ltre 40 piccole imprese, tanti dipendenti, un prodotto artigiano di elevata qualità e notevole varietà, grande entusiasmo e la necessità di una legge regionale che possa tutelarli, farli crescere senza danneggiarli e, soprattutto, permettere di far conoscere la produzione anche fuori dall’isola.
E’ questo il “mondo” delle imprese birrarie della Sardegna che, ieri pomeriggio a Cagliari, si è riunito su iniziativa di Confartigianato Imprese Sardegna per analizzare le necessità del comparto e sviluppare azioni forti e immediate a sostegno del “sistema”.
La rilevazione di Confartigianato Imprese Sardegna
Sono 40 i birrifici (artigiani, agricoli e beerfirm) censiti da Confartigianato Imprese Sardegna (erano 19 nel 2009). In provincia di Cagliari sono 19, a Nuoro 8, a Oristano e Sassari, 6, e in Gallura 1. I comuni con più presenza di birrifici sono Cagliari con 4, Quartu con 3, e Carbonia, Guspini, Selargius e Oliena con 2.
Dalla rilevazione dell’Associazione Artigiana sulle imprese intervistate è emerso come il 50% delle aziende abbia l’isola come mercato esclusivo, il 25% sia già proiettato nel mercato nazionale e solo il 15% lavori già con l’estero.
In media, la produzione di ogni birrificio, la cui dimensione è di 2,5 addetti, non supera i 1.000 ettolitri l’anno e ha un fatturato medio che non supera i 100mila euro. Tra le richieste più importanti delle imprese, la consulenza per investimenti e per l’export, e la formazione.
Come certificano i recenti dati, il settore in Sardegna cresce di giorno in giorno. Un mondo, quello de piccoli birrifici, che arricchisce il territorio sardo, dove qualità e artigianato sono le coordinate fondamentali in cui s’inseriscono metodo di lavorazione, materie prime impiegate nonché professionalità, passione ed eccezionale competenza dei maestri birrai artigiani. Quindi, un vero e proprio fenomeno culturale e un settore in espansione, ricco di opportunità e buone prospettive, che Confartigianato Imprese Sardegna ritiene sia il volano di una crescita di filiera, evoluta e dinamica, con impatti e ricadute benefiche trasversali che vanno dal mondo dei coltivatori sino all’indotto del turismo enogastronomico ed esperienziale.
Apprezzamento è stato espresso dalle imprese per le opportunità offerte dai bandi regionali, pubblicati, e in pubblicazione, sull’internazionalizzazione e sull’innovazione e competitività delle medie e piccole imprese ma anche per le novità proposte dai bandi e dal programma di sviluppo rurale.
Nel corso della serata è stata condivisa l’analisi sia sulla Legge Nazionale di settore, che ha introdotto la definizione di “birra artigianale” e sia sulla recente proposta di Legge Regionale.
Le imprese e la Confartigianato sono convinte che anche in Sardegna sia tempo di porre le basi per una regolamentazione della “birra artigianale sarda” che in questo modo si preparerebbe a diventare un brand riconoscibile anche per la qualità, in virtù non solo delle materie prime ma anche, e soprattutto, del metodo di lavorazione. Questo processo produttivo, infatti, verrebbe riconosciuto anche a livello internazionale.
“Il settore sente fortemente la necessità di una regolamentazione che tuteli la produzione artigianale e la qualità – afferma il Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna, Stefano Mameli – e noi ci siamo messi a disposizione per ascoltare le imprese e condensare le loro richieste in un documento che potrebbe essere l’inizio di un percorso legislativo tutto sardo, il primo in Italia di questo genere”. “Ricordiamo che – sottolinea Mameli – a oggi nessuna regione italiana si è dotata di una propria normativa e la Sardegna potrebbe essere la prima in Italia ad avere un legge di questo tipo. Infatti, in Piemonte e in Umbria non sono entrate in vigore per decadenza dei termini, mentre in Veneto e in Abruzzo le Proposte sono attualmente in discussione”.
“Abbiamo necessità di una legge che ci faccia crescere, non ci danneggi o ponga inutili vincoli, e che informi correttamente il consumatore anche attraverso un marchio regionale che sia sinonimo di qualità e garanzie - hanno detto le aziende birrarie presenti nei vari interventi – perché la birra artigianale è un’assoluta eccellenza enogastronomica del nostro territorio, che va ulteriormente tutelata attraverso specifici provvedimenti. Qualora si approvasse una legge, ovviamente c’è necessità che poi venga effettivamente applicata insiemeai relativi controlli”. “Siamo qui perché la Sardegna ha bisogno di valorizzare la produzione artigianale dei microbirrifici, piccole aziende artigianali, con 3 o 4 addetti – hanno continuato - che sono riuscite a creare un ottimo prodotto apprezzato localmente, e che ora guardano anche ai mercati internazionali, quindi non rivolgendosi solo ed esclusivamente agli appassionati del territorio”.
Confartigianato ha ricordato di essere intervenuta al Senato presso la Commissione Agricoltura con una relazione a tutela del settore produttivo della birra artigianale, chiedendo specifici interventi normativi che abbattendo alcuni ostacoli, sia di natura fiscale che burocratica, possano consentire allo stesso di poter aumentare la sua capacità produttiva e la sua competitività.
“La nuova definizione che ne ha dato la Legge Nazionale mostra ancora delle lacune – riprende Mameli – ma rappresenta un passo in avanti importante anche per nuove future disposizioni, come la semplificazione degli adempimenti e la riduzione delle accise a carico dei micro birrifici che sino ad oggi non erano diversificati rispetto ai grandi impianti industriali. Il limite dei 200mila ettolitri è esageratamente elevato. Ci saranno occasioni per introdurre integrazioni e correzioni, del resto si tratta di passaggi che, come la definizione di birrifici indipendenti, sono già stati previsti dalla direttiva europea CE 92/83/CEE”.
Secondo la definizione che ne da la normativa, la “birra artigianale” è un prodotto ottenuto mediante un procedimento di produzione discontinuo ove l’intervento diretto del birraio che sovrintenda e coordina l’intero ciclo produttivo è prevalente rispetto all’utilizzo delle tecnologie automatizzate ed è realizzato con l’impiego di materie prime genuine in modo creativo e innovativo. Ciò consente la produzione di diversificati tipi di birra e conseguente varietà di gusti offerti che dal punto di vista organolettico si differenziano da quelli più standardizzati ottenuti con tecniche di tipo industriale.
I microbirrifici sardi, quelli con produzione inferiore ai 200.000 ettolitri annui, per poter competere ad armi pari con la concorrenza europea avrebbero bisogno di una riduzione dell’accisa rispetto a quella del settore industriale e calcolata in base all’ammontare di produzione annuale, attraverso la predisposizione di scaglioni di sconti in aumento al decrescere delle quantità prodotte, come già avviene nella maggior parte dei paesi europei.