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L'unione sarda. Export, agroalimentare in perdita

L'import vince, saldo della bilancia negativo per 172 milioni

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In Sardegna si consumano soprattutto prodotti che vengono da fuori. E il motivo è semplice: le importazioni agroalimentari sovrastano di gran lunga le esportazioni. Il valore delle merci comprate nei mercati internazionali, si legge in un'indagine del Centro Studi L'Unione Sarda - presentata ieri in un convegno a Cagliari dal titolo “L'Europa 2020 e le prospettive dell'agricoltura sarda” - raggiunge i 300 milioni e si raffronta con i 128 milioni generati dai beni venduti all'estero.
LA SPESA Nel dettaglio, le spese per generi alimentari e bevande non alcoliche ammontano in Sardegna a 3,59 miliardi di euro. La produzione interna regionale di alimenti e bevande, al netto delle materie prime utilizzate, segna i 1,38 miliardi. «Pertanto, la Sardegna», spiega il direttore del Centro studi, Franco Manca, «importa 2,2 miliardi di euro di prodotti alimentari. Questo ammontare incide sul valore aggiunto regionale per il 7,5%. In media, in Italia la dipendenza dall'esterno ha un peso del 6,1%».
LA BILANCIA COMMERCIALE Nel corso degli ultimi 20 anni, spiega l'indagine, «il saldo della bilancia agro-alimentare, ossia la differenza fra importazioni ed esportazioni, non solo è sempre stato negativo, ma nel corso del tempo è andato peggiorando. Nel 1991 era pari a -103 milioni di euro, divenuti - 38 nel 2001 e -170 nel 2011». I prodotti alimentari evidenziano una performance positiva nel corso dei primi 15 anni e in particolare tra il 1991 e il 2005. Il primo saldo negativo lo si riscontra nel 2006 con -13 milioni di euro, seguiti da un rimbalzo positivo per il 2007 e 2008. A partire dal 2009 e fino al 2011 il segno negativo appare in maniera costante.
LE IMPORTAZIONI La maggior parte delle importazioni riguardano due settori: quello dei prodotti agricoli (soprattutto orticoli) e i prodotti del mare (pesci, crostacei e molluschi). L'unica eccezione sono le bevande, un comparto in crescita con un saldo positivo di oltre 14 milioni di euro. L'Isola importa in prevalenza da Francia (per il 27% del totale), Spagna (18%) e Ucraina (9,7%).
LE ESPORTAZIONI L'agroalimentare venduto all'estero costituisce il 7% del totale dell'export regionale. Le esportazioni si basano su due gruppi di merci: quelle delle industrie lattiero casearie (pecorino romano) che rappresentano il 59% del totale e le bevande (vino in testa) la cui incidenza è pari al 17%. I principali mercati di sbocco sono Germania, Francia e Canada.
IL COMMENTO «Da uno studio sul campo, effettuato qualche anno fa su un campione di 500 imprese, in particolare di medie dimensioni dell'agroalimentare», commenta Manca, «viene evidenziato che solo il 18% degli intervistati esporta. Solo pochissime imprese hanno un fatturato con l'estero che supera il 35% dei ricavi complessivi. Purtroppo», conclude Manca, «tra le società che non esportano 9 su 10 dichiarano di non avere alcun interesse ad affrontare i mercati internazionali».
Lanfranco Olivieri

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