Da parte nostra non c'è alcuna intenzione di guardare indietro, e certamente non vogliamo la restaurazione del parco nazionale del Gennargentu, idea bocciata dalle popolazioni locali. Da imprenditori innamorati del nostro territorio guardiamo avanti e proponiamo – partendo da un ambiente unico nel Mediterraneo – un modello in grado di promuovere in tutto il mondo le nostre eccellenze enogastronomiche, artigianali, culturali, ambientali e turistiche attraverso un marchio territoriale unico, che rappresenti il vero valore aggiunto delle nostre produzioni. Il tutto con l'obiettivo di far conoscere il nostro territorio e i nostri prodotti in un mercato globale e sempre più competitivo.
E non è vero che guardiamo indietro, la nostra è un'idea diversa da quella del passato: non vogliamo un parco di vincoli ma pensiamo a un'area protetta che consenta di coniugare la tutela e la valorizzazione della natura allo sviluppo di attività produttive, soprattutto nel settore dell'agroalimentare, dell'artigianato tipico e del turismo ambientale. Una formula che – senza vincoli – permetta alla montagna di farsi il motore di sviluppo dell'economia, basata su produzioni locali di qualità . Una formula da condividere con le popolazioni locali mantenendo intatta la potestà dei Comuni. Pensiamo a un modello di sviluppo turistico basato sul binomio cultura-ambiente, in grado di attrarre finanziamenti per i centri storici e dare parziali risposte anche all'edilizia, settore in piena crisi. L'idea – da condividere e costruire dal basso sulla scia di quanto sta avvenendo in altri territori come per esempio a Dorgali che ha chiesto l'istituzione dell'area marina protetta – potrebbe funzionare come vero attrattore turistico della Sardegna centrale consentendo così l'allungamento della stagione turistica e promuovendo una maggiore integrazione mare-montagna.
Questo modello di sviluppo ambientale – su cui fondare la costituzione di un marchio d'area – rappresenta il modo migliore per promuovere il valore di una natura sapientemente preservata, rendendola accessibile ai tanti che ne sono attratti, e per adottare una strategia di crescita economica che sappia tramutare il patrimonio naturale e paesaggistico in un'occasione di sviluppo coerente e duraturo per le popolazioni locali, invertendo l'attuale tendenza al degrado socio-economico. Confindustria denuncia da due anni lo stato comatoso delle zone interne che negli 5 anni hanno perso 6mila abitanti (un intero paese). I dati sono da brivido: 20% di disoccupazione, 40% di disoccupazione giovanile, 15% di dispersione scolastica, 17.000 € di reddito annuo medio pro-capite (inferiore alla media provinciale e nazionale).
A partire da questo, in più di un'occasione (con interventi sulla stampa, assemblee e incontri) abbiamo proposto un'idea di sviluppo turistico-ambientale che attraverso la massima condivisione della popolazione locale sia capace di capitalizzare al massimo il nostro patrimonio ambientale e in base al quale la natura, sapientemente tutelata, ottenga un riconoscimento nazionale e internazionale.