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OLLOLAI. Grande successo della mostra «Il colore del nero» di Enrico Piras e Franco Bussu

Redazione
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OLLOLAI. Una partecipazione oltre ogni aspettativa ha caratterizzato la mostra «Il colore del nero» organizzata a Ollolai in occasione di Impara s’arte (23 e 24 novembre 2019) e dedicata alla Barbagia di un tempo.

Quella Barbagia che era possibile conoscere e ricordare dalle incisioni, xilografie e acquerelli dei maestri Franco Bussu e Enrico Piras, per l’occasione assieme per rendere omaggio a Ollolai durante l’evento che vuole tramandare e far conoscere la tradizione artigiana e agropastorale locale.

Così, l’idea della mostra nelle intenzioni degli ideatori (in collaborazione con l’amministrazione comunale) voleva essere un modo per dimostrare che anche attraverso dei semplici tratti in bianco e nero è possibile ricordare un mondo a colori, vivace e tanto diverso da quello che conosciamo oggi. Soprattutto ricordare una Ollolai nel periodo in cui i grandi pittori del ‘900 sono passati da qui, grazie alla amicizia con Carmelo Floris e alla grande vivacità intellettuale del tempo.

Così è stato per Enrico Piras e Franco Bussu, ollolaese d’adozione il primo (figlio dell’olzaese dottor Pietro Costantino Piras, medico condotto a Ollolai dal 1924 al 1938 e della maestra elementare Lillina Marongiu) e Franco Bussu figlio di tziu Michele e tzia Rosangela Campus.

Entrambi artisti affermati e quotati, hanno contribuito ad arricchire il panorama artistico isolano con la loro arte, portando il nome della Barbagia in giro per il mondo grazie alla loro maestria. Mai insieme a Ollolai in una mostra, si sono ritrovati circondati dall’affetto e dalla stima di tantissimi ollolaesi, olzaesi, gavoesi, e tanti altri amici e conoscitori venuti per l’occasione, ma non solo; anche numerosi rappresentati delle istituzioni, personaggi conosciuti come lo scrittore Sandro Veronesi, hanno avuto modo di visitare la mostra e conoscere qualcosa di più del territorio.

Un modo per rivivere momenti appartenuti al passato, ricordare i cambiamenti del paese e della Barbagia, i mutamenti nella geografia urbana, modi di fare, usi e costumi ormai dimenticati, sottratti alla memoria da un benessere che ci ha fatto dimenticare realmente la semplicità della vita quotidiana di un tempo. Particolari affidati alle incisioni, nei panorami o negli oggetti di uso quotidiano. Oppure nelle scene di vita come la mungitura, in dei semplici campanacci, nella semplicità uno scarpone, di un gatto sulla soglia di una finestra, o personaggi realmente esistiti, come tziu Peddone in sella al suo asino.

Istantanee di un’epoca lontanissima, che però riecheggia ancora nei ricordi di qualche anziano che l’ha vissuta e la ricorda bene, e in quelle immagini ha ritrovato un po’ di un mondo andato quasi perduto.

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