OLZAI. Il 14 ottobre del 1968, in seguito a un incidente stradale sulla Carlo Felice, moriva a Sardara il settantenne Giuseppe Murgia medico e politico olzaese.
Il giorno seguente, con una imponente partecipazione di autorità e di popolo, si svolsero i solenni funerali nella Cattedrale di Nuoro, dove il Coro Barbagia eseguì la messa di Requiem di Lorenzo Perosi.
A conclusione del rito, il senatore Salvatore Mannironi (1901-1971) tenne un’orazione funebre sul sagrato della chiesa, ricordando i meriti dell’amico e compagno di partito.
Molto partecipata fu anche la messa in suffragio celebrata a Olzai il successivo 26 ottobre.
Le spoglie di Giuseppe Murgia riposano nella tomba monumentale della famiglia Mura-Musina-Murgia nel cimitero di Nuoro, la città dove aveva vissuto gran parte della sua vita.
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Nato centoventi anni fa a Olzai, Giuseppe (Peppino) Murgia – oltre che apprezzato medico e pioniere della radiologia in Sardegna – è stato uno dei fondatori della Democrazia Cristiana nuorese.
Dal 1949 al 1965, fu consigliere della Regione Autonoma Sardegna per sedici anni consecutivi.
Durante la terza legislatura, ricoprì la carica di vicepresidente del Consiglio regionale per quasi un biennio. Decano dei consiglieri nella sua ultima legislatura, non si presentò alle successive elezioni del 13 giugno 1965.
In qualità di primo assessore regionale ai lavori pubblici per sei anni consecutivi (dal 1949 al 1955), presentò diverse proposte di legge.
In particolare, si ricorda la Legge regionale numero 9 del 12 marzo 1950 (detta «Legge Murgia»), costituita da un piano di opere pubbliche urgenti di quasi 1.200 milioni di lire e definita, dal medesimo estensore, come «l'atto autonomistico più importante» adottato fino a quel momento dalla Regione, nonostante un bilancio contabile «di pronto soccorso».
Pur disponendo di modeste risorse finanziarie, l'assessorato da lui guidato durante le prime due Giunte Crespellani riuscì a finanziare quattrocento opere pubbliche, per un totale di 8 miliardi di lire.
Sempre per sua iniziativa, nel 1956 il Consiglio regionale approvò la Legge n. 8 per l'istituzione dell'Albo regionale degli appaltatori di opere pubbliche. Nello stesso anno, sua anche la proposta di una legge nazionale per alcune «Modifiche ed aggiunte a leggi statali sui lavori pubblici», finalizzata a trasferire alcune competenze dallo Stato alla Regione e in modo da consentire anche ai piccoli comuni isolani un accesso più agevole ai contributi previsti dalla «Legge Tupini» numero 589 del 1949.
Giuseppe Murgia aveva una chiara visione dell'Autonomia, che considerava «non come un semplice passaggio di funzioni amministrative dallo Stato alla Regione, ma come un mezzo di rinnovamento per la Sardegna».
Infatti, in veste di primo assessore regionale degli enti locali (dal 1958 al 1961), svolse un complesso lavoro per trasferire il controllo degli atti amministrativi emanati dagli enti locali dalle prefetture ai nuovi organi regionali.
Conclusa l'esperienza in Regione, nell'ultimo biennio della sua vita ricoprì la carica di presidente della Camera di commercio di Nuoro, di consigliere dell’Ente provinciale per il turismo e di presidente dell’Ente concerti di Nuoro.
Personaggio di altri tempi, condusse una vita molto intensa tra le due guerre mondiali.
È stato indubbiamente uno dei protagonisti dell'autonomia e della rinascita della nostra isola. Uno dei politici più significativi della storia di Olzai, ma inspiegabilmente dimenticato nel suo paese natale e dal mondo politico.
A Olzai si era adoperato per fare realizzare alcune opere di grande utilità, come la strada Sedilo-Olzai, “L'Asilo nuovo” di piazza San Giovanni (oggi sede della biblioteca comunale e di un centro di aggregazione sociale), senza dimenticare il caseggiato scolastico di via Avvocato Giovanni Dore, una delle prime strutture pubbliche finanziate e realizzate in breve tempo dalla neonata Regione Autonoma Sardegna.
La prima pietra dell'edificio delle scuole elementari di Olzai fu posata nell'estate del 1950, alla presenza del presidente della Giunta regionale Luigi Crespellani (1897-1967). Due anni dopo, 295 bambini poterono iniziare l'anno scolastico nelle nuove otto aule.
Nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, proponiamo ai lettori del portale LaBarbagia.net alcune note biografiche del dottor Giuseppe Murgia, accompagnate da foto d'epoca inedite, oltre al testo integrale della commemorazione da parte del Consiglio regionale, con gli interventi del presidente del Consiglio Paolo Dettori (1926-1975) e del presidente della Giunta Giovanni Del Rio (1925-2015).
Nella seconda puntata pubblicheremo una dettagliata relazione delle opere realizzate nell'isola nei primi anni di vita dell'assessorato ai lavori pubblici, insieme a una sintesi delle principali attività svolte dal politico olzaese ai vertici dell'amministrazione regionale.
50 anni dalla scomparsa del dottor Giuseppe Murgia
I puntata
La famiglia Murgia di Olzai alla fine dell'Ottocento
Centoventi anni fa, a Olzai non esisteva ancora l'asilo infantile e le scuole elementari comunali si fermavano alla terza classe.
Questo non impediva alle famiglie abbienti del paese di far proseguire gli studi ad almeno uno dei figli maschi più promettenti. Per lo più si preferiva la laurea in medicina e chirurgia, sulle orme di due illustri conterranei: lo scienziato Francesco Antonio Boi (1767-1855) e il medico bibliografo Pietro Meloni Satta (1840-1922).
Alla fine dell'Ottocento anche Giuseppe Murgia (1814-1873) e Mariangela Nonnis-Saccu (1834-1900), proprietari di “tancas” e di mandrie di bestiame, riuscirono a mandare il loro figlio Francesco (1867-1928) all’Università di Cagliari. Qui si laureò nel 1898, insieme ad altri undici studenti iscritti all’ultimo anno della facoltà di medicina e chirurgia, per poi stabilirsi definitivamente in città.
Gli altri tre figli maschi di Giuseppe Murgia trascorsero tutta la vita a Olzai, esercitando il mestiere del pastore.
Il più piccolo, Giovanni Agostino Murgia (1871-1925) sposò nel 1895 la giovane compaesana Giovannica Deledda-Mussoni (1879-1941) che il 28 aprile 1898 diede alla luce il suo primogenito Giuseppe, futuro medico chirurgo e assessore regionale.
Il successivo 4 maggio, il neonato fu battezzato dal parroco don Salvatore Fancello-Ungredda (1866-1935), prendendo il nome di Giuseppe Salvatore Maria, ma sarà sempre chiamato Peppino.
Dei nove fratelli e sorelle di Giuseppe Murgia, sopravvissero fino all'età adulta Francesco (Zicu, 1903-1998), Carlo (1911-1982), Agata (Agatina, 1915-1998) e Assunta (1917-2003).
L'infanzia nell’antico mondo dei pastori, sognando il camice bianco da chirurgo
Nella casa di famiglia – ancora esistente nel corso Vittorio Emanuele – Peppino Murgia ascolta le antiche leggende paesane e le vicende dei suoi antenati, rimanendo impressionato dalla biografia di Francesco Antonio Boi. E quando nei locali del municipio frequenta la scuola elementare maschile, resta suggestionato dal ritratto ad olio del fondatore della cattedra di Anatomia nell'Università di Cagliari e protomedico dell’Isola.
Diversi medici frequentano l’abitazione del possidente Giovanni Agostino Murgia, come i suoi compari di battesimo Efisio Mesina (1842-1931) e Costantino (Gantine) Piras (1879-1949), sempre prodighi di buoni consigli nei confronti del figlio Peppino.
Ogni estate, a Olzai trascorre le vacanze il professor Pietro Meloni Satta, un uomo di vasta cultura e di grande umanità che – insieme allo zio medico Francesco Murgia – stimolerà l’adolescente Peppino a proseguire gli studi superiori e poi quelli medici.
Non a caso, nella primavera del 1911, Peppino invia a Pietro Meloni Satta un componimento intitolato «Il mio paese natio», con attestati di stima nei confronti del «principe degli storici sardi viventi... che ad una grande cultura letteraria e scientifica, unisce tale larghezza di cuore che lo rendono il Mecenate degli studenti Nuoresi».
E sempre riferito «All’Ill.mo prof. Pietro Meloni Satta», conclude con un eloquente auspicio: «possano tutti i compaesani imitare lo studioso profondo, il cittadino integerrimo e virtuosissimo che nella sua umiltà e modestia effonde una luce purissima di nobili virtù, di mente e di cuore».
Nella stessa lettera, il giovane studente vanta una discendenza dalla famiglia Boi-Pirisi, raccontando che proprio nella casa della sua avola era collocata una lapide in ricordo dell’anatomista Boi.
(Il manoscritto originale di due pagine, datato «Nuoro 24 – 5 - 911», elaborato con una elegante calligrafia dell’allora tredicenne Peppino Murgia, è consultabile on line nel sito del Comune di Olzai – LINK).
All'Università di Cagliari, per la laurea in medicina come lo zio Francesco
Giuseppe Murgia prosegue gli studi, con la speranza di emulare – se non l’inarrivabile carriera accademica di Francesco Antonio Boi, o quella altrettanto prestigiosa di Pietro Meloni Satta – almeno quella professionale dello zio Francesco.
Ma il 2 marzo 1917 – a quasi diciannove anni – deve interrompere gli studi, perché chiamato alle armi e assegnato al deposito del 46° Reggimento Fanteria.
Conclusa la Grande Guerra, riprende in mano i libri per frequentare l’Università di Cagliari, dove risiede l’ottantenne Pietro Meloni Satta, colui che «Amò i giovani, dei quali fu sempre largo di aiuti e di consigli. Gli studenti del proprio paese e non pochi del circondario di Nuoro trovarono nella sua casa ospitalità quasi paterna e grandi cortesie», come ricordato da Francescangelo Marchi (1877-1963), altro medico olzaese trapiantato a Cagliari.
Nella città universitaria, è sempre il dottor Francesco Murgia il principale punto di riferimento del giovane nipote proveniente da Olzai.
Subito dopo la laurea, il baffuto “dottor Franziscu” era diventato un apprezzato medico condotto, prima a Villamassargia e poi a Quartu Sant’Elena. Qui, nel febbraio del 1900, aveva sposato la giovanissima Lucia (Peppina) Campurra (1882-1975), previo consenso dei genitori di lei.
Luigi Campurra, ricco commerciante con importanti amicizie negli ambienti aristocratici campidanesi, scelse come testimone di nozze della sua unica figlia il giurista e deputato Ottone Baccaredda (1848-1921), uno dei sindaci più illustri di Cagliari, nonché padre del prefetto Efisio - Ottorino Baccaredda (1875-1967). Questi, nel 1899, aveva sposato la nobildonna Maria Vittoria Boy (1878-1967), bisnipote dell’anatomista Francesco Antonio Boi.
A Cagliari, dove in quell’epoca già funzionava l’energia elettrica e circolavano i primi filobus, Giuseppe Murgia prosegue speditamente gli studi universitari. E quando sente nostalgia della sua famiglia e delle montagne della Barbagia, trova sempre un conforto a casa Murgia - Campurra dove stavano crescendo i suoi cari cugini, come il promettente Ausano Murgia (1911-1963) futuro ortopedico nell’Ospedale Marino di Cagliari.
Il 29 agosto 1923, all’età di venticinque anni, Giuseppe Murgia si laurea in medicina e chirurgia, coronando finalmente il suo sogno.
La passione giovanile per la musica e l'amicizia con Carmelo Floris
Il neolaureato Giuseppe Murgia decide di stabilirsi a Nuoro per intraprendere la professione medica, con il suo il camice bianco, sempre impeccabilmente candido come le camicie in lino dei barbuti maschi di casa Murgia, all’epoca ancora vestiti in costume tradizionale (vedi foto).
A Olzai, nella prima metà degli anni Venti, vivevano ancora entrambi i genitori, i parenti e gli amici più cari, come Carmelo Floris (1891-1960).
E proprio il suo amico “sardista” realizza nel 1926 un magistrale dipinto a olio con la dedica “A Peppino affettuosamente Carmelo Floris”, uno dei ritratti maschili più noti e apprezzati dell’artista olzaese:
«La figura di Peppino, così, amichevolmente, lo chiama Carmelo Floris nella dedica, si accampa in primo piano, frontale, prende quasi tutto lo spazio che ha a disposizione e appena lascia intravedere il paesaggio sullo sfondo. L'immagine e limpida, nitida; la descrizione è analitica e impietosa; i riflessi della luce sulla politezza delle lenti degli occhiali ci ricordano i medesimi effetti rintracciabili nel celebre Autoritratto di Dessy, datato 1921» (Marzia Marino, storica dell'arte; dal catalogo Mostra retrospettiva Sassari 2000, edizioni Eikon, Nuoro).
Personaggio sempre elegante e dai gusti raffinati, ma altrettanto parsimonioso, Giuseppe Murgia collezionò alcune opere di maestri dell’arte figurativa isolana del Novecento, mantenendo sempre un particolare legame di amicizia con Carmelo Floris.
A parte l’arte e la fotografia, la musica classica è stata la sua grande passione. In gioventù aveva imparato a suonare il violino e nel corso degli anni aveva realizzato una cospicua raccolta di dischi in vinile.
I fratelli Murgia: dalla Barbagia all’Atene Sarda
L’11 aprile 1928, Giuseppe Murgia sposa la nuorese Elena Mura-Musina (1895-1956), figlia del noto avvocato Francesco Mura, proprietario dello storico Caffè Tettamanzi nella via Majore e uno dei personaggi che avevano ispirato Salvatore Satta (1902-1975) nel romanzo il Giorno del Giudizio.
Alla fine degli anni Venti, il modesto ospedale cittadino di “Sa 'e Marine” non disponeva di alcuna apparecchiatura radiologica. Il dottor Murgia, con il cospicuo sostegno della moglie Elena, decide così di acquistare dagli Stati Uniti d’America alcune apparecchiature e di aprire uno studio medico privato al numero 5 della via Massimo D'Azeglio.
Già nel mese di dicembre del 1929 – si legge in una pubblicità dell’epoca – nel suo «Istituto clinico radiodiagnostico e fisioterapico» esegue le radiografie con i «raggi X, raggi ultravioletti» ed effettua «la diatermia, cure elettriche, analisi, cure moderne per malattie di petto e pneumotorace terapeutico» e, ogni sabato mattina, visita gratuitamente i poveri della città.
Nel 1931 trasferisce definitivamente la residenza anagrafica da Olzai al capoluogo, seguito dopo pochi anni dalla madre Giovannica, dal fratello Carlo e dalle sorelle.
Due anni prima, il fratello Francesco aveva iniziato a Nuoro la pratica forense negli studi legali degli avvocati Luigi Oggiano (1892-1991) e Gonario Pinna (1898-1991), due autorevoli esponenti del noto “gruppo degli avvocati” antifascisti, insieme con Salvatore Mannironi e altri.
Nell’Università degli Studi di Roma, l’11 luglio del 1932 Giuseppe Murgia consegue il diploma di specialista in radiologia con la votazione di 70/70. A Sassari, nel 1934 interviene al Congresso dei radiologi italiani.
A Nuoro, Giuseppe e Francesco Murgia si distinguono nelle loro professioni, ma anche per l’impegno civile. Frequentano la borghesia locale, coltivando importanti relazioni e amicizie negli ambienti cattolici diocesani.
Nei primi anni Trenta, l'altro fratello Carlo frequenta il Regio Liceo, la più antica scuola superiore della città. Gioca molto bene a calcio nella compagine dell’istituto scolastico e diventa un terzino titolare della gloriosa squadra della Nuorese Calcio 1930. Prosegue gli studi a Sassari dove si laurea in medicina e chirurgia nel 1941.
Militante dell’Azione Cattolica, nel febbraio del 1932 Giuseppe Murgia viene eletto presidente della Giunta diocesana, accettando l’incarico «per un atto di disciplina e per adempire a un dovere di cattolico militante», e mantenendo l’impegno fino al 1938.
A partire dagli anni Quaranta, le giovani sorelle Assunta e Agatina si segnalano nell’Azione Cattolica per «il loro zelo ammirevole», sostenendo insieme ai fratelli alcune istituzioni religiose e diverse iniziative benefiche, come raccontano alcune cronache dell’epoca.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Giuseppe Murgia è obbligato a indossare nuovamente la divisa militare, ma questa volta con i gradi di ufficiale medico.
Dopo la caduta del fascismo e la ripresa della vita democratica – insieme agli avvocati Salvatore Mannironi, Antonio Monni (1895-1979) e al fratello Francesco – Giuseppe Murgia si impegna con grande entusiasmo a organizzare a Nuoro e in provincia il partito della Democrazia Cristiana, ricoprendo anche la carica di segretario provinciale.
Nella primavera del 1946, in vista del Referendum istituzionale e delle prime elezioni dei deputati dell’Assemblea Costituente, i fratelli Peppino e Zicu Murgia visitano i paesi del nuorese, partecipando a confronti e accesi dibattiti, riunioni e comizi dello Scudo Crociato-Libertas.
In Sardegna vince la Monarchia, a Olzai la Repubblica. E l’avvocato Zicu Murgia viene eletto nell’Assemblea Costituente, contribuendo attivamente alla scrittura e approvazione della nuova Costituzione della Repubblica Italiana.
Nelle successive elezioni dell’aprile 1948, trionfa la DC e Zicu Murgia viene rieletto alla Camera dei Deputati, dove resterà fino alla terza legislatura del 1963.
Dal 1949 Giuseppe Murgia decide di impegnarsi in prima persona, candidandosi per le elezioni del primo Consiglio della Regione Autonoma Sardegna.
Nonostante i successivi incarichi assunti negli anni Cinquanta nella massima istituzione pubblica regionale, non abbandona la sua professione di medico radiologo.
Il sabato, la domenica e il lunedì rientra puntualmente a Nuoro per visitare i pazienti nel suo gabinetto clinico radiologico coadiuvato, a giorni alterni, dal cugino olzaese dottor Pietro Murgia (1913-1999), specialista in tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio.
Rimasto sempre in contatto con il mondo della campagna, in quel periodo Peppino Murgia matura anche la passione per l’agricoltura, realizzando diverse opere di bonifica e idrauliche, sperimentando nuove coltivazioni nella valle di Isporosile ai piedi del Monte Ortobene.
A pochi chilometri da Olzai, nel podere di Gurzidonnoro, alla fine degli anni Quaranta impianta diversi alberi da frutta e un rigoglioso vigneto (“sa vinza de su dottor Murza”), dove si utilizza uno dei primi trattori cingolati della Barbagia.
Dal 1949, trascorre parte della settimana a Cagliari impegnata nella sua attività di assessore regionale ai lavori pubblici, lavorando per alcuni mesi in una camera di albergo, poiché la Regione non disponeva di locali e attrezzature.
Nella prima metà degli anni Cinquanta costruisce una casa nel Monte Ortobene, dove trascorre momenti di vacanza con la moglie Elena, che muore prematuramente il 2 novembre del 1956.
Rimasto vedovo e senza figli, il 9 aprile del 1962 si risposa a Cagliari all’età di sessantaquattro anni con Roberta Spleterski (che morirà nel 1981), comune amica dell’artista Francesca Devoto (1912-1989).
Concluso il mandato amministrativo nella Regione Autonoma della Sardegna, nell’estate del 1966 è nominato presidente della Camera di commercio di Nuoro, carica che mantenne fino alla sua fine.
Ricoprì contemporaneamente anche il ruolo di consigliere dell’Ente provinciale per il Turismo e di presidente dell’Ente concerti di Nuoro.
Nel tragico incidente automobilistico del 14 ottobre 1968, si salvò la sua governante
La domenica 13 ottobre, Peppino Murgia trascorse una giornata serena nella casa sull'Ortobene.
Il mattino seguente, al volante della sua berlina Innocenti J4, partì per Cagliari. A bordo dell’auto c’era anche la sua governante Piera Biccai (1936-2009), trentaduenne di Orani.
Mentre percorreva la Carlo Felice nei pressi del bivio di Mogoro, nel tentativo di superare un carretto trainato da un cavallo, perse il controllo dell’auto, rientrando a velocità sostenuta nella corsia di marcia dopo il sorpasso e finendo in cunetta. Immediatamente soccorso e trasportato nella Clinica Santa Maria di Sardara, morì poco dopo il ricovero.
Nell’ospedale di San Gavino fu invece ricoverata la governante che, nonostante le gravi ferite e le numerose fratture, riuscì a guarire.
Giangavino Murgia
RESOCONTI CONSILIARI
(6445)
CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
V LEGISLATURA
CCCI SEDUTA
Lunedì 18 novembre 1968
Presidenza del presidente DETTORI
La seduta è aperta alle ore 18
Commemorazione dell’onorevole Giuseppe Murgia
PRESIDENTE. Comunico al Consiglio la dolorosa scomparsa dell’onorevole Giuseppe Murgia avvenuta il 14 ottobre nei pressi di Mogoro in seguito ad incidente stradale.
L’onorevole Murgia, aveva fatto parte della nostra assemblea per quattro legislature e ne era stato per qualche tempo Vicepresidente e decano.
Era nato ad Olzai il 28 aprile del 1898 e si era laureato in medicina e chirurgia nell’Università di Cagliari. Militava nella Democrazia Cristiana fin dalla fondazione di questo partito, nelle cui liste per la Provincia di Nuoro egli venne eletto per quattro volte consecutive consigliere regionale. Fu Assessore ai lavori pubblici nelle prime cinque Giunte regionali e fu anche Assessore agli enti locali. Non si era ripresentato candidato alle elezioni della quinta legislatura in corso.
Nei primi quindici anni di vita della Regione, dunque, lo scomparso ebbe ruoli di rilevante importanza.
In qualità di primo Assessore ai lavori pubblici l’onorevole Murgia presentò numerosi disegni di legge. Si tenga presente che risalgono a quel periodo i primi strumenti legislativi di intervento della Regione per l’esecuzione di opere pubbliche, la costituzione del Comitato tecnico regionale per i lavori pubblici, le provvidenze per le zone colpite dalle eccezionali calamità naturali del 1951, l’istituzione dell’Albo regionale degli appaltatori. Più tardi, in qualità di Assessore agli enti locali, l’onorevole Giuseppe Murgia avviò e guidò il lavoro complesso e difficile del passaggio del controllo degli atti degli enti locali dalle Prefetture ai nuovi organi regionali.
Ho ricordato all'inizio che egli fu, sia pure per brevi periodi, anche Vicepresidente e decano del Consiglio regionale. Anche in questi, come in tutti gli incarichi affidatigli, lo scomparso impegnò sempre tutto se stesso fino ad abbandonare quasi completamente la sua professione di medico-chirurgo, che pure gli aveva dato non poche soddisfazioni per la preparazione e la serietà con la quale l’aveva esercitata.
Giuseppe Murgia era un uomo schivo, ma tenace; aveva le qualità migliori della gente barbaricina, innanzitutto un alto senso dei propri doveri di uomo istruito verso la propria gente, dei propri doveri di medico prima e di amministratore pubblico poi, un alto senso dei propri doveri di cattolico democratico e autonomista.
Era un uomo addirittura incapace di concepire un’amicizia che non fosse un severo impegno per lui. Il suo modello di vita apparteneva più che al presente al passato, e forse più agli ideali che all’esperienza concreta del passato. Giuseppe Murgia era mosso più dalle certezze che dalle problematiche. Di qui la sua solidità, il suo carattere; quel carattere che ormai è sempre più difficile trovare negli individui.
Il mondo antico e barbaricino di Giuseppe Murgia era popolato di persone, di cose e di impegni totali. Egli seppe vivere in quel mondo e, in questa assemblea, seppe rappresentarlo, moralmente prima che politicamente, con la sua severità, con la sua modestia ma anche col suo orgoglio, con le sue tensioni, con le sue resistenze.
Giuseppe Murgia non era un uomo facile – e lo dimostrò quando, discutendosi il programma dodecennale, propose, con fermezza e tenacia, alla nostra riflessione i problemi e le prospettive dei settori interni dell’Isola –, ma neanche il mondo che egli rappresentava non era e non è facile. Eppure aveva come pochi la capacità di stringere legami profondi e durevoli.
La notizia della sua scomparsa ci ha colpiti come se egli non avesse mai cessato di far parte di quest’Assemblea, perché, nel frattempo, i legami che dicevo non si erano allentati, fondati come erano prima che sul terreno del sodalizio politico sul terreno dell’amicizia tra persone. Nei discorsi quotidiani di un’assemblea politica come la nostra quest'ordine di considerazioni viene deliberatamente taciuto più che sottinteso. Ma non possiamo lasciarlo fuori di questo discorso inteso a ricordare, non la funzione politica di un collega scomparso, bensì l’uomo che egli fu, al di qua e al di là della misura che egli diede di sé nella politica. Non questa o quella sua scelta politica o amministrativa ci sta davanti in questo momento, ma la sua figura intera, pubblica e privata, di collega e di amico, di uomo che non aveva voluto darsi un volto diverso da quello che avrebbe avuto a Olzai se mai se ne fosse allontanato.
Noi ricordiamo così Giuseppe Murgia, e crediamo che così lo ricordino quanti ebbero modo di conoscerlo qui, a Nuoro o ad Olzai, nella giovane età come in quella adulta e matura. Alla famiglia, ed in particolare alla vedova, esprimiamo ancora i sentimenti della nostra viva partecipazione al loro dolore.
Ha domandato di parlare l'onorevole Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.
DEL RIO (D.C.).
Presidente della Giunta. Signor Presidente, signori consiglieri, è sempre un doloroso compito commemorare un collega che ci ha abbandonato.
È però anche più doloroso per me commemorare l’onorevole Giuseppe Murgia, che recentemente, per una tragica fatalità, ha cessato di essere tra di noi. È ancor più doloroso per me ricordarlo, perché mi legavano allo scomparso vincoli di profonda, antica, radicata amicizia.
Come amico e stretto collaboratore, fin dai primi anni dell’espletamento del suo mandato politico, ne ho potuto valutare ed apprezzare le doti di umanità, di intelligenza, di passione politica. Ed è proprio per questo che, al dolore per la sua scomparsa, si aggiunge il rammarico per la grande perdita che l’intera classe politica sarda ha subito.
L’onorevole Giuseppe Murgia era sostenuto da una mai affievolita o rallentata passione politica. Nonostante la sua vita professionale lo avesse portato ad avere interessi scientifici, in un campo totalmente diverso, aveva innato il senso dell’Amministrazione e dell’organizzazione dei rapporti giuridici. Nella prima esperienza di attività dell’Istituto autonomistico, come Assessore ai lavori pubblici, gettò le basi organizzative e finanziarie in un fondamentale settore della Amministrazione regionale, concependo e proponendo alcune tra le più importanti leggi regionali approvate durante l’arco ventennale della nostra vita autonomistica.
In quei primi anni, nei quali purtroppo non si avevano altri modelli amministrativi su cui riflettere se non quelli ereditati da uno Stato accentratore, l’onorevole Murgia ebbe il merito, la volontà e, mi sia consentito, la fantasia per concepire un Assessorato efficiente ed organizzato.
Sebbene le disponibilità finanziarie di quel primo periodo fossero enormemente minori di quelle attuali, egli creò ed organizzò una struttura che si è dimostrata capace di essere all’altezza dei più gravosi ed impegnativi compiti che l’evoluzione della vita regionale doveva man mano far nascere.
La sua fede politica nell’Istituto autonomistico e la sua quasi naturale professione ad esaltare tutte le forme di vita democratica, si rivelò soprattutto quando gli fu affidato l’incarico di Assessore agli enti locali. Egli concepiva le autonomie locali come uno dei cardini dell’ordinamento regionale e lo dimostrò contribuendo ad attuare un disegno inteso a smantellare, secondo lo spirito della Costituzione repubblicana, tutta la bardatura dei controlli sulle libertà comunali e provinciali che erano state concepite per mortificare le possibilità di partecipazione popolare al governo degli interessi pubblici.
Forse noi non riusciamo a valutare adeguatamente l’opera dell’onorevole Murgia nell’inserire le comunità locali nella vita regionale attraverso il mutato rapporto instaurato con l’attuale sistema di controllo degli atti degli enti locali democraticamente eletti.
Gli interessi dell’onorevole Murgia non erano però limitati ai settori amministrativi e politici nei quali ricoprì posti di responsabilità. Basterà ricordare l’attenzione e la competenza con la quale affrontò, durante tutto il corso della sua vita, i problemi agricoli. Consentitemi di richiamare, tornando indietro nel tempo, la battaglia che egli condusse durante la discussione del Piano decennale e del primo programma esecutivo del Piano di rinascita.
Egli intuì lucidamente che una esclusione delle zone di agricoltura asciutta dal processo generale di sviluppo avrebbe rappresentato, oltre che una grave ingiustizia per le popolazioni interessate, anche un ostacolo per il progresso dell’intera Sardegna.
In questo senso l’onorevole Murgia può ben a ragione essere considerato un appassionato precursore di quella battaglia tendente a dare all'assetto territoriale della Sardegna un maggiore equilibrio nella dislocazione delle attività economiche.
Anche negli ultimi anni della sua vita, reggendo le sorti di un organismo come la Camera di commercio, per molti versi abbisognevole di adattamenti strutturali rispetto alla complessità dei problemi della vita economica moderna, egli seppe dare alla sua attività una impostazione rivolta verso l’avvenire e andava sforzandosi di trovare un ruolo attivo di questo istituto nella elaborazione dei programmi di sviluppo economico.
Sono queste le ragioni per cui la scomparsa dell’onorevole Murgia, al di là dei vincoli di ordine personale, al di là del dolore per le tragiche circostanze in cui egli è venuto a mancare, rappresenta una perdita irreparabile per la nostra terra.
L’unico conforto rimane per noi, e lo vogliamo dire anche per poter in qualche modo rinnovare le condoglianze ai suoi cari, alla sposa, l’unico conforto rimane la speranza di poter continuare ad operare sull’esempio della sua vita.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per una ora, in segno di lutto.
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