È atteso per il 18 luglio il pronunciamento dei giudici della Cassazione che decideranno se Francesco Rocca dovrà attendere la conclusione delle indagini e il processo per l'omicidio della moglie Dina Dore da detenuto o da uomo libero.
Il dentista di Gavoi, difeso dagli avvocati Mario Lai e Angelo Manconi, è ritenuto dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari il mandante del delitto avvenuto il 22 marzo del 2008 nella casa di via Sant'Antiocru. Per gli stessi inquirenti l'esecutore materiale dell'omicidio sarebbe invece il giovane Pierpaolo Contu, 22 anni, minorenne all'epoca dei fatti, finito in carcere nel marzo scorso assieme a Rocca, con il quale era legato da una lunga amicizia, malgrado la notevole differenza di età tra i due. Così, dopo la richiesta sulla libertà respinta dai giudici del riesame sia per Rocca che per Contu, difeso dall'avvocato Gianluigi Mastio, si attendono i nuovi pronunciamenti dai giudici di legittimità.
Intanto, a distanza di alcuni mesi dal primo interrogatorio, quando il giovane operaio non aveva risposto al giudice, lunedì Contu ha deciso di aprire bocca. Per la prima volta. Interrogato nel carcere minorile di Sassari, il sospetto esecutore materiale del delitto ha detto che con quell'omicidio non c'entra nulla. E che non si spiegava nemmeno come mai venisse accusato dal suo amico (il superteste), che a distanza di cinque anni dall'omicidio si era deciso a parlare. «Il mio assistito ha soltanto riconfermato quanto aveva detto in precedenza ai magistrati: la sua assoluta estraneità ai reati che gli vengono contestati», ha detto l'avvocato Mastio che continua a mantenere la linea della riservatezza in una fase molto delicata dell'inchiesta.
Bocche cucite anche a Gavoi, dove la mamma del ragazzo, Giovanna Cualbu, dice di attendere fiduciosa il pronunciamento della Cassazione, («forse parlerò dopo la sentenza”) nella speranza che i giudici possano restituire la libertà al figlio dopo quattro mesi di detenzione.
Dina Dore, quando venne uccisa nel marzo del 2008, aveva 37 anni. Il corpo era nel bagagliaio della sua autovettura, una Fiat Punto amaranto ferma nel garage di casa. La giovane mamma (accanto all'auto i primi soccorritori trovarono la figlioletta Elisabetta di appena 8 mesi in preda a un pianto disperato) morì soffocata. Le fu fatale - confermò l'autopsia - un nastro per imballaggi che le avvolgeva la testa e le tappava la bocca e una profonda ferita alla fronte.
L'allarme scattò con notevole ritardo. Solo alle due del mattino, venne aperto il portellone dell'auto al cui interno venne trovato il cadavere della giovane mamma di Gavoi.
Luca Urgu
