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Petrolio, la produzione industriale non cresce: influisce anche la frenata della Cina

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L’economia cinese sta subendo un brusco rallentamento. Infatti, la produzione industriale non è più in grado di mantenere un trend positivo, sia per colpa dell’incremento dei prezzi delle materie prime che per via della loro scarsità. Al contempo, c’è anche un altro problema che sta preoccupando e non poco le istituzioni, così come tutti coloro che sono soliti investire sul petrolio con la piattaforma online Plus500, ovvero il fatto che si stanno diffondendo sempre più focolai di Covid in tutto il Paese, spinti dalla nuova variante Delta.

La Cina fatica e anche il petrolio ne risente

Il problema è che tutte queste conseguenze si sono riflesse a specchio non solamente in CIna, per il cui prodotto interno lordo Goldman Sachs ha da poco ridotto abbondantemente le stime in riferimento al 2021, togliendo 0,3 punti percentuali in relazione al trimestre in corso, anche se poi sono state aumentate quelle che si riferiscono all’ultimo trimestre di quest’anno.

Come dicevamo, i riflessi si stanno notando pure sul petrolio, che da diversi giorni sta vivendo in una situazione di forte pressione. Infatti, la sempre maggiore diffusione della variante Delta sul territorio cinese, sta portando in dote, purtroppo, un gran numero di tensioni a livello del mercato internazionale dell’energia, anche per via del fatto che, proprio la Cina, è la seconda forza in termini di consumi mondiali di greggio.

Anche gli Stati Uniti si muovono

Stavolta è entrata in scena direttamente la Casa Bianca, che ha di fatto chiamato direttamente in causa l’Opec, mettendo in evidenza come sia necessario incrementare la produzione di petrolio. In base a quanto è stato riportato, il pensiero dell’amministrazione Biden è abbastanza chiaro, ovvero che non basta l’intesa che è arrivata con l’Opec durante lo scorso mese di luglio, che aveva portato in dote un incremento dell’offerta di ben 400 mila barile mensilmente.

L’obiettivo di tale richiesta da parte dell’amministrazione Biden, è abbastanza facile da intuire. Infatti, si cerca un sistema per combattere l’aumento dei prezzi della benzina, che sta portando in dote un problema tanto noto quanto difficile da contrastare, ovvero l’inflazione, che corre seriamente il rischio di diventare una vera e propria mina vagante sulla ripresa economica nella fase di ripresa post-Covid.

Le discussioni sono in corso e diversi funzionari che lavorano per l’amministrazione Biden stanno cercando di trovare un punto di incontro con la delegazione che rappresenta l’Arabia Saudita, ovvero la nazione leader all’interno dell’Opec, ma il dialogo inevitabilmente si deve cercare anche con gli Emirati Arabi Uniti, che hanno un altro ruolo di spicco all’interno del cartello.

Sembra che la Casa Bianca stia spingendo verso una rivalutazione dell’intesa che è arrivata a luglio dello scorso anno presso l’Opec+, che aveva previsto un incremento dell’offerta di greggio di circa 400 mila barili al giorno su base mensile, dal mese di agosto in avanti.

Ebbene, tale mossa è stata giudicata non sufficiente da parte degli Stati Uniti, che cercano un’intesa per fare in modo che sui mercati ci siano dei prezzi molto più competitivi e vantaggiosi. Sei mercati saranno più competitivi, è chiaro che ci sarà la possibilità di sfruttare delle forniture energetiche più affidabili e dotati di maggiore stabilità. 

I prezzi del gas hanno ripreso il trend di crescita nel 2021, anche e sopratutto per via del ritorno della domanda di prodotti petroliferi. Basti pensare come, nel corso degli ultimi dodici mesi, i prezzi hanno subito un rincaro di circa 1 dollaro. Nel corso dello scorso mese di maggio, la media nazionale ha fatto registrare un aumento che non si vedeva da un bel po’ di tempo, visto che si èa andati oltre la soglia di 3 dollari per la prima volta nel giro di sette anni. 

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