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L'Igp ai culurgionis ogliastrini con fiocchi di patate è una vittoria monca per Coldiretti Nuoro Ogliastra

redazione
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"Il marchio Igp per i Culurgionis ogliastrini è una vittoria di Pirro”. Lo sostiene il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Simone Cualbu commentando la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della denominazione del marchio Igp Culurgionis ogliastrini.
“Con un disciplinare che consente, senza motivo, l’utilizzo dei fiocchi di patate si inficia la tutela e la valorizzazione di uno dei nostri prodotti tipici e tradizionali – spiega Cualbu -. Purtroppo si è persa una occasione storica e oggi festeggiamo una vittoria monca. Si è persa l’ennesima occasione per valorizzare la nostra tradizione agroalimentare, perché si è preferito usare un nome per fini di parte, anziché fare un ragionamento di filiera. Si è lavorato per dividere anziché fare squadra.
I Culurgionis nascono come piatto tipico e povero dell’ambiente agropastorale, con l’utilizzo delle materie prime della zona, in primis le patate, risorsa alimentare di cui tutti potevano disporre.
“Ci siamo battuti perché nel disciplinare fosse riconosciuto il vero Culurigionis – sostiene sempre Simone Cualbu -. Si è invece dato il via libera ad un disciplinare che prevede la facoltà di produrre la tradizionale pasta ogliastrina con i fiocchi di patate di derivazione industriale e di provenienza centroeuropea (Olanda, Belgio, Francia e Germania), anziché con la sola patata, come avevamo richiesto nel rispetto della tradizione”.
Sicuramente non si potrà addurre come scusa la mancanza della materia prima. In Sardegna ogni anno si producono 469mila quintali di patate (di cui ben 26mila nella sola Ogliastra), mentre si consumano in media 2.500 quintali di Culurgionis. Insomma le patate sono addirittura reperibili in loco, assicurando il giusto legame con il territorio della pasta ogliastrina.
“Come associazione siamo in prima linea per la promozione dei marchi geografici che tutelano i prodotti agroalimentari tradizionali sardi – conclude Cualbu -. Questi però devono avere dei disciplinari in cui si contempli una filiera tutta sarda, dalla produzione alla trasformazione”.

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