OTTANA Con la fine (o comunque il ridimensionamento) dell'esperienza di chimica e fibra, Ottana ha vissuto un'altra effimera stagione di illusioni. Non sono passati nemmeno quindici anni, eppure il fantasma del Contratto d'area sembra già archeologia economica e industriale. Lo presentarono con un incredibile spiegamento di sorrisi e cambiali elettorali: 29 iniziative imprenditoriali, 170 milioni di euro di finanziamenti e 1362 posti di lavoro da creare. Cos'è rimasto? Un numero indefinibile di capannoni vuoti, la fuga dello Stato dopo un primo investimento di 121 milioni e poco più di 300 buste-paga elargite. Le domande presentate a Europrogetti e Finanze, l'organismo incaricato di selezionare i progetti, furono 120. C'è da chiedersi, visti i risultati, con quali criteri vennero scelte le 29 poi ammesse al finanziamento.
SOLDI RUBATI A undici aziende è stato revocato il regime di agevolazioni per irregolarità amministrative e fiscali, per un'altra decina il provvedimento è stato parziale e altre ancora che sono finite sotto la lente d'ingrandimento delle Procure della Repubblica di Oristano e Nuoro, competenti per territorio.
Non è ancora finita, non può terminare qua. Al conto mancano l'altra miriade di patti territoriali, contratti per la chimica e svariate iniziative regionali. Milioni e milioni di euro, sgraffignati da imprenditori “mordi e fuggi”, ai quali nessuno ha impedito - ad esempio - di usare la legge 488 (approvata nel 1992 con l'intento di produrre incentivi per le aree sottosviluppate) come un bancomat per imprese decotte.
LE DENUNCE La Guardia di Finanza, del resto, ha tracciato un quadro impietoso della situazione: «Tutte le venti aziende controllate negli ultimi anni sono risultate irregolari: su 100 milioni di euro sottoposti a controllo, 79 sono risultati indebitamente percepiti e revocati». La politica dov'era? Dietro i tavoli della concertazione, intenta a spogliarsi gli esiti (elettorali) delle nuove promesse, elargite sulle spalle di tutti i contribuenti italiani.
CAPANNONI VUOTI Le fatture false, le opere inesistenti, il riciclo di vecchi materiali fatti passare come nuovi, i lavoratori assunti in nero, le tonnellate di cartone e di plastica abbandonate nei piazzali dei capannoni tirati su come giganteschi specchietti per le allodole. Nessuno, o quasi, ha visto nulla.
LE RESPONSABILITÀ E i sindacati? Troppo impegnati a salvare il salvabile, con la scusante di dover dare risposte nell'immediato a centinaia di famiglie rimaste senza reddito e senza prospettive, ma anche miopi e, in qualche caso, conniventi. E gli industriali? Ci sarebbe da raccontare la strana storia di “Ottana Sviluppo”, che avrebbe dovuto fare da intermediario tra gli investitori e la rete territoriale. Emanazione del comparto sud dell'Eni, avrebbe dovuto agire a impatto zero. Nel senso che il suo funzionamento, a regime, avrebbe dovuto essere sostentato dal sistema di imprese del Contratto d'area. Com'è finita? Nel solo primo biennio di vita alla Provincia di Nuoro, che gestiva i fondi nazionali, è costata quasi 200 mila euro, senza contare gli inutili corsi di formazione, organizzati per lavoratori illusi e mai assunti.
LA POLITICA Le vicende dell'ultimo quindicennio, aggravate dalla responsabilità politica e gestionale di un'intera classe politica del centro Sardegna, sono là a testimoniare che gli errori degli anni '60 e '70 non hanno insegnato nulla. Né agli eletti, né agli elettori. Da queste parti, spesso, cecità e convenienza continuano ad andare a braccetto. ( a. mur. )
