L'agnello sardo si conferma il simbolo della Pasqua. E' il prodotto che si troverà in tutte le famiglie sarde e in molte di quelle del resto dello Stivale.
A differenza del Natale, infatti, quando nelle altri regioni italiane, per tradizione, si consumano altri secondi, a Pasqua l'agnello si conferma il piatto immancabile".
"Per Natale si macella la maggior quantità di agnelli, il 50 per cento della produzione totale sarda e se ne vendono tantissimi all'estero – spiega Antonello Milia, componente del Consiglio di amministrazione del Consorzio dell'agnello Igp di Sardegna e titolare dell'omonimo macello di Bortigali -. A Pasqua, invece, se ne lavora il 25%, ma la quasi totalità è consumata in Italia. A farla da padrone è la nostra Isola, dove se ne vende il 25% (percentuali che salgono se consideriamo che siamo solo oltre 1,6 milioni di abitanti)".
A crescere in maniera esponenziale è la richiesta dell'agnello sardo certificato Igp. "La richiesta cresce di anno in anno – conferma Milia -. Se da una parte dobbiamo registrare una tendenza a consumare meno carne dall'altra il consumatore è molto attento alla qualità e all'origine. Compra meno ma bene. Questa tendenza ce la confermano anche i rivenditori che ci chiedono sempre di più agnelli certificati".
La vendita quest'anno speculare a quella dello scorso anno. Ad abbassarsi, di poco è stato il prezzo pagato al pastore a 7 – 8 euro al kg per poi arrivare al consumatore finale a circa 10 – 12 euro.
"Il consumatore adesso è maturo e fa la spesa con coscienza – dichiara il presidente del Consorzio per la tutela della Igp agnello di Sardegna Battista Cualbu -. Lo testimonia l'apprezzamento per l'agnello certificato Igp, l'unico che da garanzie sull'origine e sulle qualità . Anche i pastori sono in linea con questa tendenza ed infatti in sei anni, dal 2010 al 2015, gli agnelli certificati sono passati da 69mila a 650mila. L'unica strada per difendere le nostre produzioni è appunto la certificazione, che garantisce e tutela sia il consumatore che il produttore".