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L'unione sarda. In tre anni diecimila miglia

IL PERSONAGGIO. Esordio vittorioso nel 2010 nella Route du Rhum e altri due successi

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In tre anni ha navigato in Oceano per oltre diecimila miglia. Ha battuto record, scritto il suo nome nell'albo d'oro di regate storiche. Soprattutto - è lui stesso a dichiararlo nel suo volume "L'avventura, l'ignoto, la paura", pubblicato di recente con Mursia - ha saputo «andare oltre la paura, entrare in equilibrio con il mare per scoprire emozioni nuove e impreviste». Non è solo una storia sportiva, quella intrecciata dallo skipper cagliaritano con l'oceano. È piuttosto un rapporto fondato sul rispetto del mare e del suo volere imperscrutabile. Impossibile che si esaurisse in pochi mesi, per quanto travolgente fosse stato il dopo Route du Rhum, 3000 e passa miglia in solitario da Saint-Malo a Guadalupe, nel novembre 2010. Una sorpresa, forse anche per lo stesso Mura, vincere ed essere il primo italiano nella storia a riuscirci, dopo una sfilza di francesi.
Il richiamo dell'Oceano è tornato poco dopo. L'ha accolto subito, con un doppio sì: la Twostar e la Transat Quebec - Saint Malo. Alla Twostar, nel giugno 2012 in coppia con Riccardo Apolloni, Mura ha vinto in tempo reale e compensato, stabilendo inoltre il nuovo record assoluto di traversata dell'Atlantico da est verso ovest (13 giorni 12 ore e 47 minuti, contro i 14 giorni e 19 ore impiegate nel 2000 da Ellen MacArthur con l'Imoca 60 King Fisher).
Un mese dopo, alla Transat Quebec-Saint Malo in squadra sempre con Apolloni più Tommaso Stella e Luca Tosi, è arrivato primo tra i monoscafi migliorando il tempo di percorrenza dei 50' (11 giorni 15 ore e 59 minuti, circa 25 ore in meno rispetto al tempo fissato nel 2004 da Giovanni Soldini su Tim Progetto Italia). Ora, la Ostar.Per essere competitivo, Mura e il suo staff hanno dovuto rivoltare come un calzino, ancora una volta, l'Open 50' già sottoposto a vari restauri. E metterlo sotto i ferri per un'operazione lunga e complessa, volta a scacciare i segni del tempo, a rendere lo scafo più leggero e quindi veloce. «Già l'anno scorso avevamo eliminato seicento chili», ha spiegato, «nei mesi scorsi ne ha persi altri seicento, abbiamo alleggerito ovunque fosse possibile». Il che ha significato anche sostituire acciaio con titanio, affusolare e ridurre il bulbo, insediare un sartiame tutto carbonio, ridimensionare i giochi di vele anche per facilitare le manovre da parte di un solo membro d'equipaggio. «Ora la randa misura 110 metri quadri, è la naturale evoluzione di quella precedente, conto di guadagnare sulla velocità media e di migliorarla di due nodi, da 24 a 26». Un dettaglio fondamentale sulla lunga distanza, che troverà la sua massima espressione durante la navigazione con il pilota automatico. A questo silenzioso compagno di viaggio, Mura lascerà il comando nei micro sonni cui gioco forza dovrà arrendersi durante le almeno due settimane di regata.
Cl. M.

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