la dose. A chi gli ricorda che «la signora è venuta per fare il ministro, mentre gli italiani vanno in Congo per fare i medici», don Loi aggiunge: «È poi è sempre un'extracomunitaria!». I commenti si moltiplicano, impossibile tenere il conto. Il mondo virtuale dei fedeli è in subbuglio.
ANIME ONLINE Originario di Loceri, 65 anni, il sacerdote su facebook si dà un gran da fare. Il primo profilo, quello in cui don Loi sorride all'obiettivo con un mazzetto di asparagi in mano, è al completo: 5.017 amici, impossibile accettarne uno di più. Sopperisce il secondo profilo in cui il volto del sacerdote è illuminato dalla luce fioca di un cero votivo. Più di un migliaio di seguaci anche qui. I post contro il ministro di colore si sdoppiano, don Loi posta alternativamente sull'una o sull'altra pagina articoli che riportano gli insulti di Borghezio (Lega Nord) all'indirizzo della Kyenge. Don Loi cerca l'ispirazione e butta giù: «Il ministro sogna un'Italia di immigrati, noi sogniamo un'Italia di italiani. Gli immigrati vanno aiutati nel loro paese d'origine». E poi ancora: «Accoglienti non significa spalancare le porte e non avere confini», «Non sono razzista, ma mischiare le razze è pericoloso!».
IL PRETE NERO Si da il caso che don Loi abbia un collega di colore nella diocesi ogliastrina. Un sacerdote arrivato manco a farlo apposta proprio dal Congo. Don Floribert Kiala dal febbraio scorso è il vice parroco di Sant'Andrea, a Tortolì. Un profilo facebook ce l'ha pure lui, ma tra i suoi 346 amici il parroco di Lotzorai non c'è. Della faccenda non sa nulla, quando capisce di cosa si tratta tace per qualche istante, poi sbotta: «È una vergogna. Se a dire queste cose è un sacerdote, lo è ancora di più».
Dopo lo sfogo iniziale, il viceparroco arrivato dall'Africa per occuparsi delle anime d'Ogliastra, impartisce una lezione al suo compagno più alto in grado. «Cécile Kyenge è una cittadina italiana. Quando uno Stato concede la cittadinanza a una persona, quella persona diventa uguale a tutte le altre con gli stessi doveri e gli stessi diritti». Nulla da eccepire. «Io, per esempio, che vivo in Italia, ma non ho la cittadinanza, posso fare il sacerdote, ma non posso amministrare i matrimoni». La stoccata finale. «Non capisco, anche Obama è nato a Honolulu e poi è diventato il presidente degli Stati Uniti. Quando si sceglie un Paese lo si ama e si lavora per migliorarlo, come ha fatto la signora Kyenge». Impossibile sapere cosa ne pensa il vescovo Antioco Piseddu, il suo telefono squilla a vuoto.
Mariella Careddu

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