dal nostro inviato
Paolo Carta
SERRAMANNA Sorpresa: adesso spuntano anche i favorevoli e i possibilisti, dopo i tanti contrari. La Saras vuole trivellare il sottosuolo di S'Acqua cotta, vicino al Rio Leni, tra Serramanna e Siliqua, alla ricerca di metano, («con la certezza di trovarlo», assicura Giorgio Asuni, ex Cgil oggi consigliere comunale a Ussana) e dopo tanti no (di un comitato di cittadini, dell'amministrazione comunale) arrivano altri pareri. L'occasione per parlarne è una conferenza organizzata dai Socialisti nella sala convegni del Cisa. Titolo emblematico: Metano Medio Campidano, opportunità o minaccia? Ampio ventaglio di risposte. Anche se stringi stringi il filo conduttore è sempre lo stesso: serve maggiore informazione, bisogna coinvolgere la gente del territorio, occorre valutare i vantaggi economici e la salvaguardia dell'ambiente, non si può sprecare una fortuna che dormirebbe da millenni nel sottosuolo arso dal sole e dalla sete e ormai poco produttivo.
FERMI TUTTI Sorpresa nella sorpresa, Mauro Pili, parlamentare del Pdl, fa il discorso che non ci si aspetta: «Bisogna bloccare tutto. Fin da subito: l'autorizzazione alla ricerca di idrocarburi firmata dalla Regione è sbagliata. Nella delibera si parla di un'indagine su 4.430 ettari, nel permesso c'è uno zero in più: 44.300». Tutto da rifare. Errore materiale a parte («ma a questo punto diventa sostanziale», dice Pili), secondo l'ex Governatore, la Regione deve poi legiferare in materia. «C'è metano? La ricchezza deve andare ai sardi, non a Saras, Enel o E.On che sinora hanno sempre speculato sullo sfruttamento delle risorse energetiche affamando i sardi, cittadini comuni e imprese. Adesso basta».
I DIRITTI È il canovaccio che segue Giorgio Asuni: «In Norvegia chi estrae il metano versa il 75 per cento degli incassi allo Stato, in Gran Bretagna quote da 35 a 50, in Sardegna si parla di un diritto da versare alla Regione del 10 per cento. Così non va. I vantaggi di un'eventuale presenza di metano nel sottosuolo sardo devono andare a famiglie e a piccole imprese. Chi cucina un piatto di spaghetti a Cagliari o a Serramanna deve pagare, per il consumo del gas, quanto versa una massaia a Civitavecchia: oggi questo purtroppo non avviene. La posta in palio è così alta che occorre discuterne pubblicamente e seriamente, senza schemi da curva sud o curva nord di un campo di calcio. Oggi la Sardegna dipende dal punto di vista energetico da carbone e petrolio, il metano costa e inquina meno». Poi l'affondo agli ambientalisti: «Ad Asti, vicino alle vigne che producono l'uva per lo spumante, sono in funzione cinque trivelle. Eppure il loro vino conquista sempre più mercati».
ECONOMIA Più tecnico l'intervento di Simone Atzeni, ieri a Serramanna nelle vesti di economista ma con un passato da direttore dell'Area marina protetta di Villasimius: «Per giudicare il progetto metano bisogna capire se i vantaggi in termini di abbattimento dei costi energetici siano superiori agli innegabili costi sociali. Un investimento di 100 euro in Germania rende all'imprenditore il 3,7 per cento in un anno, in Italia 0,6, in Sardegna 0,3 colpa del maggiore costo dell'energia e dei trasporti. Se il metano consentirà di rendere conveniente aprire un'attività in Sardegna, ben venga. Ma attenzione sempre alla valutazione del costo sociale, cioè al rischio inquinamento». A Villasimius lei autorizzerebbe le trivelle? «No, ma quella è una zona ambientale protetta. A Serramanna probabilmente sì».
L'EX SINDACO «Servono le dovute garanzie, non scritte su un accordo di programma, ma depositate in banca», interviene Alessandro Marongiu, ex sindaco di Serramanna. «Di questo progetto della Saras oggi si sa troppo poco, bene ha fatto il Comune a dire per adesso un no che non mi sembra una bocciatura a priori, preconcetto, ma una richiesta di garanzie. Magari di fideiussioni da incassare in caso di eventuali futuri danni alle falde acquifere».
Salvatore Cadau, socialista della prima ora («e dell'ultima»), ex vicesindaco, è assolutamente favorevole: «Serramanna ha vissuto storicamente di trivellazioni. prima erano pozzi d'acqua, che ci hanno garantito persino l'autonomia da Abbanoa, adesso può essere il metano. Niente di scandaloso».
P. S. Ieri al Cisa erano presenti 54 spettatori, contrari compresi, giovedì all'ex Montegranatico per lanciare il marchio dop del carciofo spinoso sardo la sala era strapiena.
