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L'unione sarda. Il terrore nelle palazzine popolari: «Qua è l'inferno, non lasciateci soli»

Gli abitanti del rione vivono nella paura e chiedono più forze dell'ordine

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Bum, bum, bum. Sono le 13,30 quando tre colpi di pistola riecheggiano all'improvviso tra le palazzine di via Col del Rosso, a San Michele. Si capisce subito che non si tratta di petardi. Tutte le persone che in quel momento si trovavano in casa si precipitano alla finestra o in balcone. «Cos'è successo? Stanno sparando». Panico.
MINUTI DI TERRORE Maria, 51 anni, si catapulta in strada. Un attimo prima il figlio diciottenne era uscito per portare a spasso il cane e ha temuto il peggio. «Ho passato i cinque minuti più brutti della mia vita», racconta, «ho sentito urla, c'era trambusto all'inizio della via, non si capiva niente. Il circolo era pieno. In un attimo si è svuotato e la serranda è stata abbassata». Da dietro l'angolo è spuntato il figlio, ignaro di tutto, con il suo maremmano al guinzaglio. «Sono corsa ad abbracciarlo, solo in quel momento ho ripreso a respirare dopo un'attesa che mi è sembrata un'eternità». Vent'anni prima in via Col del Rosso c'era stata un'altra sparatoria. «Un proiettile», ricorda la donna, «sforacchiò l'auto di mia sorella. Anche se è passato tanto tempo mi vengono ancora i brividi se ci ripenso». Stavolta gli spari hanno centrato una Corsa. «Conosco i proprietari di quell'auto, gente perbene. Impossibile che il bersaglio fossero loro. Chi ha sparato ha sicuramente sbagliato».
CHOC E SCONCERTO Alle 15, un'ora e mezzo dopo la misteriosa sparatoria, gli abitanti di via Col del Rosso erano ancora sotto choc. «Adesso ho paura per davvero», ammette Giovanna, 63 anni, che vive sola. «Da quando abito qui ne ho visto di tutti i colori, ma una sparatoria in pieno giorno mai. Fino a oggi mi era capitato di assistere a liti furibonde, a colpi di mazza da baseball, ma le pistole sono un'altra cosa. Chiediamo, anzi… pretendiamo più sicurezza. Quei proiettili avrebbero potuto freddare un bambino o un anziano». «Ci sentiamo in ostaggio dei delinquenti e degli spacciatori», tuona un'altra donna, «finché questi criminali si ammazzano tra loro mi sta anche bene, ma se incominciano a fare di queste cose allora mi arrabbio».
QUARTIERE A RISCHIO La sensazione è che non ci sia limite al peggio. «Dopo l'episodio di qualche giorno fa in via Col di Lana, questa sparatoria dimostra che la situazione sta precipitando e bisogna subito fare qualcosa prima che sia troppo tardi». Alle 14,40 una collaboratrice domestica lascia l'appartamento in cui ha appena fatto le pulizie. «Un commento? Che devo dire, ormai siamo rassegnati. Se ne sentono troppe, prima solo in televisione ora anche sotto casa». E non è certo la stessa cosa. «Sentir parlare di una sparatoria al telegiornale non è come sentire il rumore degli spari. È molto, molto peggio. Il terrore si tocca con mano».
APPELLO ALLE ISTITUZIONI Sconcertato un bancario che lavora in zona. «Il quartiere è quello che è», dice, «mi è capitato di assistere a risse in piazza San Michele e so che in piazza Medaglia Miracolosa gli scippi sono frequenti, ma una sparatoria in pieno giorno è troppo, non me lo sarei mai aspettato. Se ho paura? Sono preoccupato. Il problema non è certo di facile soluzione, ma un rimedio va trovato. Chiediamo alle forze dell'ordine di non lasciarci soli».
Paolo Loche

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