NUORO. Un’opera inedita, realizzata nel 1953 dall’artista Carmelo Floris (1891-1960), è stata donata al Museo Etnografico Sardo di Nuoro dagli eredi dalla famiglia Lostia - Falchi originaria di Orotelli.
È un ritratto postumo di una donna in costume tradizionale, Giovannica Falchi (1896-1943) madre del sacerdote don Francesco Lostia (1922-1998). Un olio su tela di grandi dimensioni, in ottimo stato di conservazione, mai catalogato e incredibilmente sfuggito all’attenzione degli esperti d’arte per oltre sessant’anni.
E, al di là di ogni valutazione critica o giudizio estetico, questo dipinto rappresenta un elemento importante del percorso creativo del pittore e incisore olzaese, uno dei grandi maestri dell’arte figurativa isolana.
Un’opera d’arte ora destinata ad arricchire le collezioni museali dell’Istituto Superiore Etnografico della Sardegna, ma intimamente collegata alle vicende dei Lostia - Falchi di Orotelli, famiglia caratterizzata da grande modestia e discrezione, conosciuta e stimata nell’ambiente nuorese.
La famiglia di Giovannica Falchi - Cusino e la famiglia Lostia di Orotelli
Chi era la donna dipinta sessantaquattro anni fa da Carmelo Floris?
Giovannica Falchi, nata a Orotelli il 19 marzo 1896 da Baingio, possidente originario di Bono e da Antonia Cusino.
La madre di Giovannica fu una donna eroica, capace di allevare sei figli e di amministrare con oculatezza un importante patrimonio, anche dopo la prematura scomparsa del marito. Rimasta vedova, Antonia Cusino vigilò personalmente sulle proprietà terriere, percorrendo talvolta le malsicure contrade della Barbagia e del Goceano in groppa al cavallo.
In quel periodo, la famiglia più numerosa dei Lostia era quella di Francesco Lostia (1851-1932) del ramo Urrai, sposato con Francesca Alfonsa Piroddi - Gregu (1861-1957). Celebri le loro tavolate imbandite quotidianamente anche per cinquanta persone, dove sedevano gli undici figli, la servitù e gli immancabili ospiti.
Degli undici figli di Francesco Lostia, il più noto fu il medico Michele, sposato con la ricca nobildonna Antonietta Guiso - Gallisai di Nuoro, luogo in cui intorno al 1930 fecero edificare il castello merlato sul colle di Sant’Onofrio.
All’indomani della prima Guerra Mondiale, due figlie di Baingio Falchi e Antonia Cusino si imparentano con i Lostia. Il 9 novembre 1919 si celebra il matrimonio fra la ventiduenne Giovannica Falchi e Giovanni Battista Lostia - Piroddi (1891-1953), uno dei fratelli minori del dottor Michele. Il 25 novembre 1923, Gonaria Falchi (1898-1985) sposa Andrea Lostia del ramo Marteddu (1892-1967), figlio di Battista Lostia - Urrai (1854-1925).
A Orotelli, da Giovanni Battista Lostia e Giovannica Falchi, nascono Antonio (1920), Francesco (1922), Carmela (1926) e Alfonsa (1928).
Una famiglia benestante, molto laboriosa e profondamente religiosa. Mentre il marito si dedicava prevalentemente alla gestione degli affari e del patrimonio familiare, la moglie Giovannica si occupava a tempo pieno dell’educazione dei figli. E quando non bastavano le parole, usava anche la frusta, soprattutto per domare l’esuberanza del secondogenito e futuro sacerdote Francesco, grande «inventore di monellerie», come ricorda in un libro inedito di memorie il cugino Giovanni Battista Lostia (1926-2009), con cui era molto legato.
Donna austera di elevate virtù morali e autorevole punto di riferimento per l’intero parentado, dopo una breve malattia, Giovannica Falchi morì a soli 46 anni a Orotelli il 18 novembre 1943.
Don Francesco Lostia, il sacerdote che commissionò il dipinto a Carmelo Floris
All’epoca della scomparsa di Giovannica Falchi, il secondogenito Francesco era ancora in seminario. Il 5 agosto del 1947 fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Nuoro da monsignor Giuseppe Melas. Nel biennio successivo fu viceparroco a Bitti e a Orgosolo e, in seguito, cappellano della comunità penitenziaria di Mamone, della Casa di Riposo di Nuoro e dell’Etfas. È stato anche responsabile ecclesiastico di San Francesco di Lula e, infine, viceparroco del Rosario a Nuoro.
Ricordato come sacerdote esemplare, ma anche come una persona energica, gioviale, molto intelligente e colta, don Lostia era rimasto sempre legato al mondo agropastorale e aveva una particolare predilezione per il santuario di San Francesco di Lula (memorabili le foto che lo ritraggono nel volume dell’Automobile Club «Sardegna una civiltà di pietra» del 1961).
Don Lostia è stato anche professore di religione delle scuole medie a Nuoro e apprezzato poeta in lingua sarda (si veda «Novena e gosos», tipografia Ortobene, Nuoro, 1964).
Agli inizi degli anni Cinquanta, le sorelle del sacerdote Carmela e Alfonsa vivevano ancora con il fratello Antonio e assistevano il padre Giovanni Battista, gravemente malato. Nella casa di Orotelli aleggiava sempre il ricordo di Giovannica Falchi, scomparsa ormai da quasi dieci anni, per la quale il marito e i quattro figli avevano conservato una immensa gratitudine.
Così, don Francesco Lostia pensò di onorare degnamente la memoria della cara madre, commissionando un ritratto al celebre maestro Carmelo Floris.
L’artista accettò l’incarico nel novembre del 1952 e completò il lavoro in meno di tre mesi, come si legge sul retro della tela:
«Pro - memoria. Io Carmelo Floris da Olzai attesto che questo dipinto a me pittore è stato commesso dal Rev.do Sac. Don Francesco Lostia da Orotelli nel novembre dell’anno del Signore MCMLII, portato a compimento nel gennaio MCMLIII. Nel dipinto è effigiata la mamma del sopradetto Sacerdote il quale è, oltre tutto, unico ed esclusivo proprietario di questo quadro. In fede Carmelo Floris pittore e incisore».
Qualche settimana dopo la consegna del quadro, esattamente il 3 febbraio 1953, muore il capo famiglia Giovanni Battista Lostia.
Nel 1962 un altro grave lutto colpisce la famiglia Lostia. Il 21 novembre, a soli 42 anni, muore improvvisamente il primogenito Antonio.
A quel punto don Francesco, Carmela e Alfonsa decidono di vendere a Orotelli alcune proprietà terriere e di abitare insieme a Nuoro, nella stessa città dove le due inseparabili sorelle avevano frequentato l’Istituto Magistrale. Alfonsa trova un lavoro negli uffici della Coldiretti, diventando anche delegata provinciale delle coltivatrici dirette. Carmela si occupa principalmente della casa, con l’aiuto della fedele governante Tonedda e della giovane collaboratrice Annetta.
Dopo cinquant’anni di sacerdozio, all’alba del 12 febbraio 1998 muore a Nuoro don Francesco Lostia, esattamente nell’abitazione nel cui soggiorno era collocato il ritratto di sua madre.
Nello stesso periodo, si ammala improvvisamente la sorella Carmela, che muore il 1 dicembre 2006 dopo lunghe sofferenze, ma sempre affettuosamente assistita dalla sorella Alfonsa.
Ancora il 12 febbraio, ma del 2016, la quasi novantenne Alfonsa – l’ultima superstite della famiglia – si spegne serenamente nel capoluogo nuorese. Nelle disposizioni testamentarie, lascia il prezioso dipinto di Carmelo Floris al Museo Etnografico di Nuoro, secondo la volontà del fratello sacerdote.
La donna in costume di Orotelli: una autentica rarità nella galleria dei ritratti di Carmelo Floris
Come già detto, il ritratto postumo risale al periodo di Natale del 1952, un anno cruciale nella vita dell’artista. Nel mese di maggio, all’età di quasi 61 anni, Carmelo Floris sposa la signora Maria Porcu (1913-2008) di Gavoi, e continua a vivere e lavorare nella casa di Olzai, insieme alla moglie e all’anziana madre Grazietta Nonnis (1867-1956).
Il matrimonio coincide anche con l’inizio dell’ultima fase produttiva dell’artista, molto feconda e contraddistinta – a partire soprattutto dal 1953 – da una evidente svolta stilistica, tendente a una maggiore sintesi e semplificazione formale delle diverse tecniche pittoriche.
L’inedito ritratto a olio di Giovannica Falchi – consegnato nel gennaio 1953 – rappresenta una sorta di spartiacque fra la pittura precedente (che non fu mai decorativa) e la nuova sintassi ben evidente, per esempio, nelle sette stazioni della Via Crucis realizzate per la cattedrale di Nuoro (1953-1954) a quadri alterni con l’amico Giovanni Ciusa Romagna (1907-1958).
Il lavoro commissionato da don Francesco Lostia era indubbiamente molto impegnativo, anche per un abile ritrattista come Floris, abituato a dipingere dal vivo soggetti a lui noti, raramente vincolato da obblighi di committenza e, ancor meno, dalla prospettiva di lauti compensi in denaro.
Circa le inconsuete fasi compositive del dipinto, non vi è alcun dubbio che l’artista abbia avuto l’opportunità di sfogliare l’album fotografico della famiglia Lostia - Falchi, per riportare nella grande tela i tratti fondamentali della defunta.
In particolare, il pittore ha potuto visionare una fotografia in bianco e nero di piccolo formato, in cui il soggetto indossava il costume del suo paese. Immagine ancora conservata nell’archivio di famiglia e che pubblichiamo a corredo di queste note.
Per dipingere i colori del costume tradizionale femminile di Orotelli e riportare su tela i ricami floreali del bordo inferiore della gonna, Floris chiese di far indossare l’abito appartenuto in vita a Giovannica Falchi alla figlia maggiore Carmela.
Per completare l’opera, siglata da inconfondibili pennellate, l’artista ha voluto caratterizzare la personalità del soggetto addirittura a grandezza quasi naturale, in stazione eretta, su uno sfondo neutro e luminoso.
Il pittore sembra focalizzare la sua attenzione sulla espressione del volto dallo sguardo vigile, senza però trascurare alcuni dettagli. La figura appare così in tutta la sua eleganza, ma allo stesso tempo austera. La postura delle braccia e le mani libere, un mezzo passo in avanti del piede destro, fanno intuire quanto fosse energica e sempre pronta all’azione questa donna, ricordata dai figli come madre esemplare.
Il risultato finale è eccellente, non solo per la fedeltà del soggetto dipinto rispetto all’immagine fotografica, ma per l’armonia della composizione nel suo insieme.
Sorprendono pure le notevoli dimensioni della tela: 139 centimetri di altezza e 89 di larghezza. Un formato raramente utilizzato dal Floris, paragonabile solo al ritratto di una Fanciulla di Ollolai (cm 138x98) inviato nel 1949 all’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia in occasione della «Mostra d’arte moderna della Sardegna».
Tutte le altre opere note al grande pubblico, raffiguranti una singola e intera figura umana, risultano numericamente esigue e soprattutto di dimensioni inferiori rispetto al ritratto di Giovannica Falchi, come il magnifico Don Daga realizzato intorno al 1915 (cm 80x43,8), Il vecchio Elia del 1930 (cm 99,6x89,9), Ragazza di Ollolai seduta del 1937 circa (cm 40x33), Irene del 1938 (cm 54,5x41,5) recentemente restaurato dalla Fondazione di Sardegna, un olio su compensato con una Ragazza di Ollolai non datato (cm 66,7x48,5), oltre all’inedito Ritratto della nipote Barbara Marchi in costume di Ollolai, ante 1957 (cm 70,5x50), temporaneamente esposto nella Casa Museo Carmelo Floris di Olzai nel 2005.
Benché il dipinto della famiglia Lostia - Falchi non sia l’unico ritratto postumo realizzato dal «Carmelo da Olzai», rispetto ai celebri volti delle anziane e delle fanciulle in costume di Ollolai, alle pregevoli teste di bambini, ai ritratti dei pastori e contadini della Barbagia e di altri personaggi magistralmente immortalati dal vivo (prevalentemente in piccolo o medio formato, frontalmente, oppure di profilo, a mezzo busto o al massimo a tre quarti), questa grande tela rappresenta indubbiamente una rarità nella galleria ritrattistica del pittore olzaese.
Oltretutto, rispetto alle numerose opere catalogate o esposte nelle più importanti mostre retrospettive a lui dedicate (Sassari 1979, Olzai 1991, Sassari e Olzai 2005), questo dipinto appare l’unico raffigurante una figura femminile in costume di Orotelli, nella foggia alquanto simile a quella di Nuoro e Orani, soprattutto per quanto concerne il giubbotto (“su zippòne”).
In conclusione, si tratta di un’opera di notevole pregio che solo un grande maestro – come Carmelo Floris – poteva realizzare, ora acquisita al patrimonio collettivo del più importante museo etnografico della Sardegna, grazie alla generosità degli eredi di don Francesco Lostia.
E insieme ad altre opere d’arte di proprietà dell’Irse, il ritratto di Giovannica Falchi sarà probabilmente destinato ad arricchire il percorso espositivo museale, a supporto della splendida collezione di abiti tradizionali dell’isola.
Giangavino Murgia
L'autore ringrazia Andrea Mario Lostia per avere messo a disposizione la documentazione fotografia, per i suggerimenti e le notizie riguardanti la famiglia Lostia - Falchi.
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Dall'Istituto Superiore Etnografico della Sardegna:
«L'Isre esprime profonda gratitudine e riconoscenza agli eredi Lostia per la donazione del dipinto di Carmelo Floris "Ritratto della signora Giovannica Falchi".
Si tratta di un atto di profonda generosità, determinato sia dal valore materiale ed artistico intrinseco del quadro, che dal grande valore affettivo che il dipinto rappresenta per gli eredi Lostia.
Il quadro raffigura la madre della signora Alfonsa Lostia di Orotelli che, per volontà testamentaria, lo ha donato al nostro Istituto.
Sarà nostra cura valorizzare e far conoscere al più vasto pubblico dei fruitori culturali dell'Isre e delle sue attività, la grandezza di quest'opera».
Giuseppe Pirisi
Presidente del consiglio di amministrazione dell'Irse