Dopo tanta fatica e sforzi per far entrare il settore commercio nei bandi a valere sui fondi europei, c’è ora il rischio reale che parte di queste non vengano ammesse al beneficio.
Si sta infatti verificando che sul bando T1 RAS “Competitività delle imprese”, molti dei richiedenti il beneficio si sono visti recapitare il medesimo preavviso di rigetto della domanda, con addotte le seguenti motivazioni: “ il piano degli investimenti produttivi presentato dalla richiedente, concernente l’ammodernamento del punto vendita, non risulta riferibile ad un investimento iniziale…..”. In altri casi si è verificato in modo per niente canonico (trattasi di un procedimento amministrativo), il ricorso anche a telefonate, per richiedere ulteriori informazioni inerenti l’istruttoria delle pratiche.
Il bando di agevolazione, si inserisce in un quadro di azioni che utilizzano l'Innovazione come leva a sostegno della competitività e dell'imprenditorialità delle MPMI ed è rivolto ai diversi settori dell’economia: industria, artigianato, commercio, turismo, servizi, etc. Purtroppo le regole del gioco sono state scritte per il settore industriale e di volta in volta vengono adattate agli altri settori di riferimento. E questo genera distorsioni nei processi di valutazione. Sembrerebbe che gli istuttori siano affetti dal virus “dell’industrialesimo”, ovvero reputano di poter valutare le attività commerciali alla stessa stregua e con le stesse regole dell’industria.
Ciò che non è stato ben compreso è che nel settore commercio in particolare, il concetto di “Innovazione” assume connotati del tutto particolari. In tale settore, tipicamente si comprano merci destinate a loro volta alla rivendita, e in tali contesti, l’innovazione di prodotto di fatto non esiste e pertanto l’innovazione di processo al limite può riguardare il solo canale di distribuzione.
Appare evidente che chi ha istruito le pratiche, non ha capito che nel campo del commercio, l’innovazione si identifica con la c.d. innovazione soft o “innovazione infrastrutturale” (tra l’altro descritta nel bando) e che consiste nella trasformazione, ammodernamento, ristrutturazione o ampliamento del punto vendita, rifacimento e/o adeguamento di impianti ed opere connesse; l’ammodernamento del punto vendita tramite acquisto di arredi, macchinari ed attrezzature finalizzate allo svolgimento dell'attività commerciale, nel loro insieme definiti dal bando stesso come investimenti in “Attivi materiali”.
Abbiamo provato a spiegarlo anche nei documenti ufficiali indirizzati agli organi competenti, ma sembra in modo del tutto invano. Eppure l’Assessore della Programmazione Paci, racconta che grazie al suo impegno finalmente anche il commercio potrà usufruire dei fondi europei, cosa mai accaduta prima, ma se poi chi valuta i progetti non è in grado di capirli allora è una vittoria di Pirro.
Nell’ultimo incontro che si è tenuto qualche a settimana fa a Nuoro con la Regione sui Fondi Europei abbiamo spiegato ad alcuni funzionari presenti le incongruità della valutazione e abbiamo richiesti di sederci ad un tavolo con loro per capire insieme come risolvere il problema, ma niente è ancora accaduto e molte imprese ora corrono il rischio a causa di questa ottusità valutativa di restare fuori dalla graduatoria.
C’è solo da ringraziare che il bando sia andato esaurito grazie al numero di imprese che in questo periodo hanno deciso di investire, segno che si vuole reagire alla crisi ancora in corso, quindi occorre agire subito prima che sia troppo tardi e mettere rimedio a queste assurdità valutative.