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L'unione sarda. Mesina e gli affari in Costa

Il titolare di una società di vigilanza sassarese nel mirino dell'ex ergastolano

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C'è un'inchiesta bis, un'indagine che i carabinieri di Nuoro proseguono dopo i 26 arresti per droga della notte fra lunedì e martedì.
Oltre i traffici di eroina e cocaina tra Milano e Orgosolo, finanziati e organizzati attraverso criminali albanesi e calabresi, Graziano Mesina avrebbe messo in piedi altre attività criminali. Un settore importante era rappresentato dai sequestri di persona, di cui è stata trovata una nuova traccia durante la perquisizione nella casa di Orgosolo: in una valigetta c'erano una mappa e la foto di un uomo. Si tratta del titolare di una società di vigilanza sassarese che, secondo gli inquirenti, era nel mirino della banda dell'ex ergastolano orgolese.
Il riserbo è assoluto: si sa soltanto che le indagini continuano anche su un altro versante, soltanto accennato dal colonnello Simone Sorrentino nel corso della conferenza stampa di martedì mattina a Nuoro: «Non è finita, un filone dell'inchiesta riguarda le mediazioni di Mesina su alcuni terreni».
IL PASTORE E LA FININVEST Il mirino è puntato sul ruolo dell'ergastolano graziato nella cessione di 500 ettari a Capo Ceraso, territorio di Olbia, che il pastore Paolo Murgia era sicuro di aver usucapito dopo avervi portato a pascolare le pecore per trent'anni, dal 1964. Aveva 40 anni Silvio Berlusconi quando pensò di creare Olbia 2, ribattezzata poi Costa turchese, con un porto per 2.500 barche, ville e alberghi per 4 milioni e mezzo di metri cubi, ridotti a 250.000. Ma c'era però quell'ostinato pastore sardo che non voleva saperne di andar via: «Lo farò solo da morto, nessuno mi metterà i piedi in testa», diceva Murgia. Che aveva dato battaglia per decenni, tra sentenze a favore e bozze di accordo. Prima voleva un miliardo di lire, poi tre milioni di euro, alla fine, tre anni fa, la società Edilizia Alta Italia del grippo Fininvest aveva versato poco più di 700.000 euro.
LA MEDIAZIONE Solo a cose fatte, a sorpresa, era spuntato Mesina. La vicenda, passata in sordina, era stata raccontata il 15 giugno 2010 da Alberto Pinna sul Corriere della sera all'indomani della morte del pastore che si oppose a Berlusconi: «Raccontano di un incontro fra Murgia e Mesina (scriveva il quotidiano milanese): “Questa storia te la risolvo io”. Vero o no? Nell'accordo fra i Berlusconi e il pastore - riferisce ancora Mario Murgia - c' è una clausola. Una persona di reciproca fiducia vigilerà su quei terreni in modo che nessuno possa più entrarci. Quell' uomo è Mesina».
All'epoca il bandito di Orgosolo era già intercettato, pedinato, fotografato e filmato dai carabinieri di Nuoro, dunque anche quella mediaziane è finita sotto la lente. Con quali sviluppi? Nessuno dice nulla, segno che l'inchiesta è in una fase calda.
GLI INTERROGATORI Sul fronte della droga, invece, gli interrogatori di garanzia ieri non hanno rivelato sorprese. Nel senso che davanti al giudice per le indagini preliminari tutti gli indagati sono rimasti in silenzio. Nel carcere di Badu' e Carros, davanti al gip nuorese Mauro Pusceddu, Mesina (difeso dall'avvocato Giannino Guiso), si è avvalso della facoltà di non rispondere: vuol leggere bene le carte che lo accusano poi vedrà. Così è stato anche per gli altri: il nipote Raimondo Crissantu (difeso dall'avvocato Gianluca Aste), Salvatore Devias (difeso da Stefano Mannironi), Giovanni Antonio Musina, Vincenzo Sini e Franco Devias (il cui difensore è Angelo Magliocchetti), Giovanni Filindeu (che si è affidato a Beatrice Goddi), Lino Giovanni Pira, Pierpaolo Donadio, Aldo Catgiu e Giuseppe Mesina. Nel carcere di Tempio Alessandro Farina ha scelto la linea del silenzio e altrettanto hanno fatto a Cagliari Guido e Daniele Brignone (difeso dagli avvocati Marco Fausto Piras e Federica Maccedda), Efisio Mura e Antonio Mascia (assistiti da Teresa Camoglio e Giammario Fattacciu), Gigino Milia (avvocato Roberto Delogu), Luigi Atzori, i fratelli di Nurri Franco e Raffaele Pinna (avvocato Herika Dessì), mentre a Sassari si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Luca Buluggiu, Vittorio Denanni e Giovanni Sanna.
Nel carcere di Oristano si è registrata la scena muta di Francesco Piras (difeso dall'avvocato Gianfranco Siuni). Questa mattina, a Buoncammino, davanti al gip Giorgio Altieri compariranno infine Enrico-vinicio Fois (difeso da Annamria Busia) e l'avvocato Corrado Altea.
L'inchiesta coinvolge altri quattro persone: si tratta di Giuseppe Innocenti, 42 anni, di Nuoro; Antonello Mesina, 23 anni, di Nuoro; Lukaj Kastriot, albanese, 30 anni; Francesco Rocca, 35 anni, di Nuoro.
M. Francesca Chiappe

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