Nel negare l'adeguamento del patto di stabilità alle nuove entrate della Regione, nel 2012, il ministero dell'Economia non ha violato lo Statuto della Sardegna, né il principio di leale collaborazione tra istituzioni. Lo ha deciso il Tar di Cagliari, respingendo il ricorso presentato dalla Giunta Cappellacci contro la nota con cui il ministero aveva rifiutato la proposta di adeguamento presentata dalla Regione.
Secondo i giudici, le disposizioni sulle nuove entrate necessitano di norme di attuazione. In mancanza di queste, il ministero aveva correttamente invitato la Regione a riformulare la proposta di adeguamento dei vincoli di spesa.
Il tema è quello dell'attuazione piena dell'accordo Stato-Regione che, nel 2006, concesse alla Sardegna maggiori compartecipazioni sui gettiti tributari riscossi nell'Isola: Irpef, Iva e così via. Com'è noto, le risorse in più non possono essere utilizzate fino in fondo, perché il patto di stabilità (che tiene a freno la spesa pubblica) è ancora calcolato sulla base delle vecchie disponibilità . In pratica la Sardegna ha dei soldi in più, ma non può spenderli.
La Giunta ha cercato varie strade per vedere attuati i diritti della Regione, anche con ricorsi giudiziari. Ora però il Tar di Cagliari ha respinto quello dell'ottobre 2012, con cui si impugnava il rifiuto del governo di modificare i tetti di spesa. Nella sentenza i giudici ricordano che la necessità di norme di attuazione, che sta alla base della loro decisione, era in realtà affermata dalla stessa Giunta, che per questo aveva avviato il percorso del confronto nella commissione paritetica Stato-Regione.
