Di sovranità energetica della Sardegna se ne discute ormai da tempo, forse mai come negli ultimi anni. E chi può essere maggiormente titolato ad affrontare questa annosa questione se non il Partito dei Sardi che fa del sovranismo uno dei capisaldi della politica?
“Il punto è come riguadagnare il potere di determinare il destino energetico della Sardegna”. E’ questo l’interrogativo posto dal Partito dei Sardi che in uno dei recenti comunicati esprime contrarietà al progetto del parco eolico tra i comuni di Orani e Nuoro. La posizione è chiara e non lascia spazio a dubbi: i sovranisti si oppongono con tutte le loro forze all’ennesimo depredamento del territorio.
Se, invece, si parla di inceneritori ecco che lo sbandierato sovranismo inizia a mostrare forti cenni di cedimento. E che dire di centrali a carbone o rigassificatori? La questione si fa davvero complicata e le risposte ancor più paradossali, perché in nome del sovranismo si può dire tutto e il contrario di tutto. Sono ormai lontani i tempi in cui Paolo Maninchedda con una proposta di legge per una moratoria di cinque anni sugli inceneritori, sottolineava come l’incenerimento fosse la tecnologia a più alto impatto ambientale e il minor bisogno di manodopera. Questa è, però, acqua passata: ora il revamping di Tossilo diventa una necessità.
Più recenti, invece, sono le dichiarazioni a sostegno dello “sforzo solitario del Gruppo Clivati che tenta di sopravvivere nelle contraddizioni del sistema” e che pare abbia tutti contro, tranne ovviamente il Partito dei sardi. Fu proprio Paolo Maninchedda a presentare il suo sovranismo con Paolo Clivati e oggi esorta istituzioni locali e regionali a sostenere l’imprenditore lombardo e presentarsi uniti al Ministero dicendo: “Dovete darci l’essenzialità per accompagnare un processo di conversione energetica fino al gas…”.
Un sovranismo che potremmo definire “sui generis”: i Sardi non solo devono piegarsi alle logiche colonialiste, ma devono anche richiederle con forza.
D’altronde Paolo Maninchedda ha già trovato la soluzione per la rinascita delle zone industriali della Sardegna centrale : “sacrifici stile Volkswagen”, o più semplicemente lavorare di più, gratis!
Forse il concetto di sovranismo andrebbe rivisto e soprattutto andrebbe rivisto il modello di sviluppo da proporre per il centro Sardegna. Il futuro energetico per il nostro territorio non può essere né il carbone, né il gas. A pochi chilometri da Ottana c’è la centrale idroelettrica del Taloro con una potenza di 340 megawatt, attualmente gestita dall’Enel sulla base di concessioni scadute e mai rinnovate.
Questa sarebbe un’occasione per praticare un buon esercizio di sovranità e riappropriarci delle nostre risorse a favore di una gestione pubblica ad esclusivo vantaggio dei Sardi.
Ma la coesione e la solidarietà politica dove sono quando i ladri rubano i nostri “sogni”?