Perché snaturare gli agriturismi?
E’ la domanda che ci si pone leggendo la legge sugli agriturismi licenziata il 10 dicembre scorso dalla V° commissione.
Una legge attesa e necessaria che tuttavia non va nella direzione auspicata dalla Coldiretti e dagli agriturismi di Terranostra in quanto non tutela la loro vera natura: la complementarietà e la connessione con l’attività dell’azienda agricola ed un forte legame con il contesto territoriale. Insomma l’agriturismo è innanzitutto l’espressione dell’azienda da cui nasce.
Perciò dove è prevista la somministrazione dei pasti la provenienza prevalente della materia prima deve essere di produzione aziendale. E laddove l’azienda non copre con propri prodotti, questi devono essere integrati con le produzioni di altre aziende agricole sarde.
E’ il principio cardine che salvaguarda e valorizza le produzioni dell’azienda agricola principalmente ma anche il made in Sardinia in generale, in quanto garantisce il consumo di prodotti a km0 secondo la filosofia sempre sostenuta e praticata da Coldiretti.
Principi che svaniscono in questa legge. Nell’articolo 4, quello relativo alla provenienza dei prodotti utilizzabili nella somministrazione dei pasti, alimenti e bevande, è prevista, infatti, una percentuale modesta di prodotti di origine aziendale. Appena il 35%.
Si potrà , invece, acquistare il 45 % di prodotti provenienti da altre aziende agricole, regionali a marchio biologico, a denominazione protetta, a denominazione di origine, fino a quelli agroalimentari regionali tradizionali inseriti nell'elenco nazionale di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto ministeriale 8 settembre 1999, n. 350 (Regolamento recante norme per l'individuazione dei prodotti tradizionali di cui all'articolo 8, comma 1, del D.Lgs. 30 aprile 1998, n. 173).
Punto quest’ultimo fallace, in quanto, nonostante le apparenze, consente l’utilizzo di prodotti con materia prime non sarde. E’ possibile per esempio comprare un pane carasau, rispettando dunque il crisma di tradizionale, ottenuto da farina extraregionale.
Se poi sommiamo il 20% di prodotti che sono totalmente svincolati da ogni obbligo ne consegue che l’agriturismo può somministrare il 65 % di cibo e bevande di provenienza extraziendale.
Articolo che va assolutamente modificato. Secondo la Coldiretti e Terranostra si deve salvaguardare il principio della prevalenza dei prodotti somministrati di provenienza aziendale per non tradire il significato e lo spirito dell’agriturismo che invece ha bisogno di essere tutelato rispetto a quelle forme di ristorazione collegate artatamente all’agricoltura.
Aumentando la quota di prodotti aziendali si risolve anche la questione di porre dei limiti all’esercizio dell’attività agrituristica (articolo 7). Non c’è infatti motivo di porre dei vincoli nella somministrazione dei pasti (100 giornalieri, 1800 mensili). Quote di autoproduzione più elevate costituiscono di per se un calmieratore del numero dei pasti somministrati.
La legge, pertanto, necessità di alcune modifiche che possano preservare i legame inscindibile tra agriturismo e azienda agricola.
Coldiretti e Terranostra auspica che ci si muova in tale direzione. Tuttavia è bene precisare fin d’ora che in caso contrario tutti gli agriturismo di Terranostra garantiranno ugualmente, pur senza la prescrizione di una norma, la prevalenza delle produzioni della propria azienda.