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La crisi non è solo economica, è anche decadenza morale

di don Pietro Puggioni

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Sarebbe interessante passare alla moviola il tono della voce, la espressione dei volti, la temperatura dei cuori nello scambio di auguri per il nuovo anno. Tutti dovremo parlare della fatica della speranza, forse anche di morte della speranza.

Nel comune parlare la crisi della speranza è legata a quella economica che genera rabbia contro la politica, maledizione sui centri di potere finanziario, sospetto gridato di corruzione generale: “non b’at unu prammu ‘e terra sana”. Va chiarito subito un equivoco. La crisi non è solo economica; è un fenomeno compleso, dai tanti volti. E’ anche culturale, cioè incapacità di progettualità, è decadenza morale. Le reazioni hanno dato speranza di cambiamento solo per poco tempo, poi tutto si è frammentato: vedi il G8 di Genova, il riaffacciarsi delle Br, la rivoluzione di Grillo...

Finora si è vissuto con un tenore di vita superiore alle reali possibilità, con l’illusione di una crescita senza fine. L’Europa conta meno di prima, Cina, India, Brasile, Africa prendono coscienza della propria identità, sempre meno disposte a essere sfruttate.

Le strade della speranza iniziano dalla convinzione che l’uomo di ieri e di oggi ha dentro di sè le risorse per uscire dalla crisi. Gli adulti possono raccontare la propria avventura dopo la guerra; ma sono chiamati a una rinnovata attenzione e a una onesta responsabilità verso le nuove generazioni. Tutti comunque siamo chiamati a cambiare molti modi di vita.

In questi giorni abbiamo accolto il messaggio di Papa Francesco, apripista di tante strade nuove, sul coraggio della speranza dalle mura di casa al mondo. La strada della speranza parte dal presepio del proprio cuore, prima che dalla onestà degli altri.

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