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L'unione sarda. Chiesti tre anni per Adriano Salis Lui: «Trattato peggio di Fiorito»

Il pm Marco Cocco ha sollecitato anche l'interdizione dai pubblici uffici

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«Più di Fiorito». Alle 13,20 Adriano Salis lascia sconsolato l'aula Gup del Tribunale insieme al suo avvocato Marco Fausto Piras. La requisitoria del pm Marco Cocco che lo accusa di aver speso illegalmente 62.773 euro ricevuti come rimborso per l'attività politico istituzionale dei gruppi all'epoca in cui era consigliere regionale, si è conclusa da pochi secondi.
E per l'esponente dell'Idv starlo a sentire non è stato piacevole. Soprattutto nel finale, quando il magistrato inquirente ha chiesto al giudice Cristina Ornano di condannare l'imputato a tre anni di reclusione per peculato - compreso lo sconto di un terzo previsto dal rito - e all'interdizione dai pubblici uffici. «Più di Fiorito», sibila lui riferendosi all'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio condannato lo scorso maggio (ma a 3 anni e 4 mesi) per essersi intascato un milione di euro di fondi pubblici.
«Non gli ha concesso neanche le attenuanti generiche» aggiunge il suo legale scuotendo la testa. Uno smacco difficile da digerire per uno come Salis, che in passato fu tra i firmatari di una proposta di legge regionale «per la riduzione dei costi della politica e per il contenimento della spesa pubblica» e che all'epoca in cui scattò l'inchiesta si presentò subito in Procura, convinto che sarebbe riuscito a giustificare quelle spese di cui gli si chiedeva conto. Invece il pm Cocco non si è mosso di un centimetro: quei 60 mila euro e spicci non furono utilizzati correttamente, ma per spese personali che nulla avevano a che vedere con l'attività politica e istituzionale dei gruppi Misto e Sardegna Insieme a cui Salis aveva aderito nella passata legislatura. Come ad esempio l'acquisto di un'auto nuova per la campagna elettorale delle politiche del 2008, quando l'imputato si candidò per il Senato nella lista dell'Idv ma senza successo.
«Prendiamo atto dell'inaspettata severità della richiesta di condanna fatta dal pm - ha poi scritto in serata l'avvocato Piras -. Sarà ora nostra cura rispondere punto per punto a obiezioni e rilievi mossi nella requisitoria. Riteniamo di avere elementi a nostra difesa capaci di modificare la ricostruzione dei fatti che hanno portato all'aspro e severo giudizio espresso dall'accusa nell'udienza odierna». L'appuntamento con l'arringa della difesa, che si annuncia assai corposa e appassionata, è per il 9 ottobre. Poi arriverà la sentenza: la prima che riguarda l'inchiesta madre sui fondi ai gruppi in cui sono coinvolti altri 19 consiglieri ed ex consiglieri.
Perché nel frattempo i fascicoli sui soldi pubblici spesi con troppa disinvoltura dagli onorevoli sardi sono diventati due. E l'inchiesta bis, che riguarda tutti i partiti della passata e attuale legislatura, è partita proprio da alcune dichiarazioni di Salis che, lo scorso ottobre, rispondendo nel suo processo alle domande del pm Cocco e del Gup Ornano, pur non facendo nomi, aveva spiegato in aula che tutti i colleghi utilizzavano quei soldi, destinati a finanziare l'attività istituzionale e politica del gruppo con manica piuttosto larga. Così, involontariamente, fornendo quella “notizia di reato” la cui mancanza, sino a quel momento, aveva impedito alla Procura di estendere l'indagine agli altri partiti.
Massimo Ledda

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