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I giochi tipici della tradizione sarda

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Il gioco ci racconta molto degli esseri umani e della loro cultura, in ogni epoca e in ogni contesto sociale. Antichissimi reperti ci testimoniano che sin dalle origini della civiltà gli esseri umani hanno creato forme di aggregazione molto complesse intorno al gioco. Tanti di questi antichi passatempi sono arrivati fino a noi. Basti pensare che negli scavi archeologici di città millenarie della Mesopotamia sono stati rinvenuti dadi da gioco in tutto simili a quelli odierni. I greci e i romani hanno dedicato molto spazio al gioco e al tempo libero, elementi centrali della loro socialità. Molti dei giochi praticati nell’antichità si sono diffusi in tutto il Mediterraneo, divenendo le basi di tanti giochi tradizionali, che nei secoli si sono diffusi in molte regioni e sviluppati in modo nuovo, dando origine a usanze caratteristiche locali, che restano vive ancora oggi.

Negli ultimi anni il gioco si è evoluto sempre più rapidamente. A livello globale si sono affermate grandi piattaforme online come PokerStars ma anche versioni online di giochi classici come Chess.com, che hanno cambiato profondamente il modo di vivere il gioco. Basti pensare a come il poker online sia diventato una moda a livello mondiale negli ultimi tempi, un vero e proprio fenomeno di costume globale dei primi anni Duemila. Oggi basta un dispositivo connesso nella rete per accedere a un’offerta impensabile fino a pochi anni fa. Inoltre, il mercato dei videogiochi ha rivoluzionato per sempre il modo di vivere l’intrattenimento, con esperienze di gioco sempre più straordinarie, realistiche e coinvolgenti. Eppure, nonostante oggi il nostro tempo libero viva un’inedita tecnologizzazione, i giochi della tradizione continuano ad affascinare. La loro essenzialità probabilmente non catturerà le generazioni più giovani, eppure ci racconta molto della nostra storia e della nostra identità. Non a caso, negli ultimi anni, si sono svolte diverse iniziative per riscoprire e preservare i giochi della tradizione sarda, i giogus antigus. Diverse associazioni si sono poste questo obiettivo, per promuovere la cultura sarda e per proporre nuove forme di aggregazione basate sulla riscoperta dell’antico.

 

L’identità di una Sardegna rurale

Fino a una settantina di anni fa, l’economia della Sardegna ruotava quasi esclusivamente intorno all’agricoltura e alla pastorizia. In questo tipo di società i consumi erano molto ridotti. Non si buttava via nulla, tutto poteva essere riutilizzato in modi nuovi. Quando le persone prendevano una pausa dal loro duro lavoro nei campi si dilettavano con poco. Un nocciolo di albicocca forato poteva diventare un fischietto. Dalle canne si potevano ricavare flauti, archi e fucili giocattolo. Vecchie stoffe arrotolate e tenute insieme da spaghi potevano diventare un pallone. Per cercare un po’ di svago si utilizzava tutto quello che la natura poteva offrire. I giochi più diffusi erano molto semplici, essenziali, ma molto amati. Riunirsi per giocare era, infatti, un’occasione di socializzazione molto importante, e nella loro semplicità, i giochi coinvolgevano tutto il paese.

Bambole e cavalli di legno

Tra i giochi più diffusi troviamo le “pipìas de canna e de zappu”, ovvero delle bambole costruite con materiali facilmente reperibili nelle case di campagna: legno, avanzi di stoffa, stracci, rafia e lana. Questi elementi venivano cuciti insieme per creare il corpo della bambola, alla quale poi venivano aggiunti dettagli come bottoni e ricami per delineare un viso dalle fattezze umane. Con la lana e la paglia si realizzavano i capelli.

Utilizzando una canna si poteva realizzare anche un “cuaddu de canna”, ovvero un giocattolo tipicamente maschile che riproduceva un cavallo. All’estremità superiore della canna veniva infatti apposta una testa di cavallo in legno, oppure di tessuto. Si giocava quindi a cavalcarlo.

 

La trottola

Un altro gioco tradizionale molto diffuso era quello della trottola, “sa bardunfula”. Si aggiungeva una punta di metallo a un legno dalla forma conica e dalle scanalature intagliate. Il cono veniva avvolto da uno spago. Ci si sfidava lanciando la trottola su un piano liscio. Vinceva la trottola che restava in piedi girando su sé stessa più a lungo. Simile alla trottala c’era anche il “su stentu” (dal sarda “stentai” ovvero “aspettare”). Questo era un fuso legato a un pezzo di spago che veniva fatto oscillare come l’equivalente di un moderno yo-yo.

 

Il tirone

Vi erano poi molti giochi da praticare all’aperto, come ad esempio il tirone. Si tracciava una grande scacchiera a terra e con un piedi si tirava un coccio, tenendo l’altro piede sollevato. Se il coccio si fermava su una delle righe che delimitavano una casella, la casella successiva diventava proprietà dell’avversario. Al turno successivo bisognava quindi saltare oltre quella casella.

 

La Torre

Uno dei giochi che richiedeva maggiore forza fisica e abilità era “la torre”, “sa turre”. I ragazzi più robusti si disponevano in piedi e sopra di loro si disponeva un numero minore di giocatori, sempre in piedi, in modo tale da formare una piramide umana. Vinceva la piramide capace di restare in piedi più a lungo delle altre.

 

 

Le Olimpiadi del Gioco Tradizionale

La passione per questi giochi resta viva. Nel Comune di Baradili, piccolo borgo medievale dell’oristanese, nella seconda metà di settembre si tengono le Olimpiadi del gioco tradizionale della Sardegna. Centinaia di ragazzi che provengono da ogni parte dell’Isola indossano abiti tradizionali come le camicie bianche, i pantaloni in fustagno e i cappelli da contadino “sa berritta”. Le ragazze indossano gonna lunga e grembiule. Si incontrano per sfidarsi a giochi popolari risalenti ai primi anni del Novecento come “su giugu”, “su cigneddu” e “luna monta”. In questo contesto vengono ricostruiti molti giocattoli della tradizione, e non solo. Si recitano anche filastrocche e poesie, si raccontano fiabe e leggende sarde. Lo scopo della manifestazione è quello di proteggere il patrimonio culturale della Sardegna.

 

Il Museo del Giocattolo tradizionale della Sardegna

Oggi ad Ales sorge il Museo del Giocattolo tradizionale della Sardegna, un luogo che raccoglie proprio le tracce di questo passato ludico. I giocattoli esposti sono stati creati da ragazzi, assistiti dal professor Nando Cossu, raccogliendo informazioni direttamente dai nonni e dagli anziani di paese. Si è cercato di riprodurre questi giocattoli nel modo più fedele possibile, privilegiando l’uso di materiali antichi reperibili ancora oggi in Sardegna. I giocattoli sono stati classificati in diverse categorie: bambole, armi giocattolo, mezzi di trasporto, oggetti musicali, giochi di abilità e di movimento. Il museo è gestito dalla Cooperativa Sociale Onlus Cultòur Sardegna. È possibile visitarlo dal martedì alla domenica o tramite prenotazione.

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