Nella seduta di Giunta del 12 dicembre scorso gli amministratori gavoesi hanno recepito una proposta nata all'interno della Commissione Benessere Sociale rispetto alla intitolazione alle donne, alla loro forza, alla loro creatività e alla lotta per una parità reale nei diritti e in tutte le sfere della società , di una suggestiva piazza del centro storico, nel rione Mesu Bidda, nello spicchio di granito fra Via Cagliari, Via Azuni e Via Sant'Antioco.
Il toponimo proposto dalla Commissione, e accolto dopo attenta analisi dagli amministratori, è "Pratza de sas Fèminas". Le motivazioni sono ampiamente esplicitate nel testo della delibera frutto della sintesi degli stimoli e delle idee della Commissione svolta dalla Consigliera e Capogruppo di Maggioranza Loredana Marchi.
"La Commissione Benessere Sociale si è riunita per ben tre volte per discutere questo tema – afferma Enrico Mura, assessore di riferimento –. Numerosi membri sentivano l'esigenza di proporre un simbolo di affermazione e riscatto femminile guardando alle donne come preziosa componente della società , cercando una visione positiva lontana dagli stereotipi di donna vittima o sottomessa. La Commissione, composta da una ampia maggioranza femminile ha elaborato così l'idea di una piazza dedicata a tutte le donne nel pieno riconoscimento della loro forza, creatività , cittadinanza attiva. Come amministratori e amministratrici – conclude Mura - abbiamo accolto con gioia questa proposta che adesso, come prevedono i regolamenti, proponiamo alla Prefettura per la definitiva intitolazione. A conclusione dell'iter intendiamo proporre un evento inaugurale dedicato al protagonismo femminile, alle politiche per l'uguaglianza delle quali purtroppo ancora c'è bisogno".
"Considerati i fondamenti politici della nostra amministrazione riguardo al tema dell'equità , della lotta alla discriminazione, per il superamento delle disparità di genere – sostiene Loredana Marchi - si è deciso di intitolare la piazza comunemente chiamata Mesu bidda, Pratza de sas Fèminas, al fine di individuare un luogo simbolico da dedicare alle donne e celebrarne l'emancipazione. Ha ancora maggior forza questa scelta perché proveniente da un processo partecipativo quasi esclusivamente al femminile. Il toponimo – spiega la consigliera -, volutamente in sardo, nasce dalla memoria e dalla consapevolezza culturale che ha permesso alle donne della nostra isola di gettare delle pietre miliari dell'emancipazione in Italia: sarde sono state, infatti la prima medico condotto, la prima sindaca, la prima premio Nobel, per citarne alcune. Queste donne eccezionali, assieme a numerose nostre concittadine laboriose, studiose e impegnate, - conclude Loredana Marchi - hanno ribaltato gli stereotipi che troppe volte imprigionano le donne in ruoli subalterni, o le condannano a percepirsi come individui più deboli e per questo vittime designate della violenza, del sopruso, dello sfruttamento che purtroppo emerge nelle cronache passate e presenti".
"Per restituire il ricordo migliore di quello che siamo state e vogliamo continuare ad essere – si legge nel testo della Delibera - il toponimo sarà affiancato da una targa con la dicitura "liberas, rispetadas, uguales" che ne completa e ne esplicita pienamente il significato".
Con la celebre frase del poeta Peppinu Mereu, declinata al femminile, la comunità di Gavoi vuole condividere una speranza e un augurio per le donne di tutto il mondo, affinché siano capaci di resistere oltre il dolore e il lutto per quelle che sono state vittime di abusi, violenze e soprusi, per costruire insieme un percorso che renda giustizia a tutte, e a tutti, senza distinzione di genere, classe sociale, credo, nazionalità , appartenenza etnica e culturale.
"Conosciamo tutti, purtroppo, le storie delle nostre concittadine che hanno perduto la vita per mano violenta – aggiunge il Sindaco Giovani Cugusi – ma, la violenza di genere, fisica o psicologica, troppo spesso si annida e si nasconde agli occhi dei più. È necessario combattere questi fenomeni soprattutto attraverso l'educazione e la crescente consapevolezza. Crediamo che anche i simboli, le parole, la cultura, i luoghi – conclude il sindaco - possano contribuire a comunicare un senso di comunità , di vicinanza, di riscatto, di forza, di affetto verso le donne alle quali la nostra società deve tantissimo e grazie alle quali potremo costruire un migliore futuro".