Nuoro è tra le province italiane che ha subito i contraccolpi più duri dalla crisi economica degli ultimi sette anni. Lo hanno confermato di recente anche i dati elaborati dal Sole 24 ore che, in base alle performance di dieci indicatori chiave, ha posizionato Nuoro al quinto posto nella classifica nazionale dei territori più in difficoltà , quello che dal 2007 al 2013 ha sofferto più gravemente l’impatto della crisi. Tra gli indicatori preoccupa in particolare il calo del Pil: quello medio pro capite è arretrato in provincia di Nuoro del 5% in sette anni. Crollano anche le immatricolazioni auto (–76,2%), la spesa farmaceutica (–37,6%) e l’acquisto di beni durevoli (–22,5%). Con le incertezze sul futuro cresce la propensione al risparmio (+124,7%) mentre cala l’importo medio dei prestiti (–12%).
Il progressivo impoverimento del Nuorese è sotto gli occhi di tutti e i segnali di ripresa ancora non si intravedono. Anzi, gli effetti della crisi non sono ancora del tutto visibili e potrebbero essere accentuati dal progressivo smantellamento dei servizi pubblici. I casi della Motorizzazione a Nuoro e del carcere a Macomer sono infatti soltanto la punta dell’iceberg che potrebbe abbattersi a breve sul nostro territorio. Per questo siamo al fianco dei sindaci che in prima linea fanno appello allo Stato affinché non arretri, perché ogni passo di ritirata è un colpo mortale per un territorio già in declino. Oltre alla Provincia, e prima ancora la Banca d'Italia, il Nuorese rischia di perdere per effetto delle riforme la Prefettura, la Camera di commercio, la Dpl, l’Inps, l’Inail e altri servizi fondamentali per le imprese e per tutto il centro Sardegna. I segnali del ridimensionamento sono già visibili: pensiamo per esempio che Dpl e Inail hanno già oggi un direttore multisede che lavora a Nuoro un giorno a settimana. A ciò si aggiunga il rischio chiusura paventato per ospedali, scuole e uffici giudiziari e le forti difficoltà in cui operano enti come l’Università e centri culturali come il Man e la Satta, costretti a elemosinare le risorse di anno in anno. Perciò occorre che le forze politiche e le istituzioni si mobilitino impegnandosi a difendere i servizi esistenti, evitando che i processi di accorpamento continuino ai danni della nostra provincia.
La sensazione è che chi ci governa non abbia la giusta percezione dello stato di profondo malessere e dei preoccupanti processi di spopolamento in atto nel Nuorese. Perché il premier Renzi, oltre che andare nel Sulcis e a Olbia come dichiarato, non viene anche nella nostra provincia, per toccare con mano il disagio del territorio? Confindustria è favorevole alle riforme ma esse non devono penalizzare territori già deboli, contribuendo ad accentuarne gli squilibri. Il rischio concreto è che, se non opportunamente governati, le razionalizzazioni ipotizzate da Stato e Regione possano mettere all’angolo ancora di più il centro Sardegna, e che la situazione, anziché migliorare, peggiori sensibilmente a scapito di imprese e famiglie. Per questo, nel nostro Progetto per la Sardegna centrale, abbiamo proposto la necessità di un decentramento che avvii un'inversione di tendenza da concretizzarsi per esempio con il trasferimento a Nuoro della Direzione del Corpo forestale e la realizzazione della Scuola forestale.