OLIENA Il suo cuore ha smesso di battere ieri mattina. Thomas Bettarelli, 26 anni, era arrivato nella notte al reparto di Rianimazione dell'ospedale in condizioni davvero disperate dopo che un sicario appostato nel buio gli aveva teso una trappola all'uscita del paese. Lesioni gravissime agli organi vitali, tre pallettoni ancora conficcati in testa. Che gli sono stati fatali. Impossibile strapparlo alla morte. I medici hanno fatto di tutto, per poi arrendersi anche loro. All'ennesimo omicidio senza un perché che ha riportato nell'incubo un paese e l'intera Barbagia.
DONATI GLI ORGANI Nella tarda mattinata di ieri i medici hanno riscontrato «assenza di attività elettrica cerebrale», quello stato che comunemente si definisce morte clinica. E i genitori del ragazzo, abbandonata ogni speranza, hanno autorizzato l'espianto degli organi. Chissà che almeno questa assurda tragedia possa servire a dare nuova vita e speranza ad altre persone in difficoltà . L'espianto si farà con ogni probabilità oggi quando gli esiti delle analisi inviate al centro regionale trapianti daranno tutti i riscontri positivi necessari, fondamentali per poter procedere.
DOLORE E RICORDI Il giorno dopo rimangono le immagini, che adornano il profilo facebook del ragazzo, lo ritraggono a cavallo e in moto, le sue due grandi passioni. Tra gli ultimi post ci sono le istantanee in una discoteca di San Teodoro a divertirsi con gli amici in queste sere d'estate. «È una tragedia assurda, stento a crederci. Era un ragazzo pulito, bello, molto affettuoso e sorridente», commenta addolorato don Ruggero Bettarelli, parroco di Galtellì e cugino di primo grado del padre del ragazzo ucciso. «Non ho la più pallida idea di cosa possa essere accaduto per giustificare tanta ferocia. Una vita non può essere sacrificata così».
INDAGINI Difficili sono apparse subito le indagini che vedono impegnati i carabinieri di Nuoro e Oliena, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica, Luca Forteleoni. Diversi gli interrogatori in caserma in queste ore. Gli inquirenti sentono i racconti di parenti e amici del giovane per riuscire ad avere una traccia che consenta di indirizzare le indagini nella giusta direzione. I militari hanno trovato un'auto bruciata la sera dell'omicidio vicino al campo sportivo. È possibile che il killer abbia usato la macchina per arrivare sul luogo dell'agguato, poi l'abbia bruciata utilizzandone per la fuga una pulita. Oppure il rogo della vettura è stato un depistaggio.
LA PASSIONE PER LE AUTO Gli elementi da cui partire non sembrano molti. Figlio di Bastiano Bettarelli, maresciallo dei carabinieri in pensione dopo anni di servizio in Barbagia e poi al comando provinciale, il ragazzo viveva con il padre, la mamma Marisa Serra, di Talana, e le sue tre sorelle. Aveva gestito un bar in centro a Nuoro, i Giardinetti, che aveva però venduto tre anni fa. Da allora sembrava non avesse più un impiego stabile ma spesso si adoperava per aiutare uno zio paterno con delle proprietà a San Teodoro, che avrebbe presto raggiunto per lavorare in una macelleria. Certo è che il giovane stava bene economicamente e la sua passione per le auto lo aveva portato a cambiarne tre di recente (Audi, Bmw e ultimamente la Giulietta Alfa Romeo). Anche l'elevato tenore di vita del ragazzo è uno degli elementi tenuti in considerazione dagli investigatori, che stanno cercando di ricomporre un mosaico cui, ancora, mancano troppe tessere. Il giallo sembra inestricabile. Per trovare la soluzione si scava naturalmente tra le frequentazioni del giovane. Tra la cerchia degli amici di Oliena e altre della vicina Orgosolo. Forse nella rete dei rapporti coltivati da Thomas Bettarelli si potrebbe trovare qualche indizio che porti a chi lo ha ucciso. I carabinieri stanno accertando come il giovane abbia trascorso le ore che hanno preceduto il micidiale agguato, ricostruendo i suoi movimenti e le sue abitudini.
A CACCIA DEL MOVENTE In attesa di sviluppi, e di altre risposte che verranno dall'autopsia (la eseguirà lunedì il medico legale Vindice Mingioni), gli investigatori continuano a chiedersi il perché di un delitto così efferato. Un agguato da professionista che di certo non voleva fallire il bersaglio: tre colpi esplosi da breve distanza sul giovane, proprio nel momento in cui era maggiormente vulnerabile.
Luca Urgu
