«È il momento di abbandonare la nave Italia, salviamo la Sardegna dall'affondamento»: Bustianu Cumpostu, coordinatore di Sardigna natzione indipendentzia, accoglie così la rielezione di Giorgio Napolitano. «Il Pci, che sotto la maschera Pd era l'unico partito italiano, sta affondando insieme all'Italia, e non basta aver richiamato Napolitano alla segreteria del partito», afferma Cumpostu, che insieme al suo partito e ad altri indipendentisti aveva promosso, nel febbraio dello scorso anno, delle manifestazioni di contestazioni della visita in Sardegna del capo dello Stato.
Per reagire a quel che accade a Roma, prosegue il comunicato del leader di Sni, «la Sardegna deve uscire dal disastro italiano, non ci sono altre possibilità . La dominazione italiana in Sardegna ha fatto più danni di tutte le altre dominazioni messe insieme e tali danni sono evidenti nel territorio, nell'economia, nella povertà estrema e nella rincorsa di miraggi miracolistici».
Si può restare a galla, aggiunge, solo con «una nuova soggettività politica indipendente da quella italiana. Il popolo sardo vuole la sovranità », un'aspirazione che è «palese nell'indipendentismo» ma anche «contenuto di fondo nella lotta per la zona franca. Il messaggio è chiaro: il popolo sardo vuole essere riconosciuto come tale, avere diritti e indennizzi negati, vuole decidere sul proprio territorio ed essere padrone di misurare la fiscalità e l'economia sulle proprie esigenze».
Perciò, ammonisce Cumpostu, «attenzione alle trombe tricolori di Grillo, Renzi, Vendola e Berlusconi: solleveranno il solito frastuono narcotizzante, chiameranno i sardi a schierarsi in diverse trincee e li costringeranno a beccarsi tra loro come i polli di Renzo». Invece «ben venga il grande dibattito suscitato sulla zona franca»: se condotto «sui binari del confronto e della reciproca contaminazione, può portare il popolo sardo a riconoscersi in una sola lotta», come sul nucleare.