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"Caro Ciriaco..." Grazia Deledda e le celebrazioni nuoresi: la risposta alle polemiche

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Caro Ciriaco,

permettimi di esprimere, in prima battuta, sincero apprezzamento per i toni usati nella nota, pacati ma decisi - conformi, peraltro, al tratto cortese e risoluto della tua persona. Dote rara in questi tempi in cui, specie nei social media, spopolano critici d'arte da Settimana Enigmistica, polemisti per hobby (talvolta per professione, non avendone altra), detrattori in malafede, diffamatori seriali ed ex amministratori livorosi, dimentichi del loro trascorso nefasto o, nella migliore delle ipotesi, insignificante.

Nondimeno, spunti interessanti si possono cogliere dal contenuto delle tue osservazioni sulle quali sono ben lieto di misurarmi, come peraltro ci è già capitato di fare, con la consueta schiettezza.

Vorrei iniziare dalle riflessioni sulle quali siamo d'accordo.

Nuoro deve diventare una città Deleddiana. Rilancio, sottoscrivendo quanto sostiene Marcello Fois: Nuoro è già capitale letteraria. Anzi, per usare un'espressione presa in prestito dal freddo gergo legislativo recente, Nuoro è - sicuramente in Sardegna - la città metropolitana della letteratura.

Lo dimostra, intanto, il suo passato che è si quello di Grazia Deledda, ma è anche quello di Salvatore e Sebastiano Satta, di Bachisio Floris, passando poi per quelli nati nel circondario come Salvatore Cambosu. Lo testimonia tuttavia anche la produzione attuale di scrittori, non solo nuoresi come lo sono Maria Giacobbe e lo stesso Marcello Fois, ma che parafrasando proprio Salvatore Satta “guardano a Nuoro come alla seconda patria”.

Ecco tu, Ciriaco, sottolinei da tempo la mancanza di visione: io da altrettanto tempo ti ribadisco che la nostra visione, e direi missione, è quella di creare e alimentare questa consapevolezza. Quella di essere parte attiva di una capitale letteraria.

E qui probabilmente le nostre opinioni si dividono: tu insisti molto, direi unicamente, sulla dimensione internazionale cui proiettare la Nuoro Deleddiana; io, invece, sostengo che bisogna ANCHE lavorare sui nuoresi, sul loro essere coscienti dell'immenso patrimonio culturale di cui, spesso immeritatamente, siamo eredi. Tu poni con forza l'accento sul messaggio da offrire al mondo (e quindi, qui giustamente, ti duoli delle mancate traduzioni in un inglese accettabile delle opere di Grazia); io invece ANCHE sulla costruzione del messaggio, ovvero mi preoccupo di cercare di contribuire ad avere contezza di quello che siamo stati e che siamo, perchè solo in tal modo riusciremo a comunicarlo, in inglese, in catalano, in persiano o in tamil che sia.

Per dirla breve, mi spaventa meno la mancanza di un cartello piuttosto che sentir dire a un bambino di Furreddu, di Istiritta, di Monte Gurtei che “Canne al Vento” è la pizzeria dove festeggia il compleanno del compagno di banco e che “L'Edera” è il bar vicino alla stazione dove il padre va a fare colazione! Io credo, in breve, che i due aspetti siano complementari e non alternativi.

Certo, anche le “città metropolitane letterarie” devono prevedere la cartellonistica e predisporre una toponomastica coerente col contesto. E a tal proposito ne approfitto per dire che la tua proposta di intitolare alla Deledda parte del corso è interrante e su questa si potrebbe utilizzare un particolare strumento di democrazia diretta qual è il referendum consultivo previsto dall'art. 49 dello Statuto comunale, attraverso il quale i cittadini potranno pronunciarsi.

Non mi addentro nel giudizio sulla statua, su come si è voluta interpretare e attualizzare Grazia Deledda, nonchè sulla sua collocazione. A me basta la spiegazione artistica del suo autore, che trovo assolutamente insindacabile. Ti confermo, invece, che il sito circostante sarà oggetto a brevissimo di significative modifiche, di concerto ovviamente con l'artista, che valorizzeranno il monumento e che espliciteranno meglio il messaggio che l'opera intende dare.

Ne approfitto in questa sede per chiarire alcuni aspetti su altre due questioni sulle quali, mi pare, si sia creata un po' di confusione: scelta dell'artista e costo dell'opera.

Sulla prima, ritengo personalmente che le espressioni artistiche non debbano andare “a gara”. Il coinvolgimento della comunità non può essere così retoricamente proposto sotto forma di una partecipazione alla committenza, o tanto meno ad un semplicistico bando delle idee o addirittura di una “consultazione online”. Si tratta, infatti, non di manufatto monumentale (sarebbe bastato un calco industriale in serie e poi la fusione) ma di opera espressiva ad alto tasso interpretativo, come tale unica ed irripetibile. In ogni periodo storico la committenza pubblica ha deciso a chi affidare l'esecuzione di un'opera, senza che la qual cosa venisse interpretata come una sopraffazione della volontà dei cittadini. Cittadini, peraltro, che col loro voto ci hanno conferito il diritto di assumere anche queste decisioni. E' successo persino con la passata amministrazione, che ha commissionato direttamente a un bravissimo artista nuorese la realizzazione di diverse riproduzioni del Redentore, senza che per questo si sia gridato allo scandalo.

Circa il costo dell'opera, pari a 18 mila euro lordi dei 65 mila stanziati dalla Regione, va detto che circa l'ottanta per cento è stato impiegato per l'acquisto del bronzo, materiale che sarebbe servito anche se l'avesse realizzata Michelangelo. A ciò va aggiunto tutto il restante materiale e le spese dei numerosi viaggi che l'artista ha percorso per perfezionare la fusione.

Ciò precisato, debbo dire che un primo obiettivo, comunque, credo sia stato raggiunto: forse mai come questa volta i nuoresi si sono appassionati alla figura di Grazia Deledda e forse finalmente se ne sono riappropriati. Persino un consigliere comunale parrebbe abbia scoperto la sua esistenza, visto che nel suo programma elettorale composto di ben 45 pagine, il nome della Deledda non compare manco una (dico, una!) volta.

Mi farò, infine, parte diligente nel cogliere gli stimoli interessanti che offri, come peraltro insieme alla giunta abbiamo già fatto, inserendo nel calendario la visita della delegazione statunitense per aprire una finestra sul mondo, perchè li reputo mossi da autentico amore per la città, contrariamente ad altre posizioni strumentali da beghe di cortile.

Con Stima

Sebastian Cocco

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