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L'unione sarda. Manasuddas, l'autodifesa

OLIENA. Deiana scrive dal carcere: non accanitevi su di me

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OLIENA La Corte di Cassazione con una sentenza per certi versi clamorosa ha annullato con rinvio la sua condanna all'ergastolo (e quella di Sebastiano Pompita). Dopo il verdetto parla Mario Deiana, ritenuto responsabile dell'omicidio di Tiziano Cocco, l'autotrasportatore di Samassi ucciso sei anni fa assieme a Pietrina Mastrone nel pozzo di Manasuddas. Lo fa dopo le dichiarazioni rilasciate da Narciso Cocco, padre di Tiziano, che, all'indomani del pronunciamento della Suprema Corte, disse: «Questa legge fa schifo». Ritenuto assieme a Pompita e Mauro Fele (condanna all'ergastolo confermata anche in Cassazione) l'autore del terribile omicidio del 2007, Deiana si proclama vittima di un accanimento.
«Tengo a sottolineare - scrive - di aver sempre rispettato il dolore di queste famiglie, ho sempre avuto anche il rispetto delle sentenze dei giudici nonostante fossero ingiuste e inique». Poi accenna al dramma che la sua famiglia sta vivendo da quando cioè lui è finito in carcere. «Non capisco perché tanto accanimento nei miei confronti, non si può avere giustizia con un'ingiustizia - aggiunge Deiana - nessuno ha mai osato rispetto nei miei confronti, per alcune persone è più facile puntare il dito che avere un minimo di presunzione di innocenza. Ancora una volta aspetterò il verdetto della Corte, anche io esigo verità e chiarezza, perché la verità è quella luce che illuminerà tutti, la verità è giustizia». Infine Deiana chiosa: «in un processo non mancheranno certo gli accusati e chi li accusa, magistrati e difensori, bugie e verità, ma che la Corte non manchi nel giudicare».
Alle parole di Deiana, per ora, una risposta non c'è. Ieri sera il telefono cellulare di Massimiliano Podda, legale di parte civile per la famiglia di Tiziano Cocco, squillava a vuoto.
Luca Urgu

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