Dal nostro inviato
Daniela Pinna
BOSA Il maestrale accarezza le querce e i lentischi, pettina gli sterpi e i cardi selvatici, trasporta il rombo lontano delle onde sugli scogli, il rumore delle auto di passaggio sulla litoranea Bosa-Alghero. A monte, una barriera colossale incombe sullo strapiombo: i lastroni di trachite come palazzi in rovina, semisommersi dalla vegetazione. È lì sopra, a Coronazzos, che hanno il nido i grifoni. Ed è a un battito d'ali da lì, a Miniera, che Condotte Immobiliare vuole costruire un resort di lusso. Affacciato su un panorama da urlo e su un campo da golf al di sotto della strada provinciale: 18 buche e club house fra le domus de janas, il cisto e le ginestre di Tentizzos.
«Questo è un posto speciale. Qui i grifoni si riproducono. In questo vasto pianoro di pascolo brado trovano nutrimento. Perché la popolazione ha preservato l'ambiente naturale». Alfonso Campus, 42 anni, bosano, per vivere fa l'artigiano edile. Per passione, veglia sul gyps fulvus, l'avvoltoio senza artigli. Indica dal mare al monte: «Questo è un unico ambiente naturale, prezioso e raro, protetto dalle norme europee». L'uomo non è un estraneo: ci sono i pastori; gli operai stagionali che spogliano le querce dal sughero; i patiti del nordic walking e i cacciatori. Ma tutti, da queste parti, passano sulla terra leggeri. Sotto il volteggiare dei grifoni. «Un intervento massiccio dell'uomo, anche in un sola zona, modificherebbe tutta l'area», spiega Campus. Che infatti presiede il comitato Salviamo Tentizzos, fatto di bosani, continentali e stranieri: decisi a usare ogni arma legale, a cominciare da Internet, per sottrarre Tentizzos e Miniera alle grinfie di Condotte.
«Basta chiacchiere è il momento delle decisioni: vogliamo salvare i bosani o i grifoni?». È stufo, e non lo manda a dire, Giuseppe Vadalà, calabrese, amministratore delegato di Condotte immobiliare, società del gruppo Ferfina: un giro d'affari da 800 milioni di euro in dodici Paesi del mondo. Dal febbraio 2012 l'ingegner Vadalà tratta con il sindaco di Bosa Piero Casula sulla cosiddetta “Proposta di valorizzazione delle aree di Campu e Mare, sa Sea e Tentizzos - miniera”. Che su Internet e sugli articoli del Sole 24 ore diventa “Bosa colores”: residenze «secondo le tradizionali costruzioni dell'isola», hotel di lusso, piscine, spa e un campo da golf. Ma il Consiglio comunale non ha apprezzato la bozza di Protocollo d'intenti. E il pubblico neppure.
La notizia del giorno a Bosa è che il golf in paradiso può attendere. Il sindaco Casula ha la maggioranza contro. È gradito un ripiegamento. Vadalà abbozza. «Il golf si farà, sarà ecocompatibile e rispettoso dell'ambiente. Ci limitiamo a soprassedere sino alle elezioni di maggio. Quando ci sarà una Giunta forte, capace di scegliere gli interessi economici della città e non le opinioni di quattro scalmanati». Ai suoi azionisti l'ingegnere deve spiegare perché dal 2007 hanno speso circa 20 milioni di euro senz'altro risultato che qualche decina di appartamenti, quasi tutti vuoti. Il simbolo di Condotte qui è una palazzina fra le sterpaglie di Campu 'e mare. Così aliena nell'aspetto da farsi notare persino nell'edilizia non proprio armoniosa di Bosa Marina. «Progetto acquistato, come le concessioni edilizie, dai precedenti proprietari, Grimaldi Delitala e più», taglia corto Vadalà. «Noi l'abbiamo resa più funzionale e gradevole. E di una qualità costruttiva sconosciuta in città». È l'unico edificio realizzato di 23 autorizzati per un totale di 217 mila metri cubi, concentrati in 17 ettari e mezzo. Merito (colpa?) del premio di cubatura, previsto dal Puc per l'edilizia alberghiera, anche se gli alberghi non sono stati realizzati. Né lo saranno. «Quel progetto non è vendibile sul mercato turistico internazionale e noi non buttiamo a mare i nostri soldi». Da qui l'ipotesi, concordata tra Sindaco e impresa: rivedere al ribasso il progetto Campu 'e mare e spostare le volumetrie autorizzate in altre due aree acquistate da Condotte. Peccato che entrambe siano in zone vincolate. La prima è Sa Sea: 70 ettari su un bel pendio fra la città e la foce, sulla riva destra del Temo, all'interno di un Sito di interesse comunitario. Ospita una cava abbandonata, che consente una lottizzazione da 25 mila metri cubi, già convenzionata. La seconda è Tentizzos-Sa Miniera, il regno del grifone: 247 ettari compresi nel Sic di Capo Marrargiu. Qui Condotte può vantare «un'autorizzazione della Soprintendenza al ripristino dei volumi esistenti». Ovvero i resti del villaggio e della miniera di manganese. Ma sogna di espandersi: cemento di lusso, strade, servizi. E questo è il paradosso di Condotte: l'impresa ha pieno diritto di edificare 240 mila metri cubi di alberghi, residenze e servizi. Ma vorrebbe spostare betoniere e muratori dove il diritto non c'è. Almeno, sinché sopravvivono il Codice Urbani, il Piano paesaggistico regionale e il Piano urbanistico di Bosa. «Siamo ben coscienti che si tratta di aree tutelate», sostiene Vadalà. «Ma non è che in assoluto non si possa costruire. Si può farlo con progetti di alta qualità che superino la valutazione di impatto ambientale e il giudizio dell'Europa, dello Stato e della Regione». I dubbi sono diffusi. Manfredo Atzeni, 62 anni, bosano trapiantato a Roma (è consigliere di Stato) sintetizza: «Dopo quello che hanno costruito a Campu 'e Mare, vorrebbero gestire una zona di pregio come Tentizzos! Sarebbe una follia». E sottolinea: «Qui non si stanno sollevando gli ambientalisti estremi, ma le categorie produttive di Bosa, i pescatori, i cacciatori, i pastori e gli agricoltori».
Contestazione ignorata: «Non abbiamo l'obbligo di negoziare con la popolazione. Cerchiamo il dialogo, però il potere è del sindaco». Non è politically correct, l'ingegner Vadalà. Ma ha i suoi alleati. Inattesi. Angelo Sardu, 41 anni. Segretario cittadino di Sinistra, ecologia e libertà. Stringato: «Io collaboro con la Fillea Cgil. E so che a Bosa nel 2012 c'erano 175 buste paga nell'edilizia. Ora sono 3. E la disoccupazione è al 32 per cento». Il fronte del no prevede imprese continentali, muratori albanesi. Sardu crede che lavoreranno «gli artigiani bosani». Ha fondato il Comitato Pro Condotte: 280 iscritti, «perlopiù operai». Per Sardu, la palazzina di Campu 'e mare non è un mostro, ma un simbolo di tempi migliori: «Impresa di Bosa, 35 buste paga. Cioè 35 famiglie che potevano mangiare».
