Peste suina e fauna selvatica sono due problematiche croniche della nostra isola che stanno penalizzando pesantemente l’agricoltura sarda.
Due tematiche distinte ma spesso anche correlate. I cinghiali, che si spostano liberamente su tutto il territorio, infatti sono vettori della malattia dalle zone cosiddette rosse (a rischio) alle bianche (indenni).
La peste suina, presente in Sardegna dal lontano 1979 sta limitando e piano piano soffocando l’allevamento suinicolo sardo, fiore all’occhiello della nostra economia. Per lunghi periodi di tempo la carne di maiale non può superare i confini dell’isola e tutt’ora, nonostante i progressi, la libera circolazione, eccetto un paio di aziende che utilizzano la moderna tecnologia del termizzato, è off-limits.
Dall’altra la fauna selvatica è fuori controllo (i danni stimati per l’intera Penisola sono di 100 milioni di euro in un anno). I cinghiali stanno aumentando in modo esponenziale (da un recente studio della Coldiretti dal 2005 al 2015 il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato, passando da 600mila a oltre 1milione)e oltre alle campagne stanno invadendo anche i centri abitanti: non sono rari gli incidenti stradali (da un'analisi Coldiretti su dati Aasps nel 2015 si sono registrati 214 episodi gravi di sinistri con animali, dove hanno perso la vita 18 persone e 145 sono rimaste ferite).
Ma gravissimi problemi stanno arrecando i cervi (nel territorio di Arbus è impossibile fare agricoltura), cornacchie, nutrie. Per non parlare dei cormorani nelle zone umide dell’oristanese (dai monitoraggi dell’amministrazione provinciale di oristano risulta che sono aumentati dell’86,5 per cento in 6 anni, dal 2008 al 2014).
Problemi che da una parte hanno interessato Coldiretti, sempre in prima linea in difesa dei propri soci chiedendo innanzitutto un censimento dei selvatici e dall’altra interventi concreti ed efficaci per limitarne la presenza.
Dall’altra l’Unione Cacciatori Sardegna, altro presidio del territorio, e spesso impotenti davanti a prescrizioni che ne limitano l’operato a favore dell’equilibrio ambientale.
Da qui la condivisione delle problematiche e delle proposte tra Coldiretti Sardegna e l’Unione cacciatori Sardegna, per trovare delle soluzioni e l’elaborazione di una proposta di legge da presentare ai consiglieri regionali per chiederne il sostegno.
La proposta, che prevede sinergie tra agricoltori e cacciatori, ha innanzitutto l’ambizioso obiettivo, di eliminare, o comunque limitare, in soli due anni la peste suina dalle zone rosse, con la deroga della caccia che porti ad una riduzione drastica dei cinghiali, involontari veicolo della peste suina verso quelli ungulati che popolano le zone bianche.
Impedire la caccia dei cinghiali nelle aree protette e nei parchi, o attendere la nuova stagione venatoria per ridurne il numero è, secondo le due associazioni, sbagliato perchè in questo modo si da alla specie (veicolo di peste suina) la possibilità di riprodursi e di conseguenza cercare nuovi spazi dove si favorisce la diffusione della peste suina.
La deroga alla caccia fuori dal calendario venatorio, potrebbe essere allargata anche a quelle zone in cui il numero dei cinghiali è fuori controllo e sta arrecando dei danni alle colture agricole. Ed è proprio per questo che si chiede un censimento ufficiale che stabilisca la presenza di tutte le specie selvatiche. Solo con dati certi è possibile programmare e trovare insieme delle soluzioni e stabilire degli indennizzi adeguati per quelle aziende agricole che hanno subito dei danni.
Ci sono dei territori in cui la presenza di alcune specie è fuori controllo. E’ il caso del comprensorio dell’arburense, praticamente invaso dai cervi con numeri fuori dalla norma che impediscono alle aziende agricole di poter programmare la propria attività : qui si registra una presenza di 28 capi per km quadrato rispetto ai 7 della media europea.
In questi casi si propone di spostare i cervi in altri arenali da ripopolare.
Inoltre la caccia in deroga è anche la soluzione proposta per la cornacchia (il momento ideale per l'abbattimento è l'estate).
La proposta di Coldiretti Sardegna e l’Unione cacciatori Sardegna, prevede anche degli accordi e delle collaborazioni tra agricoltori e cacciatori per il ripopolamento dei biotopi naturali e delle colture a perdere.