ORUNE Era sull'uscio di casa, parlava con la moglie affacciata alla finestra e con la figlia tredicenne quando qualcuno ha sparato non meno di cinque colpi di pistola. La fortuna lo ha assistito mettendo in salvo lui e la famiglia. Antonio Gattu, 47 anni, allevatore e commerciante di sughero, è scampato per poco alla traiettoria dei proiettili che avrebbero potuto trasformare la casa del quartiere Su Pradu nel teatro di una immane tragedia.
L'AGGUATO Sono le 20.30 di venerdì quando Gattu parcheggia la sua auto davanti all'abitazione, nel quartiere che domina Orune, cresciuto tra il campo sportivo e il bosco di querce. L'uomo fa pochi passi, scambia due parole al volo con la moglie. La figlia di 13 anni li ascolta, sta accanto alla mamma. D'improvviso, dal bosco vicino inizia una terribile successione di colpi. Spari un po' a casaccio, ma particolarmente pericolosi. Il terrore sbianca i volti di tutti. Ma passata quella drammatica sequenza si guardano attorno scoprendo che, a parte lo choc, tutti sono in salvo.
L'ALLARME Gattu a quel punto corre verso la caserma dei carabinieri, alle porte del paese. I militari ascoltano il suo racconto e si precipitano nella casa di Su Pradu. Coordinati dal tenente Gianluca Lagumina, della Compagnia di Bitti, eseguono rilievi, raccolgono i cinque bossoli rimasti per terra. Danno certezza che almeno cinque sono i colpi esplosi. Non si sa se siano più numerosi, perché Gattu e la famiglia in quegli attimi terribili non badano a tenerne il conto.
LE INDAGINI Dai primi accertamenti eseguiti dagli investigatori emergono particolari che sono la base per le indagini. Chi ha sparato non era certo un professionista. I colpi non sono precisi. Da qui l'ipotesi che abbia agito una persona con mano malferma come un ubriaco mosso dall'odio oppure che più che un agguato sia stato un pesante atto intimidatorio. Idea suffragata dal fatto che lo sparatore si è affidato a una pistola, ma stando a molta distanza dal bersaglio che, infatti, ha mancato. Se il killer avesse dovuto eseguire una sentenza di morte avrebbe agito da distanza ravvicinata oppure avrebbe avuto tra le mani un fucile. Non solo: per evitare rischi avrebbe scelto di entrare in azione quando Gattu è in campagna, dove va ogni giorno, senza complicarsi le cose per la presenza della moglie e della figlia adolescente. La pista alternativa è l'intimidazione con una successione di colpi volutamente andata a vuoto, sebbene molto pericolosa.
MOVENTE Difficile per il momento individuare un possibile movente che sembra, comunque, slegato dalle classiche dinamiche del mondo agropastorale. Non a caso il ventaglio di ipotesi all'esame degli inquirenti è molto ampio, fino a contemplare problemi legati al commercio del sughero (Gattu si è occupato per conto del Comune anche della raccolta nelle terre civiche, un tempo meta abituale dei ladri) e perfino vicende sentimentali. Nulla viene scartato per decifrare un agguato che per fortuna non è scivolato nella tragedia.
Marilena Orunesu
