Nei giorni scorsi, con l'interrogazione parlamentare dei 5 Stelle, abbiamo appreso dalla stampa che a Ottana è presente solo una centralina di rilevamento ambientale, tra l'altro insufficiente per un’adeguata caratterizzazione dell’aria; l'altra è stata rimossa da sei, sette mesi , su disposizione della Regione e destinata a Tossilo.
Insomma, la tutela della salute dei cittadini del centro Sardegna è lasciata in mano alla buona sorte.
Sui sistemi di rilevamento e controllo appare emblematico il caso delle pecore nere che ha riproposto con forza il problema dell’inquinamento ambientale causato dall’industria chimica ottanese .
Nel centro Sardegna è attivo da quasi 40 anni un impianto di chimica di base, classificato ad alto rischio ambientale dal Ministero della Sanità nel 1985. In questo stabilimento, per anni sono state prodotte e smaltite sostanze tossiche e nocive, si sono verificati incendi e fughe di sostanze pericolose... il tutto senza un sistema di controllo o rilevamento degno di tal nome.
Eppure il risultato di questa industrializzazione selvaggia avrebbe causato diverse decine di decessi per tumore tra gli operai dello stabilimento, in modo particolare quelli del reparto acrilico, come denunciato dagli stessi operai (vedi L’Unione Sarda del 15 aprile 2012 “ Ottana fabbrica di tumori” e ancora dall’Unione del 16 Aprile 2012 “ Cimitero nel deserto”). Nel paese di Ottana e nei paesi del circondario ormai non si contano più le persone decedute per tumore e quelle sottoposte a trattamenti oncologici, allergologici e tiroidei.
La ASL, la Provincia e i Sindacati prima, e oggi l’Arpas, tuttavia, rassicurano che le emissioni sono sempre nei parametri di legge.
La verità è che se a Ottana non ci sono mai stati controlli è perché nessuno li ha mai voluti. Era necessario tenere in piedi l’industria a tutti i costi. Da sempre la classe politica sarda, di destra e di sinistra, con il contributo decisivo dei sindacati, ha voluto convincerci che questo era l’unico modello di sviluppo possibile per il centro Sardegna. La decisione di realizzare una centrale a carbone a Ottana rappresenta la volontà di proseguire nella stessa direzione.
Dopo anni di incurie e di negligenze della politica, a noi cittadini non rimane che auspicare fortemente, come unica possibilità di cambiamento per Ottana, l’intervento della Procura della Repubblica, così che anche nel Nuorese - come è avvenuto in altre realtà, ad esempio quella di Taranto - un gruppo di magistrati coraggiosi decida di prendere in mano la situazione.
Solo così si potrà pensare seriamente di percorrere strade alternative e procedere al risanamento e alla riqualificazione del sito industriale, a favore di una politica orientata verso uno sviluppo sostenibile ed ecocompatibile del territorio.