Coltivare e allevare in Sardegna costa in media il 15% in piu’ rispetto alla media del territorio nazionale a causa dei prezzi piu’ elevati per concimi e gasolio, ma anche per mangime e foraggi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della mobilitazione che ha visto scendere in piazza accanto ai pastori gli allevatori, coltivatori di ortofrutta, vino, cereali e di altre produzioni impegnati a garantire la genuinità e l’originalità della vasta offerta agroalimentare di un territorio unico.
Secondo l’analisi dell’ufficio economico della Coldiretti in Sardegna sono piu’ cari i concimi dell’8%, i mangimi del 10%, il gasolio agricolo del 16% e il foraggio del 20% con effetti pesanti sull’attività delle imprese agricole. Si tratta degli effetti dell’isolamento geografico amplificati – denunciano gli agricoltori - da sistemi di collegamento insufficienti ed infrastrutture adeguate. Un disagio che – continua la Coldiretti - ha conseguenze anche sul piano sociale con il rischio dello spopolamento delle aree interne piu’ difficili.
Lo svantaggio competitivo strutturale pesa sull’agricoltura con la Sardegna che importa piu’ della metà del proprio fabbisogno alimentare mentre - sottolinea la Coldiretti - ci sono enormi opportunità dallo sviluppo di coltivazioni specializzate di avanguardia quali ortaggi e frutta, accanto alla valorizzazione di quelle storiche dell'ulivo e della vite che sono presenti nelle zone collinari. Senza parlare dell’allevamento bovino che - continua la Coldiretti - ha una tradizione secolare con una posizione di avanguardia nel rispetto ambientale grazie ai pascolo e allo sviluppo di filiere italiane al 100% con la linea vacca-vitello.
A frenare lo sviluppo di un settore importante sono anche i limiti sanitari nel caso del maialino sardo che non puo’ varcare i confini dal’11 novembre del 2011 a causa della peste suina africana anche se grazie al pressing della Coldiretti dall’ottobre 2015 il Ministero della Salute ha aperto all'esportazione fuori dall’Isola del maialetto sardo termizzato proveniente da allevamenti certificati. Il via libera - continua la Coldiretti - rappresenta un momento importante per iniziare un percorso che a breve consenta di poter dimostrare l’esistenza di tutte le condizioni sanitarie per consentire le esportazioni anche dei cosiddetti lungo stagionati per sostenere un settore determinante e creare nuovi posti di lavoro in Sardegna.
Sulle esportazioni pesano pero’ i maggiori oneri determinati dal costo e dai tempi di trasporto che colpiscono le produzioni simbolo della regione come i carciofi, riconosciuti universalmente per le grandi qualità, ma anche per il vino che vive una fase di espansione della domanda sostenuta da alcune produzioni come il vermentino che sono minacciate dal tentativo dell’Unione Europea di sradicare il legame delle varietà italiane con i territori, fortemente contrastato dalla Coldiretti.
Sotto accusa sono i problemi logistici che sono stati denunciati da quasi un imprenditore agricolo su tre (30%) sulla base dell’indagine Coldiretti/Ixe’. “Bisogna rimuovere gli ostacoli che impediscono di esprimere le enormi energie imprenditoriali presenti nell’agricoltura sarda che sta dimostrando una grande capacità di innovazione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “l’importanza di sostenere un modello di sviluppo agricolo da primato nel cogliere le nuove domande di sostenibilità ambientale e capace di integrarsi virtuosamente con il turismo”.