Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. Spese senza rendiconto: processo per diciotto consiglieri regionali

Rinviati a giudizio per peculato. La Regione è responsabile civile

Condividi su:

Vanno tutti a giudizio. Chi ha giustificato le spese effettuate coi fondi erogati ai gruppi Misto e Sardegna Insieme e chi no. Chi ha denunciato l'incompetenza della magistratura e chi si è difeso davanti al magistrato. Chi ha invocato la buona fede e chi ha rivendicato l'orgoglio del ruolo. E vanno a giudizio pure la giunta e il Consiglio regionale (attraverso il legale rappresentante pro tempore) in qualità di responsabili civili.
Il giudice Cristina Ornano è stata meno di un'ora in camera di consiglio prima di decidere che non resta fuori dal processo nessuno dei 18 consiglieri regionali della passata legislatura accusati di peculato. Appuntamento davanti alla prima sezione del Tribunale di Cagliari per il 19 aprile.
Tutto come nelle previsioni. Sì, proprio così: se lo aspettavano tutti, nonostante la durissima battaglia giudiziaria. La vicenda dei fondi erogati ai gruppi consiliari e non rendicontati sarà discussa durante un dibattimento pubblico e finalmente si chiarirà se davvero i consiglieri regionali, prima della modifica del regolamento, non dovessero portare pezze giustificative delle spese sostenute coi 2.500 euro mensili che ricevevano per l'attività politico-istituzionale del gruppo. O se invece dovessero giustificare le spese, eccome.
IL PROCESSO Quindi, l'eurodeputato Giommaria Uggias, gli assessori regionali Oscar Cherchi e Mario Floris, Carmelo Cachia, Giuseppe Giorico, Sergio Marracini, Salvatore Serra, Tore Amadu, Renato Lai, Alberto Randazzo, Giuseppe Atzeri, Beniamino Scarpa, Maria Grazia Caligaris, Raimondo Ibba, Pierangelo Masia, Raffaele Farigu, Peppino Balia e Vittorio Randazzo dovranno dar conto dei soldi ricevuti dai gruppi Misto e Sardegna Insieme: intorno ai 30.000 euro Balia e Vittorio Randazzo, 135.616 Atzeri, 136.661 la Caligaris, 135.185 Ibba, 129.511 Floris, 117.528 Scarpa, 81.920 Cherchi, 78.922 Masia, 74.366 Farigu, 32.500 Uggias, 30.350 Alberto Randazzo, 24.200 Lai, 18.500 Amadu, 235.693 Giorico, 195.996 Marracini, 52.724 Cachia, 44.787 Serra.
IL MOBBING Il solo Atzeri, in qualità di capogruppo, deve difendersi anche dall'accusa di abuso d'ufficio, maltrattamenti, lesioni e falso. Si tratta del mobbing denunciato dalla funzionaria Ornella Piredda che ha dato il via all'inchiesta più temuta nei palazzi della politica. La donna era stata assunta da Atzeri nel 2005 a tempo indeterminato con un livello inferiore rispetto all'inquadramento che le era stato riconosciuto quando si trovava alle dipendenze di altri gruppi consiliari, con demansionamento e decurtazione dello stipendio. Aveva cominciato allora a chiedere le pezze giustificative delle spese effettuate coi fondi del gruppo: proprio in quel momento sarebbe cominciato il mobbing. Durante un'assenza per malattia la funzionaria era stata trasferita in un'altra stanza e i suoi beni erano stati lasciati incustoditi nella nuova postazione di lavoro. Tutto questo aveva determinato l'emarginazione lavorativa della Piredda, privata anche del collegamento internet e della possibilità di effettuare telefonate interurbane. Caduta in depressione, la Piredda aveva trovato la forza per rivolgersi a un avvocato e presentare una denuncia.
Su questo fronte il giudice ha accolto le richieste dell'avvocato di parte civile Andrea Pogliani: la giunta e il Consiglio regionali andranno a giudizio come responsabili civili.
LE GIUSTIFICAZIONI C'erano solo pochi indagati ieri mattina ad attendere la decisione del giudice, poco dopo le 13: Ibba, Balia, Uggias e Masia. C'era anche la Piredda. Tutti gli altri hanno preferito aspettare altrove l'esito, quasi scontato, dell'udienza preliminare.
Il pubblico ministero Marco Cocco è volato via senza dire una parola ma aveva ampiamente detto la sua nel corso di una durissima requisitoria, il 28 novembre, quando non aveva risparmiato una feroce ironia davanti alle giustificazioni addotte da alcuni consiglieri regionali. Il pm aveva contestato le dichiarazioni della Caligaris che ha usato i fondi del gruppo a sostegno di persone in difficoltà, come le donne delle pulizie impegnate in rivendicazioni sindacali. L'esponente socialista ha pure fatto versamenti al suo partito, elargizioni liberali che coincidevano con la scadenza del periodo d'imposta, dunque i soldi pubblici erano serviti anche per ottenere una detrazione dall'imponibile ai fini fiscali.
LA BUONA FEDE Come altri che hanno prodotto le giustificazioni più varie, la Caligaris ha invocato la buona fede: pensava di non dover rendicontare le spese perchè riteneva che quella fosse l'indicazione contenuta nella delibera dell'Ufficio di presidenza del 1993. E come lei anche altri. Così, Masia pagava stipendi e contributi per la segretaria («nonostante percepisse un'apposita indennità», aveva sottolineato il pm), il resto andava per l'affitto dell'ufficio politico («anche se era proprietario di diversi appartamenti»). Scarpa ha acquistato un'Audi A 3 uguale alla sua per i collaboratori: 31.000 euro il costo dell'auto, 61.000 quello di gestione. Lai acquistava quotidiani, periodici, riviste e libri, dava contributi per convegni sulla transumanza e il ballo tradizionale gallurese. Serra affittava un appartamento per un suo collaboratore. Marracini ha pagato un Capodanno a Milano con signora salvo poi dire che si trattava di un errore. «Sbaglio che, però, è stato pagato con soldi pubblici mai restituiti». E ancora: ha acquistato due videocamere. Uggias ha invece usato i fondi del gruppo per una collaborazione alla sua campagna elettorale, ha pagato un operatore dei servizi cimiteriali per attaccare i manifesti, ha acquistato un biglietto aereo per consentire alla sua collaboratrice di assistere, a Roma, alla lectio magistralis di Scalfari, nel ponte dell'Immacolata è andato a Napoli e Pompei in coincidenza con l'emergenza rifiuti, ha usato quei soldi per il carburante («anche se i consiglieri regionali hanno un rimborso chilometrico a parte», aveva chiosato il pm). Agli atti c'è anche una fattura intestata al suo studio di Olbia, portata in detrazione dell'imponibile.
Il pm ha fatto un distinguo per il solo Balia che, tornato al Gruppo Misto dopo essere transitato in altri, ha preteso che fosse il presidente a pagare direttamente i fornitori.
M. Francesca Chiappe

Condividi su:

Seguici su Facebook