Due fratelli di Gavoi, Giovanni e Simone Zedda sono agli arresti domiciliari per coltivazione di marijuana. I giovani, entrambi ventenni, sono stati incastrati dall’esame del Dna compiuto dal Ris di Cagliari su alcuni mozziconi di sigaretta trovati sul luogo della coltivazione: in agro di Olzai in località Maleurbei.
La scoperta. i militari della Compagnia Carabinieri di Ottana, coadiuvati dai colleghi dello Squadrone Cacciatori di Sardegna ad agosto dell’anno passato hanno svolto un servizio perlustrativo nell’agro della giurisdizione per la prevenzione e la repressione della coltivazione di sostanze stupefacenti rinvenendo una piantagione composta da centinaia di piante di marijuana, dell’altezza compresa tra i 50 e i 150 cm.
I carabinieri erano riusciti ad individuarla nonostante le notevoli difficoltà legate ad una particolare morfologia del territorio barbaricino che non permetteva una agevole perlustrazione. Agli occhi dei militari si sono presentate varie piazzole coltivate in maniera certosina con una cinquantina di piante ognuna. Tutto era curato nei minimi particolari; per l’irrigazione infatti era presente un funzionale sistema a goccia, che quotidianamente veniva attivato per fornire il sufficiente apporto d’acqua. L’intero complesso formato da tubi in gomma si alimentava direttamente da una fonte naturale posizionata ad una distanza di circa 300 metri dalla piantagione e il cui regolare corso era stato quindi opportunamente deviato. I coltivatori, per assicurare una certa cornice di sicurezza a chi direttamente operava sulle piante, si posizionavano in vari punti che permettevano l’osservazione sulle aree circostanti in modo da attivare il dispositivo in caso di presenza di pattuglie in zona. Uno di questi punti di osservazione, attrezzato anche di binocolo, era stato individuato dai Carabinieri.
In seguito alla scoperta i Carabinieri hanno provveduto a estirpare l’intera piantagione ponendola sotto sequestro in attesa di provvedere al relativo campionamento per le analisi.
L’arresto. Ieri sera i Carabinieri della stazione di Gavoi al comando del maresciallo Mirco Granocchia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari con installazione del braccialetto elettronico, firmata dal gip dottor Mauro Pusceddu su richiesta del pm dottor Andrea Schirra.
Nei guai anche il padre. Nel corso della perquisizione effettuata dai Carabinieri all’interno dell’azienda agricola di famiglia, è finito nei guai anche il padre dei due arrestati, il quale dovrà rispondere di tentato furto di energia elettrica. Aveva infatti escogitato un sistema per falsare la lettura dei consumi di energia elettrica posizionando una calamita all’interno del contatore dell’Enel.