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L'unione sarda. «L'impasto, il pane, il cagnolino e la vitella»

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Erano dotati di apparecchiature sofisticate in grado di segnalare le microspie. Eppure, per parlare dei traffici di droga Mesina e i suoi usavano un linguaggio gergale. Così, l'eroina tagliata male era «un impasto per il pane» oppure un «pastone». Quando l'affare non era maturo «la vitella non è tanto grassa», al contrario, se tutto era andato a buon fine bisognava correre a «ritirare il foraggio» che altre volte era «un cagnolino» e, in almeno un'occasione, «un sacchetto».
Quando invece c'era di mezzo l'avvocato, «il Corrado», allora tutto era molto più semplice perché, per esempio, il prezzo della droga veniva espresso in pagine: «460 pagine» erano 460 euro. Se la trattativa stagnava «il cane è mezzo annegato» oppure «la carne non è ben cotta».
Graziano Mesina per tutti era «lo zio» e i suoi complici prendevano precauzioni nel tentativo, rivelatosi vano, di non farsi beccare dalle forze dell'ordine. Così Gigino Milia aveva pensato bene di utilizzare un telefonino intestato a un cinese. Anche Antonello Mascia aveva una scheda cinese mentre il complice che tutti chiamavano «il calabrese» aveva preferito chiedere il favore a una donna rumena. (mfch)

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